Le minacce di azioni legali della Commissione europea e dell’Italia contro AstraZeneca per il ritardo nella consegna delle dosi di vaccino Covid si rivelano un castello di carta. A sconfessarle sono le clausole che il Fatto ha individuato nella versione integrale del contratto di fornitura, di cui abbiamo dato notizia due giorni fa. La disposizione più cruciale, coperta da omissis nel documento desecretato a fine gennaio, recita testualmente: “La Commissione europea e gli Stati membri rinunciano a qualsiasi rivendicazione verso AstraZeneca per i ritardi nelle consegne”. Secondo Colin McCall, partner dello studio legale internazionale Taylor Wessing, ciò non lascia più dubbi sull’infondatezza dei reclami per l’annunciata riduzione delle dosi previste per il primo trimestre 2021.
Il taglio del 60% (per l’Italia 3,4 anziché 8 milioni di dosi) è poi stato contenuto, ma ieri l’azienda anglo-svedese ha comunicato alle Regioni un’ulteriore decurtazione tra il 10 e il 15% delle forniture: invece di 566 mila fiale questa settimana ne arriveranno 506 mila. Il produttore assicura di consegnare all’Italia 4,2 milioni di dosi entro fine marzo. Vedremo. I presidenti delle Regioni protestano, si ripropone la situazione di gennaio quando prima Pfizer/Biontech ha rallentato unilateralmente le consegne concordate e poi proprio AstraZeneca ha comunicato ritardi. Il commissario Domenico Arcuri aveva annunciato azioni legali contro Pfizer/Biontech, si era parlato perfino di una denuncia penale e la questione è stata affidata da Palazzo Chigi all’Avvocatura dello Stato. Così è partita una diffida, a cui l’azienda ha risposto confermando le difficoltà nello stabilimento di Puurs (Belgio), ma anche l’impegno a recuperare entro marzo le mancate consegne di febbraio. Azioni giudiziarie sono state escluse, fonti della Presidenza del Consiglio assicurano che il contratto concluso da Pfizer/Biontech con la Commissione Ue – tuttora segreto – non offre margini. Peraltro “l’eventuale inadempimento potrebbe essere contestato solo al termine del trimestre, davanti al Tribunale di Bruxelles. E la Commissione sarebbe tenuta ad avviare prima una procedura di conciliazione”.
Lo stesso vale per AstraZeneca. “Ricorreremo a tutti gli strumenti e a tutte le iniziative legali, come già stiamo facendo con Pfizer-Biontech, per rivendicare il rispetto degli impegni contrattuali e per proteggere in ogni forma la nostra comunità nazionale”, aveva avvertito l’allora presidente del Consiglio Giuseppe Conte, il 23 gennaio, dopo che AstraZeneca aveva comunicato il ritardo. Bene, poi hanno capito che gli strumenti non c’erano. Nei confronti di AstraZeneca, per quanto Conte e lo stesso Arcuri fossero determinati, non è stata avviata neppure la diffida ad adempiere inviata a Pfizer/Biontech. L’Avvocatura di Stato non è stata coinvolta. Ora il contratto senza omissis ci dice perché e gli accordi nazionali sulle consegne non prevedono ulteriori obblighi sui tempi.
“Non sarei sorpreso se la stessa clausola fosse presente anche nei contratti firmati con le altre aziende – continua McCall –. Data la natura sperimentale dei vaccini, è improbabile che i produttori abbiano accettato scadenze vincolanti”. Concorda Clive Douglas, avvocato e mediatore commerciale di Nexa Law. L’art. 5.1 afferma solo che AstraZeneca farà il “massimo sforzo ragionevole” per consegnare tra 80 e 100 milioni di dosi da gennaio e marzo. È solo un impegno ad agire in buona fede. Ma a questa clausola si aggrappa la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, per far valere l’inadempimento della società anglo-svedese. “L’inclusione della parola ‘approssimativamente’ implica che le date di consegna non sono precise”, puntualizza l’esperto di Nexa Law, riferendosi al calendario (incluso nell’accordo) che “neppure ribadisce – spiega – l’obbligo del ‘massimo sforzo ragionevole’”. Anche qui il foro competente è Bruxelles. “I governi hanno il diritto di interrompere i pagamenti solo per la tardiva ricezione delle dosi man mano notificate dal fornitore, ma non per la mancata spedizione dell’integralità delle dosi concordate per un dato mese”, conclude Douglas.