Plusvalenze milionarie “del tutto anomale” incassate da un imprenditore vicino alla Lega, operazioni finanziarie dove i beni messi pubblicamente sul mercato a 5 vengono acquistati e subito rivenduti a 29 in un giro di soldi che, secondo gli inquirenti, sembra nascondere i veri proprietari del denaro. Nel mirino dei magistrati i 49 milioni spariti dai conti del Carroccio. Di più: incassato questo “spread milionario”, si torna inspiegabilmente a battere cassa per ottenere finanziamenti per 60 milioni da una società svizzera nata in parte sulle ceneri di Banca Arner, già con sede a Milano e a Lugano, e dove in passato Silvio Berlusconi ha appoggiato parte delle sue ricchezze. Ma in questa storia, l’ex Cavaliere non c’entra. Questa storia, che riguarda i 49 milioni della vecchia Lega e i soldi del nuovo partito di Matteo Salvini, emerge da un interrogatorio del commercialista Michele Scillieri davanti ai pm milanesi, che a partire dal caso della fondazione regionale Lombardia film commission (Lfc) sono ora sulle tracce di ben più consistenti flussi finanziari.
Al centro della vicenda c’è l’acquisto da parte dell’imprenditore bergamasco Marzio Carrara (non indagato), molto vicino alla Lega, del Nuovo istituto italiano d’arti grafiche (Niig) posseduto dal fondo tedesco Bavaria. L’operazione, aperta e chiusa nel 2018, coinvolge anche il commercialista del partito e, per i pm, “direttore finanziario di Carrara”, Alberto Di Rubba, che otterrà una consulenza di un 1 milione, poi dichiarata come vendita di quote societarie per pagare meno tasse. Carrara e Di Rubba, attraverso “una società ad hoc”, acquistano a 5,5 milioni e poche settimane dopo rivendono alla Elcograf di Francesco Mario Pozzoni (non indagato) per 29 milioni. Fin qua la storia era già illustrata in una segnalazione dell’Antiriciclaggio della Banca d’Italia. È però un recente verbale di Michele Scillieri ad aprire un nuovo e inedito fronte investigativo. Il commercialista ricorda così una riunione avvenuta presso una sede di Banca Profilo con Carrara e lo stesso Di Rubba. “Di Rubba – inizia Scillieri – si vantava del fatto che Carrara aveva comprato dal gruppo Bavaria il Nuovo istituto italiano di arti grafiche. L’aveva comprato a 5 milioni e l’aveva rivenduto dopo poco tempo al gruppo Pozzoni, realizzando una plusvalenza da 24 milioni (…). Lo raccontavano loro mentre erano lì in banca. E quello della banca gli ha detto: quindi il gruppo Pozzoni che ha comprato è assolutamente sprovveduto”. Già perché, riprende Scillieri, “l’acquisizione di 5 milioni non derivava da una trattativa privata, ma c’era un avviso pubblico di vendita a quella cifra fatto dal gruppo Bavaria”. Chiaro, dunque. Non vi sono margini: il valore è 5. Difficile che in poche settimane lieviti a 29. Prosegue Scillieri: “Era incredibile che (Carrara, ndr) in poco tempo avesse realizzato una plusvalenza così rilevante soprattutto a fronte di un asset che era pubblicamente in vendita a 5 milioni pochi mesi prima”. Incassata la plusvalenza, Marzio Carrara è ancora alla caccia di risorse finanziarie. È qua che Scillieri interviene. Dice: “Aveva il problema della liquidità”. E così Scillieri interessa Francesco Caputo Nassetti (non indagato). Il rapporto tra i due era stato già svelato dal Fatto lo scorso gennaio. Tra i maggiori esperti di alta finanza, Nassetti dirige la Swiss Merchant Corporation (Swi.Me.Co.) di Lugano con uffici anche a Milano. Tra i fondatori della Merchant c’è la famiglia Del Bue, già a capo della Arner. Scillieri, dunque, parente dei Del Bue, favorisce i rapporti tra il duo Di Rubba-Carrara e Nassetti. Tanto che il maggiore della Guardia di finanza, Felice Salsano, presente all’interrogatorio, spiega: “Noi abbiamo una bozza di contratto inviata dalla Swiss Merchant Corporation alla Boost (di Carrara, ndr) per avere risorse finanziarie di 65,5 milioni. Questo avviene nel marzo 2019”. Il procuratore aggiunto Eugenio Fusco domanda: “Dove sta la gabola, Scillieri? Da dove escono questi soldi?”. Risposta: “Si vede che i soldi non erano tutti di Carrara. Questo so”. Allora di chi? Fusco: “Quello la compra a 5 e la rivende a 29. Questi soldi, tutto questo spread, può essere che veramente ci sia. O può essere che alla fine fai pim pim e lo hai ripulito. Più o meno ci stiamo avvicinando ai 49 milioni famosi”.
Insomma, l’acquisto del Nuovo istituto italiano di arti grafiche, nell’ipotesi della Procura, potrebbe essere solo una partita di giro per dissimulare altro denaro. Il rapporto tra Scillieri e Nassetti sarà poi confermato da Stefano Sandrini, collaboratore di Scillieri. Interrogato spiegherà: “Scillieri considerava Nassetti uno dei massimi esperti nel campo dell’alta finanza (…). Poteva sfruttare le conoscenze di Nassetti per avere incarichi di ristrutturazione del debito, e ne ha seguito uno con Andrea Manzoni”, altro commercialista leghista, fedelissimo del tesoriere Giulio Centemero, condannato a 4 anni e 4 mesi in primo grado per l’acquisto di un capannone da parte di Lfc. Oggi l’accusa di peculato è superata. E la Procura di Milano punta alla “cassa parallela” della nuova Lega.