È accordo, all’ultimo tornante prima del dirupo. È intesa sullo Statuto, tra il rifondatore Giuseppe Conte e il garante Beppe Grillo. Un compromesso chiuso ieri dal “comitato dei sette” per provare ancora a tenere assieme il Movimento. Così ora il M5S avrà un capo con piena agibilità politica, o meglio un “presidente” secondo la definizione ufficiale. Cioè Conte, che ha ottenuto ciò che voleva, ampi poteri senza la diarchia con Grillo. E infatti in serata l’avvocato celebra: “Sono pienamente soddisfatto, ora c’è netta distinzione tra ruoli di garanzia e di azione politica”. I maggiorenti, con Luigi Di Maio e Roberto Fico decisivi per la quadra finale, avevano fatto nottata per limare i dettagli. Poi ieri nel primo pomeriggio c’è stata una telefonata tra Conte e Grillo. Il colloquio decisivo, quello del disgelo. Arrivato anche per evitare la resa dei conti nell’assemblea congiunta di ieri pomeriggio, con i quattro ministri che dovevano rendere conto dei loro sì alla controriforma della ministra Cartabia. Una ferita, per il Movimento. Ed è stata comunque una riunione agitata, ma l’essenziale è che alle 17 il reggente Vito Crimi annuncia ai parlamentari riuniti via Zoom l’accordo. “Grillo e Conte – recita la nota del M5S – hanno definito concordemente la nuova struttura di regole del Movimento. Una chiara e legittimata leadership del M5S costituisce elemento essenziale di stabilità e di tenuta democratica del Paese”.
E il cuore del testo è quel riferimento alla chiara leadership, cioè a Conte. Il suo ruolo nel nuovo Statuto sarà cristalizzato così: “Unico titolare e responsabile della determinazione e dell’attuazione dell’indirizzo politico”. E va letto in controluce con il perimetro lasciato a Grillo, al garante: “Custode dei valori dell’azione politica”. Colui che dovrà vigilare sul rispetto dei principi del Movimento, ultimamente spesso sacrificati. Ma senza nuovi poteri: “Funzioni inalterate”, precisano. E all’obiezione, ovvia, sulle incursioni di campo che – da sempre – Grillo ha avuto nella vita dei Cinque Stelle e che è probabile torneranno a ripetersi, i contiani replicano: “Ora c’è uno Statuto che dice nero su bianco che l’unica e ultima parola spetta al presidente”. Perfetto così per l’ex premier, che avrà tutte le leve principali. Conte sarà il rappresentante legale e il responsabile unico della comunicazione del M5S. E potrà scegliersi i membri degli organi di natura politica, a partire dalla segreteria. Con due vicepresidenti, con ogni probabilità Di Maio e Patuanelli. E un comitato ristretto in cui dovrebbero esserci la sindaca di Torino Chiara Appendino, la viceministra al Mise Alessandra Todde e Alfonso Bonafede. Grillo invece sceglierà il collegio dei probiviri e il comitato di garanzia (tutte le nomine verranno ratificate sul web). “Lo Statuto di Conte è rimasto quasi inalterato” tengono a sottolineare da ambienti contiani.
Come a ribadire il successo dall’avvocato, che ha adoperato come una sponda anche l’ultimo scontro sulla prescrizione. In assemblea i ministri – come già anticipato dal Fatto – hanno provato a sminuire la portata dell’intervento di Grillo prima del Cdm di giovedì. Di Maio ha parlato di “fantomatiche pressioni”, mentre per il capodelegazione Stefano Patuanelli “da Conte e Grillo c’è stato solo richiesta di informazioni”. Ma la sostanza è che sabato l’avvocato ha rilanciato al tavolo della trattativa, citando proprio le pressioni del garante a favore del sì (sollecitate da Draghi), come ennesima prova dell’insostenibilità di una diarchia. Fino ad alzare la posta. “Giuseppe ha fatto capire che non si poteva più aspettare” raccontano. Ora deve far ripartire il Movimento. In settimana potrebbe esserci un evento di presentazione dello Statuto.
Di sicuro, norme alla mano, ci vorranno almeno 15 giorni per partire con le votazioni degli iscritti sulla nuova piattaforma. “È il momento di lasciarci alle spalle le ombre di giorni difficili” scrive Conte.
I big battono tutti le mani. Ma c’è chi anche chi ricorda quanto sia accidentato il terreno, come l’ex ministra e contiana doc Lucia Azzolina: “In un governo con Salvini, Renzi e Berlusconi non possiamo ottenere 100, ma il problema nasce se otteniamo 10. Una verifica andrà fatta”. E sarà il principale dei nodi, per il rifondatore.