Per tre mesi, dopo l’incendio che devastò la cattedrale Notre-Dame, il 15 aprile 2019, le autorità francesi non hanno fatto nulla per proteggere i lavoratori del cantiere di ricostruzione, gli abitanti del quartiere e neanche i bambini, dai rischi legati al piombo liberato nell’aria dal rogo. È sulla base dei rapporti dell’ispezione del lavoro e dell’agenzia sanitaria regionale che una denuncia contro ignoti per “messa in pericolo della vita altrui” è stata sporta dall’associazione Henri Pézerat, dal nome di un noto medico tossicologo francese, specializzata sulla salute al lavoro, insieme alla Cgt, uno dei principali sindacati dei lavoratori, e alcune famiglie, dopo che tassi anomali di piombo sono stati riscontrati nel sangue dei bambini. Nel gigantesco incendio della cattedrale, più di 400 tonnellate di piombo del tetto e della guglia incenerite si sono liberate nell’aria, polveri tossiche che, secondo l’Istituto nazionale dell’ambiente industriale, si sono sparse, spinte verso ovest dal vento, fino a Maintes-la-Jolie, a una cinquantina di chilometri dalla chiesa. “Eppure nessuna precauzione fu presa dalle autorità competenti, ministero della Cultura, agenzia sanitaria regionale e prefettura, per più di tre mesi, causando un inquinamento cronico”, denuncia l’associazione.
Il contenuto dei documenti su cui si è basato l’avvocato François Lafforgue è sconfortante: “L’ispettorato del lavoro ha, a più riprese, e fino alla sospensione del cantiere, il 25 luglio 2019, allertato tra l’altro sull’esposizione dei lavoratori, senza che alcuna misura di protezione venisse presa – ha detto il legale al giornale online Mediapart – è una violazione deliberata della regolamentazione”. Tra maggio e luglio 2019 l’ispettorato aveva allertato il ministero della Cultura “nove volte”. Ma sono i bambini a rischiare di più in caso di esposizione al piombo, che può causare il saturnismo, grave malattia cronica che può danneggiare il sistema nervoso, i reni, lo stomaco. Nel luglio 2019, lo stesso Mediapart aveva rivelato che dei prelievi erano stati effettuati sul sagrato della cattedrale pochi giorni dopo l’incendio, registrando tassi di concentrazione di piombo da 400 a 700 volte superiori alla soglia autorizzata. Eppure le autorità sanitarie non li avevano comunicati e la prefettura, il 27 aprile, si limitò a consigliare agli abitanti dell’Ile de la Cité di pulire i balconi con panni umidi. Solo il 25 luglio furono chiuse e decontaminate le scuole in un raggio di 500 metri: accoglievano circa 200 bambini per le attività estive. Gli ultimi dati dell’agenzia sanitaria parlano di 100 bambini con un tasso di piombo nel sangue superiore alla soglia di vigilanza di 25 microgrammi per litro e di 13 con più di 50. All’epoca si disse che le intossicazioni erano “precedenti all’incendio”.
Altri prelievi, nell’ottobre 2019, rilevarono tassi elevati di piombo nelle scuole anche a 700 metri dalla chiesa. Il 25 fu sospeso il cantiere della cattedrale per lavori di bonifica. Riaprì un mese dopo. La denuncia punta il dito contro le “gravi negligenze” delle autorità per aver “minimizzato” l’impatto dell’incendio e “limitato o impedito la comunicazione delle informazioni relative alla gravità della contaminazione”. “Non sapremo mai quante persone sono state intossicate”, spiega Annie Thébaud-Mony, ricercatrice all’Inserm, l’Istituto nazionale della ricerca medica, e portavoce dell’associazione, che aveva chiesto la creazione di un centro di monitoraggio per le persone esposte, pompieri, personale del cantiere, abitanti, mai ottenuta. Due anni dopo, con il cantiere a cielo aperto, il piombo non è scomparso. Il 18 maggio, il sagrato di Notre-Dame, che aveva riaperto un anno fa, è stato di nuovo chiuso per una nuova decontaminazione: gli ultimi prelievi hanno registrato picchi di piombo di oltre 9.000 microgrammi a metro quadrato, circa il doppio della soglia massima tollerata dall’incendio.