Adesso che Matteo Berrettini ha conquistato la finale del torneo di Wimbledon, si complica la domenica di Mattarella che ha annunciato la sua presenza al Wembley Stadium per assistere alla finale degli Europei 2020 tra Inghilterra e Italia. Per par condicio, il capo dello Stato non può snobbare l’impresa storica di Matteo, primo tennista italiano finalista in 134 edizioni del torneo più antico e prestigioso del mondo. Nicola Pietrangeli la sfiorò, sconfitto in semifinale nel 1960 da Rod Laver, leggenda della racchetta.
Berrettini ha rotto l’incantesimo. Mattarella al Central 1 di Wimbledon sarebbe un gran bel segnale, e un vigoroso atout psicologico per Berrettini. Poi, a Wembley, gli toccherà un ruolo delicato, non solo perché affronta il numero 1 al mondo: Novak Djokovic. C’è pure chi carica la partita di insidiosi significati politici: gli Azzurri, alfieri dell’Unione europea; i Three Lions, messaggeri di Boris Johnson, per il quale vige il paradosso di una Brexit inflessibile su tutto, tranne che sul football…
C’è da dire che il venticinquenne romano Berrettini ha disputato con autorevolezza la semifinale, battendo in quattro set il polacco Hubert Hurkacz numero 18 del mondo (6-3, 6-0, 6-7, 6-4), che pure aveva liquidato in tre set il decano Roger Federer. Non ha sofferto, come l’Italia contro la Spagna, ma si è offerto la finale dopo avere sfoggiato un tennis spettacolare ed esibito l’arma micidiale della prima battuta. Matteo ha bombardato il disorientato Hurzack con 22 ace, portando a 101 quelli ammanniti durante tutto il torneo. Tuttavia, ogni tanto ha commesso errori banali, dovuti probabilmente a cali di concentrazione. Il quarto e decisivo set ha visto un Matteo implacabile giustiziere. L’ultimo game, una sentenza: due ace, uno smash, una legnata a 215 km/h.
Nell’intervista rituale di fine match, in impeccabile e spigliato inglese, ha confessato di non aver parole, “avrò bisogno di un paio d’ore per realizzare quel che è successo, un sogno troppo grande, invece eccomi qui, ci sono”. Subito dopo (in italiano), “grazie!”. Applausi anche da David Beckham, il più elegante in tribuna (di nuovo calcio-tennis…). “Quando ho ceduto al tie-break il terzo set, ok, mi sono detto, bisogna reagire, devo crederci. Due anni fa venni qui per la prima volta, subito mi è toccato Roger, mi sono divertito lo stesso anche se ho perso. Ma quell’esperienza mi ha aiutato a essere qui, a vincere. Domenica io e l’Italia del calcio in finale? Porterò il tricolore, speriamo sia una grande giornata, devo crederci”. Roberto Mancini gli ha twittato “Domenica col cuore!”. Dal tempio del tennis s’intravede l’arco del tempio calcistico. Vorrà pur dire qualcosa…