I programmi in televisione: la santa messa, alfredino e la guerra di Troia

E per la serie “Chiudi gli occhi e apri la bocca”, eccovi i migliori programmi tv della settimana:

Sky Cinema Uno, 21.15: Alfredino, una storia italiana, miniserie. Giugno 1981: i soccorritori cercano di salvare Alfredino, caduto in un pozzo artesiano, mentre la Rai trasmette in diretta le operazioni improvvisate di salvataggio. La diretta tv attira attorno al pozzo una folla di diecimila curiosi, e venditori ambulanti di bibite e panini, che intralciano i soccorsi. Alfredino è a 36 metri di profondità, l’imboccatura è stretta 28 cm: viene calata una tavoletta di legno legata a una corda perché il bambino ci si aggrappi, ma la corda si spezza e la tavoletta resta lì, a ostruire il budello roccioso. Due giovani speleologi si calano nel pozzo a testa in giù, ma non riescono a rimuovere la tavoletta. Con una elettrosonda a filo si riesce a parlare con Alfredino, con una flebo gli si fa bere acqua e zucchero, con un cannello si insuffla ossigeno per farlo respirare. Si procede a scavare un pozzo parallelo. Alfredino si lamenta del frastuono, gli dicono che è Jeeg Robot d’Acciaio che sta arrivando a salvarlo. 26 ore dopo, arrivati a 34 metri, si procede a scavare il tunnel di connessione, ma la perforatrice si blocca. Tre vigili del fuoco scavano a mano. Si apprende che Alfredino è affetto da una cardiopatia congenita, l’intervento chirurgico è previsto a settembre. Arriva Pertini, che si fa dare il microfono per parlare con Alfredino. Tre ore dopo, i due tunnel sono comunicanti, ma Alfredino non c’è: le vibrazioni della perforatrice l’hanno fatto scivolare a 55 metri di profondità. Diversi volontari, piccoli e magri, s’infilano nel budello principale: due arrivano ad afferrare Alfredino, ma non riescono a imbracarlo. Tre giorni dopo l’inizio del dramma, Alfredino muore. Il pm ordina l’immissione di gas congelanti: giorni dopo, viene estratta la grossa formazione di terreno congelato, con dentro il corpo di Alfredino, che è seduto, il braccio sinistro dietro la schiena, quello destro verso l’alto. E ha un’imbracatura robusta e ben sistemata, che passa anche sotto il braccio incastrato: due segmenti di una larga fettuccia da zaino, uniti da un grosso anello metallico. Nessuno dei soccorritori l’aveva portata giù, quindi Alfredino ce l’aveva già addosso quando è finito nel budello. Inoltre, Alfredino non sapeva dove si trovava. Al vigile Nando che gli diceva quanto fosse difficile raggiungerlo, Alfredino replicò piccato: “Ma quale difficoltà! Sfondate la porta e entrate nella stanza buia”. I dettagli sull’ipotesi dolosa in questo articolo di Repubblica, ibernato nel Web Archive: bit.ly/2SHCRrv. Anche se Repubblica è un giornale le cui conclusioni debbono essere sempre accolte rifacendo l’addizione, vale la pena ricordare che, due settimane dopo il dramma, Forlani si dimetteva dalla carica di presidente del Consiglio, poiché ritenuto responsabile del ritardo (due mesi) nel rendere pubblico il ritrovamento dell’elenco degli aderenti alla loggia massonica P2, elenco a cui gli italiani stavano cominciando a dar peso, quando furono distratti da un bambino caduto in un pozzo.

Rete 4, 14.35: La guerra di Troia, film avventura. La guerra di Troia durò dieci anni perché Elena, la donna più bella del mondo, si era incapricciata di un giovanotto, e suo marito non aveva saputo accogliere sportivamente l’infortunio. Fregando anche milioni di studenti che da allora debbono studiare l’Iliade.

Rai 1, 10.15: La Santa Messa, fiction. Ogni religione, a ben vedere, è religione per bambini.

 

Mail box

 

 

Movimento: democrazia (ormai) sotto padrone

“Le organizzazioni orizzontali come la nostra, per risolvere i problemi non possono farlo delegando a una persona la soluzione”… così ha scritto Beppe Grillo, tutto corretto ma dovrebbe valere anche per il fondatore sedicente elevato… diversamente suonano solo come vuote parole per mascherare la volontà di essere “padre e padrone” di un Movimento che, da quando sono iscritto, somiglia sempre più a una setta dove vige il pensiero unico, il suo, e tutto il resto è sbagliato per partito preso… così come dimostrato quando ha deciso l’ingresso scellerato nel governo Draghi, facendo un triste endorsement a un ministro, Cingolani, che è quanto di più lontano dai principi di cui il Movimento si è fatto sempre portavoce.

Mi rattrista veder assumere dal fondatore un atteggiamento alla Fassino o peggio alla Silvio… Democrazia diretta sì, ma solo e sempre se si ubbidisce al padrone.

Domenico Maio

 

Questo è il quarto tentativo di Conticidio

Bisognerebbe aggiornare i quattro tentativi di Conticidio con quest’ultimo a opera di Beppe Grillo… a chi risponde realmente il cosiddetto “Garante”? Mi auguro che ministri e senatori del M5S insorgano e che nessuno risponda più ai suoi appelli di votazione o mobilitazione se non con un grandissimo VAFFA…

Che grande delusione!!!

Eleonora Manconi

 

Caro Beppe, adesso “il vaffa” lo becchi tu

Caro Grillo, in tutti questi anni ti ho seguito e ti ho ammirato per l’impresa politica che sei riuscito ad attuare, anche quando tutti ti ridevano dietro e ti sfidavano a fondare un partito tutto tuo. Tu lo hai fatto annichilendo tutti!

Hai dimostrato come il popolo possa davvero entrare nelle istituzioni e provare a cambiare le cose. Voglio dirti che negli ultimi 6 mesi le stai sbagliando tutte!

Stai inanellando una serie di sconfitte non per merito degli avversari, considerando che il centrodestra non porta mai alcuna soluzione, continuando solo a buttare la palla all’interno della porta del NOSTRO MoVimento. Sì perché il MoVimento 5 Stelle è NOSTRO e NON TUO. È di chi ai banchetti portava avanti le istanze del popolo, è di chi non si sentiva rappresentato e infine è di chi vive onestamente anteponendo l’interesse generale a quello personale.

Ci hai chiesto di votare il governo Draghi (tramite un quesito lessicalmente costruito come se dovessi parlare a degli ebeti) e noi tappandoci il naso (e non solo) ci siamo fidati del “grillino Draghi”. Adesso che abbiamo “scoperto” (come se non lo sapevamo), che Draghi è un uomo di destra, cosa ci dici? Primo autogol. Ci hai promesso un super-ministero della Transizione ecologica guidato dal “grillino Cingolani” e adesso che si torna a parlare di nucleare cosa ci dici? Secondo autogol.

Hai chiesto a Giuseppe Conte di rifondare il NOSTRO Movimento diventando leader e ora dopo aver risolto il problema degli iscritti, aver riscritto la carta dei “principi dei valori” gli dai il ben servito, insultandolo davanti a tutti i parlamentari? Fammi capire, va bene governare con lo psiconano, ma non va bene Conte che stava riuscendo a costruire il campo progressista che aspettiamo da 30 anni? Terzo autogol. Mio caro Grillo, mi sa che questa volta il Vaffa… te lo meriti tu… e te lo faremo capire sonoramente se ci chiederai di votare online sulla proposta di Conte.

Daniele Cane

 

L’Elevato fermo al 2013, Conte guarda al 2030

Caro Direttore, premetto che tra la posizione di Grillo e Draghi non ho dubbi. Dal presidente sono molto distante. Il problema Grillo però esiste come da Lei sottolineato più volte.

A mio modesto avviso il calendario di Grillo è fermo al 2013 mentre Conte, colto e raffinato guarda lontano: al 2030. Temo che se parte come leader M5S nelle condizioni attuali sarà come volare con l’ausilio di una sola ala. Grillo mi ricorda un Dio mitologico greco: Urano che annientava i suoi figli per paura di perdere il potere. Speriamo che a Conte riesca come a Giove di accantonare il padre e avere tutti dalla sua parte.

Giancarlo Di Girolamo

 

Tutti i Cinque Stelle che sento sono spiazzati

Nei miei 81 anni mi era capitato di vedere di tutto in quanto ad animali politici… i saccenti, i puttanieri, i delinquenti, i semplificatori, i mortadellari, gli spocchiosi, i cazzari… ma mai un matto. Ora con Grillo mi è capitato. Nel quartiere dove vivo i 5stelle presero il 43% (Romanina), di tutti i contatti che ho, anche tra 5stelle ex Ericsson, ne avessi sentito uno non dirmi: “Grillo è proprio matto”. Lo pensavo fallito come uomo e padre, ora mi è chiaro che è fallito anche come politico; pura constatazione. Soffre la personalità politica e umana con forte cultura di Giuseppe Conte, apprezzato per stile e azione da vasto settore di popolo.

Toto Dal Tio

Ottenere il Green Pass. Non sempre è semplice. Ma c’è il numero verde

 

 

Siamo sequestrati in Italia dall’efficientissima Regione Lombardia: mia moglie e io in aprile abbiamo avuto il Covid, a oggi non abbiamo ancora ricevuto i codici necessari per avere il Green Pass che ci servirebbe per poter andare in Svizzera a trovare una zia.

Lunedì ho telefonato, dietro indicazione del nostro medico curante, all’Ats competente, risposta: ”Stanno dando la precedenza ai vaccinati, provi a scrivere a questo indirizzo email”.

Scrivo, via posta certificata, all’indirizzo datomi fornendo tutti i dati.

Siamo a venerdì e non abbiamo avuto il minimo cenno di risposta.

Dobbiamo rivolgerci a un avvocato?

A. Marini

 

 

Gentile signor Marini, lei non precisa esattamente che percorso ha fatto per chiedere il rilascio del Green Pass europeo.

Il codice autorizzativo per accedere all’apposita piattaforma nazionale che rilascia i certificati viene infatti inviato dal ministero, tramite Sms, ai cittadini: dubito che l’invio degli Sms possa avvenire velocemente.

Inoltre, in base a quello che lei scrive, immagino che il suo medico non le abbia detto che dalle prossime settimane anche i medici di medicina generale, i pediatri di libera scelta e le farmacie potranno rilasciare copia cartacea del green pass, previa presentazione del codice fiscale e dei dati della tessera sanitaria. Per maggiore sicurezza si informi anche al consolato della Svizzera, su quali sono le regole di ingresso nel Paese, dato che il certificato elvetico non è stato ancora integrato nel sistema messo a punto dalla Ue, e che non tutti gli Stati lo hanno adottato in maniera omogenea.

In ogni caso, mi meraviglia che la sua azienda sanitaria di riferimento non abbia saputo darle indicazioni maggiormente precise sulla procedura da seguire.

Del tutto incomprensibile, poi, il fatto che le abbiano detto che si sta dando la precedenza ai vaccinati senza peraltro fornirle nemmeno il numero verde (800 91 24 91) che è stato attivato proprio per dare ulteriori informazioni ai cittadini.

Natascia Ronchetti

La statistica così è sbagliata

Mi scuso se torno ancora su una mia convinzione più volte dichiarata. In questa pandemia la statistica non è stata mai centrale. I numeri continuano a gestire la nostra vita, ma sono calcolati o, almeno, percepiti, con errori di fondo. In questi ultimi tempi, i colori regionali, le nostre libertà individuali sono stati regolati dalla percentuale di tamponi positivi, scambiando e comunicando tale dato come rappresentativo di tutta la popolazione. Non è cosi, almeno dal punto di vista scientifico. Un dato che abbia un valore statistico non può essere fatto su un campione “non statisticamente rappresentativo”. Mi spiego. Il bias (errore, in termini scientifici) di partenza è costituito dalla tipologia dei soggetti che si sottopongono a tampone. Sono soprattutto soggetti con sintomi o che hanno avuto un contatto “a rischio” con un positivo. Ciò vuol dire che, malgrado vengano comunicati i “tamponi positivi”, la percentuale “interpretata” è quella relativa non alla totale popolazione ma al “gruppo” che ha già un’alta probabilità di risultare positivo. Con ogni probabilità – e studi epidemiologici importanti lo riferiscono –, il virus circola indisturbato e senza arrecare particolare disturbo fra la popolazione. Nessuno ha mai spiegato il significato reale dei dati comunicati. Per una corretta (dal punto di vista statistico) percentuale di positività, bisognerebbe selezionare un gruppo “omogeneo” di popolazione, per caratteristiche di età, genere, stile di vita, tale da riprodurre, in miniatura, l’intera popolazione di una nazione, di un continente ecc. Ovviamente non è uno studio che potrebbe essere fatto giornalmente, ma bisognerebbe spiegarlo. Se realmente quello che ci appare giornalmente fosse la punta di un iceberg dei positivi totali, vorrebbe dire che il nostro “denominatore” per la valutazione dell’incidenza di questa infezione è soprattutto il tasso di mortalità (numero di decessi rispetto al totale della popolazione) e non di letalità (numero di decessi rispetto al totale dei malati) potrebbe drasticamente essere minore di quello percepito. Le ricadute di tale assunto sarebbero un contributo alla chiarezza e correttezza dell’interpretazione dei dati e alla stessa valutazione generale della pandemia.

 

Il mistero dello statuto nascosto

“Mostrare lo Statuto? Se c’è un invito lo farò”: nell’annunciare il prossimo, chissà, disvelamento della famosa “bozza” della discordia, Giuseppe Conte, forse terminati i giorni degli scazzi furiosi con Beppe Grillo (e delle mediazioni grazie preferisco di no) ci riporta al mistero, doloroso o glorioso, fate voi, dove tutto è cominciato.

Ovvero: possibile che nel tempo in cui della privacy c’è rimasto solo il Garante, un normale documento politico come lo Statuto di Conte debba restare blindato, censurato, occultato perché diocenescampieliberi

nessuno deve vedere e sapere? Ma dove siamo, in Corea del Nord? In un mondo equilibrato, il Garante furioso, d’accordo con il leader disarcionato, avrebbe immediatamente reso pubblico il testo. Affinché il Movimento tutto – iscritti, parlamentari, elettori – leggesse e giudicasse. E magari potesse anche esprimersi con un voto, con un sì o con un no. Purtroppo, come tutti i paradisi in terra, pure quello della democrazia diretta non prevede la sconfitta degli elevati, neppure per ipotesi. Al di là di pennacchi, status e di chi comanda cosa, dai pochi frammenti conosciuti si capisce solo che lo Statuto di Conte è stato ritagliato sul profilo dell’odierno elettorato M5S, meno radicale rispetto a quello delle origini.

Secondo un’indagine dell’Istituto Cattaneo, pubblicata sul Domani

, si tratta di un voto d’opinione che si è lasciato alle spalle il MoVimento dei Vaffa, ed è pienamente inserito nella dinamica della democrazia parlamentare. “Una transizione che oggi riflette molto di più l’impostazione ‘moderata’ assunta dall’ex capo politico Luigi Di Maio e promossa – nel ruolo di presidente del Consiglio – da Giuseppe Conte piuttosto che l’aggressiva retorica anti-tutti degli esordi”. Lo Statuto è un pezzo di carta che si potrà anche nascondere o stracciare. Più difficile rinchiudere con un chiavistello procedurale il sentimento di milioni di persone.

“Assalto all’eredità di Savoretti: atti falsi per la villa di Jack”

APortofino, dove ogni villa ha spesso il nome di un proprietario famoso, la chiamano ancora con i nomi dei vecchi proprietari: Villa Savoretti. Giuseppe e Guido Savoretti, sono rispettivamente zio e padre di Jack Savoretti – rockstar italo-britannica scoperta da Bruce Springsteen – e figli di Giuseppe, medico partigiano che a poco più di vent’anni, nel 1945, firmò la resa dei nazisti a Genova. Quell’immobile, venduto a 6 milioni di euro a un avvocato d’affari di Milano, è diventato l’ultimo terreno di scontro di una delle guerre ereditarie più famose della Liguria: la lotta tra i discendenti del miliardario Max Oberti e della vedova Valeria Rosini. Una guerra senza esclusioni di colpi che, pochi giorni fa, ha portato alla richiesta di rinvio a giudizio nei confronti di un alto magistrato: Gian Rodolfo Sciaccaluga, ex presidente dei tribunali di Savona, Alessandria e Chiavari. È accusato di varie operazioni illegali per spodestare i Savoretti e dirottare la villa sull’asse ereditario della suocera, Rita Bovone.

Nel 2008 Sciaccaluga guida il tribunale di Alessandria. Senza dichiarare il conflitto di interessi, affida la causa della suocera a un giudice onorario, Alfonso Matarazzo: “Non sapevo ci fosse dietro lui, anche se lo avevo immaginato…”, dice in un’intercettazione “era già chiacchierato, quello ne aveva fatte più di Bertoldo… è venuto fuori un puttanaio… false udienze, falsi testamenti… non avevo esperienza, era un gioco più grande di me… E lui mi faceva paura…”. Matarazzo è un precario della giustizia. “Gli portai la bozza di sentenza, lui mi diede un foglio dattiloscritto e mi disse: ‘Ecco cosa devi scrivere’”. Un verdetto favorevole alla suocera, sulla base di una scrittura privata del ‘68. La sentenza, però, puzza. E sul caso apre un’inchiesta la Procura di Milano, che nel 2020 ha ottenuto il rinvio a giudizio del magistrato per concussione.

Gli accertamenti portano Sciaccaluga ad abbandonare la magistratura. Ma il pallino dell’eredità rimane. E nel 2017 arriva un altro colpo di scena: un testamento del 2008, fino a quel momento segreto, assegna la villa a una società di Monaco, la Pulcher Sci (annullandone potenzialmente la vendita). Ma chi c’è dietro la Pulcher? I pm di Genova Francesco Pinto e Silvia Saracino risalgono a tre prestanome che riconducono tutta l’operazione, ancora una volta, a Sciaccaluga (e a professionisti radicati nelle stesse città in cui il magistrato è stato presidente di tribunale): Elisa Porta, avvocato di Alessandria che fa pubblicare il testamento; Maria Troisi, commercialista di Savona, domiciliataria della Pulcher; la badante Liliana Teodorescu, amministratrice a sua insaputa della Pulcher e proprietaria di terreni a Portofino e Santa Teresa di Gallura. Teodorescu è la badante della famiglia Sciaccaluga. Pagata in nero, viene convinta a firmare le carte con la promessa che si tratta di un contratto di lavoro. Sciaccaluga è indagato per intestazione fittizia di beni e falso insieme alla moglie Iole Oberti e al figlio Michele, che devono rispondere anche di ricettazione. Su Sciaccaluga ora incombono anche mezzo milione di euro di spese legali, accumulate in varie cause. Un conto finora non saldato: i beni di famiglia sono protetti da un trust.

Impaurì la giuria del caso Bussi. Deciderà sulle penali del Ponte

Dopo la bufera solo silenzio nella speranza che lo scandalo fosse presto dimenticato. Ma per quegli strani tornanti della storia che tanto strani non sono, il caso è destinato a tornare sotto ai riflettori: sarà lui a decidere se al colosso delle costruzioni Webuild e alle altre aziende del consorzio Eurolink spettano le salatissime penali pretese per la mancata realizzazione del Ponte sullo Stretto decisa dallo Stato. Il lui in questione è l’ex presidente della Corte di Assise di Chieti che nel 2014 mandò assolti gli imputati del processo sul disastro ambientale per i veleni della discarica di Bussi sul Tirino, Camillo Romandini. Finito poi nella bufera quando si era scoperto che tre giorni prima di quella sentenza aveva terrorizzato i componenti della giuria popolare ventilando il rischio che gli uomini della Montedison alla sbarra avrebbero potuto bene rivalersi sulle loro sostanze in caso di condanna. “A lei va di giocarsi tutta questa roba?”, aveva detto ad esempio a una delle giurate che aveva ospitato una cena nel suo locale prima dell’udienza. Rincarando la dose anche con gli altri convitati chiamati a emettere il verdetto. Una grave scorrettezza per la quale il ministro della Giustizia aveva deciso di procedere in sede disciplinare: prima della sanzione Romandini aveva fatto in tempo a chiedere e ottenere dal Csm la promozione in Corte di appello a Roma. Dove da allora presta i suoi uffici maneggiando cause a molti zeri. Proprio come quella promossa da Eurolink, che pretende una cifra che supera i 700 milioni di euro per aver perso la commessa del secolo: quella per la costruzione dell’attraversamento stabile tra la Sicilia e il continente che è già costato una tombola tra studi e progetti e che il governo Draghi minaccia di rispolverare.

Il consorzio sarebbe ovviamente disponibilissimo a rientrare in gioco. Nel frattempo a dicembre ha sollecitato il pagamento immediato di 60 milioni circa a titolo di ristoro dei costi sostenuti per l’opera mai realizzata, oltre che dell’indennizzo previsto per legge. Senza rinunciare a continuare a chiedere una valangata di milioni a titolo di risarcimento per il recesso unilaterale dal contratto stipulato deciso nel 2013 dal governo Monti.

In primo grado il Tribunale delle imprese di Roma ha risposto picche alle pretese di Eurolink&C. Ma adesso dovrà decidere la Corte di Appello: la prossima udienza che sarà dedicata alla precisazioni delle conclusioni è prevista per marzo 2022. Poi è attesa la sentenza del giudice Romandini che per i fatti di Bussi ha scansato un procedimento penale (l’indagine aperta dal Tribunale di Campobasso è finita con un’archiviazione), ma non il disciplinare.

L’allora ministro della Giustizia, Andrea Orlando, dopo le rivelazioni del Fatto Quotidiano che aveva raccolto la testimonianza dei giudici popolari sulla famosa cena del 2014, aveva avviato gli accertamenti del caso per poi promuovere l’azione contro il giudice accusato di aver ingiustificatamente interferito nella libertà di determinazione dei giudici popolari componenti del collegio della Corte di assise dallo stesso presieduto, ponendo in essere condotte idonee a condizionarne la serenità di giudizio. Aveva esercitato l’azione disciplinare anche la Procura generale della Cassazione contestando a Romandini di aver peraltro mistificato completamente gli effetti delle norme sulla responsabilità civile dei magistrati pur di condizionare i giudici popolari.

Risultato? Prima che si concludesse il procedimento a suo carico, il Csm lo aveva premiato considerandolo idoneo all’assunzione della funzione a Roma come aveva lui stesso richiesto forse nel timore di un trasferimento coatto. Per poi rifilargli nel 2018 una pena disciplinare tutto sommato blanda: una tirata d’orecchi o poco più (ossia la perdita di due mesi di anzianità di servizio) per la “scorrettezza” compiuta come presidente di sezione nei confronti dei giudici popolari di Chieti. Insomma, la storiaccia della cena pre-sentenza non ne ha macchiato il curriculum, anzi. A Roma giudicherà sulla causa del secolo: poteva andargli decisamente peggio, ma tant’è.

Strage funivia, altri 11 indagati: “Omicidio, lesioni e attentato a sicurezza dei trasporti”

La svolta nelle indagini è arrivata ieri: salgono a 12 gli indagati per il disastro della funivia del Mottarone, che il 23 maggio ha provocato 14 morti, fra cui 2 bambini. Un passaggio che di fatto allarga lo spettro delle indagini della Procura e dei carabinieri di Verbania dalla disattivazione dei freni d’emergenza alla rottura del cavo traente dell’impianto. La primissima fase dell’inchiesta avevano portato ai fermi, poi annullati dal gip, di tre persone: Gabriele Tadini, il capo servizio che ha ammesso di aver inserito i cosiddetti “forchettoni bloccafreni” e ha tirato in ballo i suoi superiori; il direttore d’esercizio Enrico Perocchio; Luigi Nerini, amministratore della società concessionaria, la Funivie del Mottarone srl (difesi dagli avvocati Marcello Perillo, Andrea Da Prato e Pasquale Pantano). I nuovi avvisi di garanzia hanno investito i vertici della società a cui era appalta la manutenzione, la Leitner, multinazionale specializzata negli impianti a fune con sede a Vipiteno, in Trentino-Alto Adige: “È un atto dovuto, siamo a disposizione”, è il commento che arriva dalla società.

la procura di verbania ha iscritto sul registro degli indagati Anton Seeber, Martin Leitner e Peter Rabanser, rispettivamente presidente del consiglio d’amministrazione, consigliere delegato e delegato per l’ambiente e la sicurezza degli impianti a fune della Leitner. La Leitner riceveva 150mila euro l’anno dalla Funivie del Mottarone per curare la manutenzione ordinaria e straordinaria dell’impianto, di cui aveva anche curato la ristrutturazione fra il 2014 e il 2016. Nel novembre del 2020 la cabina numero 3, quella crollata, era stata oggetto di un’ispezione delicata: il controllo della testa fusa, la congiunzione del cavo con la cabina. Rino Fanetti, il tecnico Leitner che eseguì quel controllo, è anche lui tra gli indagati.

gli altri indagati fanno parte delle ditte esterne intervenute sull’impianto: Fabrizio Pezzolo e Davide Marchetto, legale rappresentante e tecnico della Svr srl, specializzata nelle centraline idrauliche; Alessandro Rossi e Davide Moschitto, rappresentante e tecnico della Sateco srl, azienda che eseguiva i controlli magnetico-induttivi dei cavi; Federico Samonini, titolare della Monterosa srl, anch’essa intervenuta sulle teste fuse. Sono indagate infine anche le due società Funivie del Mottarone e Leitner. Le accuse sono a vario titolo di disastro colposo, omicidio colposo plurimo, aggravati dalla rimozione di cautele sul luogo di lavoro, e attentato alla sicurezza dei trasporti. Sulla fune il giudice ha disposto l’ incidente probatorio su fune e scatola nera.

Capaci, carabiniere incastrato da chat: “Nuove indagini”

Saranno due ufficiali dei carabinieri a contribuire a chiarire in aula l’origine dell’anonimo dvd recapitato agli investigatori nel 2018 che ha originato le accuse mosse nei confronti del luogotenente della Dia, Paolo Conigliaro, autore di una denuncia in Commissione Antimafia sul mancato scioglimento per mafia del Comune di Capaci collegato al sistema affaristico mafioso messo in piedi dal paladino della legalità, Antonello Montante, poi a sua volta inquisito per diffamazione dopo la spedizione anonima del dvd. Il gip Piergiorgio Morosini ha infatti respinto la richiesta di archiviazione avanzata dalla Procura di Palermo nei confronti dei sottufficiali dei carabinieri Salvatore Luna e il cognato Andrea Misuraca, consiglieri comunali di Capaci, accusati di calunnia, e ha ordinato nuove indagini. A testimoniare sull’origine delle accuse mosse nei confronti di uno degli investigatori antimafia più qualificati (ha lavorato in Calabria al fianco del generale Gennaro Niglio, morto in un misterioso incidente stradale) saranno il colonnello Angelo Coluccello, del comando provinciale di Palermo e il maggiore Alberto Tulli. Il gip ha chiesto di sentire il primo sulla relazione di servizio redatta il 24 maggio 2018 sulle registrazioni audio diffuse a favore di Luna, il secondo verrà interrogato sulla sua annotazione di polizia giudiziaria del 6 giugno successivo relativa all’analisi del dvd inviato anonimamente agli investigatori che conteneva le chat tra cinque carabinieri che accuserebbero Conigliaro. Paolo Conigliaro è tuttora sotto processo davanti al Tribunale militare di Napoli con l’accusa di diffamazione per avere diffuso espressioni ritenute diffamatorie in una chat privata di cinque persone. Per lo stesso reato il tribunale ordinario ha disposto l’archiviazione e una perizia della difesa ha dimostrato la manipolazione informatica della chat.

“Il prossimo autunno non sarà drammatico. Adesso posso dirlo”

“Per nostra fortuna adesso abbiamo i vaccini, un anno fa non li avevamo”. Massimo Galli, direttore delle Malattie infettive dell’ospedale “Sacco” di Milano, è diventato celebre al grande pubblico con la pandemia suo malgrado, spesso etichettato come pessimista e “chiusurista” sempre suo malgrado. Sentire nelle parole del professore rinnovato ottimismo fa senza dubbio ben sperare finalmente: “Certo che non avremo la stessa situazione di un anno fa, quando la seconda ondata si rivelò poi drammatica tanto da condizionare le nostre esistenze per i mesi successivi”.

Tutto dipende dalla vaccinazione?

Col tasso di vaccinazione raggiunto adesso la situazione è tale e sarà tale da non poter riprodurre quanto abbiamo visto e vissuto un anno fa. Ma attenzione: con la variante Delta in ballo e questa sua straordinaria capacità di diffusione chi non si vaccina non può pensare di rimanere tranquillo perché si sarà raggiunta l’immunità di gregge o quasi. L’idea di mandare avanti gli altri, insomma, può rivelarsi assai sciocca.

Bisogna accelerare il ritmo delle vaccinazioni in corso?

Non ci piove. Certo. Ricordiamo che siamo messi peggio da questo punto di vista rispetto al Regno Unito, quindi è facile se si perde il controllo che da noi la variante Delta possa dilagare. Prima di dire gatto devi avercelo nel sacco. La partita non è ancora chiusa.

A proposito di partite, sposterebbe da Londra la fase finale dell’Europeo itinerante di calcio?

Certo, non è il caso di importare altro virus. Credo che sulle decisioni dell’Uefa pesino pesanti interessi economici, comprensibili, ma non da giustificare il rischio per la salute pubblica. Il trasferimento dei tifosi da un Paese all’altro oggi sarebbe proprio da evitare.

Pare che lo abbiano capito il Giappone e il Comitato olimpico internazionale: si va verso le prime Olimpiadi della storia con gli stadi vuoti.

In Giappone hanno effettuato poche vaccinazioni, non è proprio il caso per loro di tirarsi in casa tifosi e appassionati da tutto il mondo. Lo sanno talmente bene che i Giochi sono diventati impopolari soprattutto da loro: rischierebbero troppo. Certo saranno tristi stadi e impianti vuoti, ancor di più dopo aver rinviato queste Olimpiadi già di un anno, ma non c’è altro da fare anche perché atleti e addetti ai lavori che comunque si sposteranno da tutto il mondo rappresentano un pericolo notevole da soli.

Che vacanze estive saranno per gli italiani?

Dubito che le persone si possano ancora tenere diciamo a freno più di tanto. Bisogna dare indicazioni ben precise su come evitare le situazioni più pericolose.

Ad esempio?

Le discoteche, vogliamo riaprirle? È giusto con regole precise, appunto, e facendole rispettare. Diventa anche un’occasione di educazione alla prevenzione per i ragazzi. È chiaro che deve esserci un meccanismo premiale antipatico di per sè che consenta a chi è vaccinato o ha il tampone negativo di poter accedere al locale, mentre agli altri no… Per gli stadi, con la ripresa dei campionati a fine agosto, dovrà valere lo stesso sistema di regole. Idem per i concerti, eccetera.

È bello sentirla moderatamente ottimista finalmente…

Guardi c’è un altro aspetto che mi preoccupa invece. Rimane la necessità di avere più strumenti per capire chi non ha risposto ai vaccini. Cioè chi non ha sviluppato una significativa risposta anticorpale. Mi riferisco a tanti anziani e malati, immunodepressi, per cui il vaccino non è efficace. Credo che non siano pochissimi, bisognerebbe verificarlo, magari metterli nella condizione di verificarlo senza farli pagare e elaborare una strategia di conseguenza. Ora non c’è su questo nessun particolare piano definito, ma se la variante Delta dilagasse è anche tra queste persone, a parte i non vaccinati, che si verificheranno il maggior numero di ospedalizzazioni per malattie gravi e di decessi.

Quando parla di mancata significativa risposta anticorpale si riferisce a chi ha avuto somministrata solo la prima dose?

No, non necessariamente. Anzi credo che chi non abbia una significativa risposta dopo la prima dose probabilmente non ce l’avrà neppure dopo la seconda e questo aspetto, appunto, è preoccupante.