Le soluzioni proposte finora sembrano inconciliabili. Giuseppe Conte chiede di votare il suo Statuto su SkyVote, la piattaforma cui si era rivolto dopo l’addio a Davide Casaleggio. Beppe Grillo tira dritto e indice una consultazione per eleggere il Comitato direttivo, riabbracciando Rousseau. Nel mezzo, un’ipotesi finora neanche mai concepita in oltre dieci anni di vita del Movimento, ma tuttora prevista dallo Statuto: la possibilità di sfiduciare il Garante.
In questa cornice ieri Grillo e Vito Crimi si sono scambiati accuse pesanti. Con il capo reggente pronto persino all’addio: “Grillo ha indetto la votazione del comitato direttivo impedendo una discussione e una valutazione della proposta di riorganizzazione del M5S. Pur rientrando fra le sue facoltà, non concordo con la sua decisione. Il voto non potrà avvenire sulla piattaforma Rousseau, poiché è inibita al trattamento dei dati degli iscritti. Gli avvenimenti di questi giorni mi inducono ad una profonda riflessione sul mio ruolo nel Comitato e sulla mia permanenza nel M5S”. Un post a cui Grillo ha risposto con la minaccia del tribunale: “Credo che tu non abbia ben interpretato il provvedimento del garante della privacy. Rousseau può trattare i dati in caso di esplicite e specifiche richieste del Movimento. L’unico modo per rispettare lo Statuto rimane fare questa consultazione su Rousseau. Ti invito ad autorizzare entro 24 ore la piattaforma Rousseau al trattamento dei dati. Sarai ritenuto direttamente e personalmente responsabile per ogni conseguenza dannosa dovesse occorrere al MoVimento per le scelte contrarie allo statuto che dovessi operare”.
Tutta questa confusione in realtà ha già un primo punto di caduta i cui confini sono quelli consentiti dalle attuali regole interne al Movimento. Cosa consente di fare lo Statuto? E chi sono, nel M5S, i soggetti titolati a muoversi?
Bivio scegliere un capo o il comitato dei cinque?
Lo scorso 17 febbraio gli iscritti 5Stelle avevano approvato alcune modifiche allo Statuto per introdurre il Comitato direttivo, una segreteria collegiale a 5 al posto del capo politico. Era il risultato di una riflessione durata mesi e figlia di un contesto politico già desueto nel momento stesso della votazione, vista la caduta del governo Conte. A fine febbraio, infatti, Grillo ha chiesto all’ex premier di prendere in mano il Movimento, superando ciò che gli iscritti avevano appena deciso.
Dopo aver fatto saltare il banco, ora Grillo torna sul progetto del Comitato direttivo, che nel frattempo non era mai stato nominato. Con un paradosso: tra i primi a candidarsi per questo Comitato c’è Nicola Morra, senatore che avrebbe dovuto essere espulso dal M5S insieme alle decine di non allineati sul sostegno a Draghi, ma la cui pratica è rimasta in un cassetto. Anzi, nel frattempo il collegio dei probiviri ha pure perso un pezzo, visto che Raffaella Andreola si è dimessa lasciando un posto vuoto a fianco a Jacopo Berti e Fabiana Dadone. Da notare che, al momento, le funzioni del Comitato direttivo sono ricoperte da Vito Crimi: è lui infatti il membro più anziano del Consiglio di garanzia, l’organo di vigilanza in cui siedono anche Giancarlo Cancelleri e Roberta Lombardi.
Conte, invece, chiede di votare la sua proposta di Statuto, con cui si tornerebbe alla figura del leader. In quel caso, l’iter sarebbe più lungo: in prima consultazione serve il quorum della maggioranza degli iscritti, altrimenti si vota di nuovo.
Poteri guerra di posizione sull’indizione delle urne
Come ha ammesso Crimi, “rientra nelle facoltà” del fondatore convocare l’elezione del Comitato direttivo, perché in effetti da Statuto “la consultazione in Rete degli iscritti (…) è indetta dal Comitato direttivo, ovvero, in sua assenza o inerzia, dal Garante”. Ma, parlando dei lavori dell’Assemblea degli iscritti, lo Statuto chiarisce anche che “il Comitato direttivo o, in assenza o inerzia, il presidente del Comitato di garanzia, determinano le modalità di svolgimento e votazione dell’assemblea”. Come a dire: dovrebbe essere Crimi a decidere chi e come vota per il Comitato. E infatti il Comitato di garanzia in queste ore ha scritto a Grillo per pretendere “una richiesta formale” sulla votazione e ribadendo il suo ruolo nell’attivare “tutte le procedure necessarie” per le urne.
Di certo c’è che Conte in questa partita non è soggetto in causa: non essendo neanche iscritto al M5S, ha bisogno che qualcuno si faccia carico della sua proposta di votare il nuovo Statuto. Escluso Grillo, potrebbe in teoria farlo Crimi, dato che più volte negli anni è stato il capo politico a indire le consultazioni (da ultimo, quella sull’ingresso nel governo Draghi). Ma essendo Crimi reggente, la sua posizione non è così solida.
Nodo webi 5S s’oppongono al ritorno su Rousseau
Grillo ha fatto di testa sua pure nella scelta della piattaforma, annunciando il ritorno a Rousseau per evitare – sostiene il fondatore – di esporre il Movimento a ricorsi legali: “Prima di poter votare su un’altra piattaforma è necessario modificare lo statuto con una votazione su Rousseau”. Il cortocircuito è dovuto al fatto che lo Statuto, a oggi, prescrive Rousseau come piattaforma di riferimento. A inizio giugno, però, l’Autorità garante per la protezione dei dati personali ha imposto a Rousseau di consegnare i dati degli iscritti al Movimento pur senza indicare la persona titolare, con Grillo che ora sibila sulla “controversa reggenza” di Crimi (voluta però dallo stesso fondatore). La decisione ha messo fine a una guerra burocratica tra il M5S e Casaleggio, dopo la quale Conte e Crimi hanno cercato una nuova piattaforma per le future votazioni, trovandola in SkyVote. Grillo ora sottolinea che, nonostante la sentenza, Rousseau “può trattare i dati in caso di esplicite e specifiche richieste del Movimento”. Vero, ma servirebbe una marcia indietro di tutto il M5S (altrimenti pure qui sarebbe enorme il rischio di ricorsi), che in ogni suo organo accetti di riconsegnarsi a Rousseau.
Non a caso Grillo ha chiesto a Crimi di procedere “entro 24 ore” al passaggio dei dati. Nei progetti del Garante, quindi, gli iscritti voterebbero per l’ultima volta su Rousseau, togliendo dallo Statuto il riferimento alla piattaforma, e poi proseguirebbero altrove. Tra l’altro Casaleggio ha ancora una copia fisica dei dati, ma per aprirla servirebbe una password nota solo a Crimi, il quale non sembra aver intenzione di seguire Grillo.
Sullo sfondo resta poi SkyVote, a sua volta spiazzata dall’uscita di Grillo. Due giorni fa, Giovanni Di Sotto, amministratore delegato dell’azienda che controlla la piattaforma, si è detto “stupito” dalla vicenda: “Noi eravamo pronti per la votazione e ora scopriamo che forse la farà Rousseau. Non so cosa succederà. Ci hanno chiesto la piattaforma, l’abbiamo preparata. È pronta e attivabile in qualsiasi momento”. SkyVote non ha i dati degli iscritti, ma eroga solo lo strumento per la votazione. Di volta in volta, gli elenchi verrebbero trasferiti dal M5S a SkyVote attraverso la piattaforma Odoo, anch’essa contattata dopo il divorzio con Casaleggio.
Soluzione Estrema: licenziare il fondatore
Nessuno si era mai immaginato di porsi il problema, ma la questione è diventata attuale: il Movimento può sfiduciare Grillo? Sì, stando allo Statuto. L’elezione del Garante rientra infatti tra le prerogative degli iscritti e la carica, seppur a tempo indeterminato, è revocabile. In ogni momento il Comitato di garanzia può dunque decidere di rimuovere Grillo, purché la proposta sia deliberata “a maggioranza assoluta dei propri componenti” (Crimi, Lombardi, Cancelleri) e poi ratificata degli iscritti con un quorum della metà più uno.
Una volta sfiduciato il Garante, sarebbe ancora il Comitato di garanzia a proporre almeno tre candidati per il ruolo, indicando “figure che si siano distinte per il determinante contributo alla storia e all’azione politica del Movimento”. Particolare non da poco: se però il piano saltasse e gli iscritti non ratificassero la sfiducia o non si raggiungesse il quorum, il Comitato di garanzia sarebbe azzerato.
A oggi i tre componenti si sono schierati tutti con forza contro Grillo, criticandone sia l’indirizzo politico sia la volontà di tornare su Rousseau, e minacciando di lasciare presto Comitato e Movimento. Il problema, però, al netto della volontà dei colonnelli di scaricare Grillo, sarebbe di nuovo tecnico: dove votare?
Grillo ha appena dichiarato di riconoscere soltanto le consultazioni su Rousseau, gli altri non ne vogliono sentire parlare. Tutti motivi che suggerirebbero una mediazione, più che un Ok Corral. Ma il dubbio è che sia troppo tardi.