Non se l’aspettava. Per lo meno non così. E alla fine decide di non parlare, non subito, non dopo tutto questo. Però ormai sa che l’altro, il Garante che gli voleva affidare tutto, il Beppe Grillo che il 28 febbraio su una terrazza romana gli disse “il M5S è casa tua” con il casco da simil-astronauta e il sorriso bonario, non è un interlocutore. Grillo è un nemico. Anche se proprio così dritto, Giuseppe Conte non riesce a scandirlo, almeno non pubblicamente. E dire che fino al primo pomeriggio si era mostrato fiducioso. Il passare delle ore senza che arrivasse una risposta del Garante alla sua proposta, quella di votare sul web il nuovo Statuto, era parso un buon segnale, a lui e a tanti 5Stelle. E invece no, Grillo stava solo limando quella scomunica che aveva in testa già da lunedì sera, appena Conte aveva terminato la sua conferenza stampa a Roma.
Un calcio in faccia all’ex premier, che la sua rabbia non vuole mostrarla. Ma l’amarezza trapela, comunque. “Grillo ha scelto di fare il padre-padrone della sua creatura” dice ai suoi, riprendendo un’immagine già adoperata nella conferenza stampa di due giorni fa, in cui aveva posto al fondatore diversi bivi, compreso quello tra l’essere un genitore generoso o padrone. E Grillo ha scelto, non come sperava l’ex premier. Amareggiato, anzi molto di più. Però nei colloqui privati lo rivendica: “Tutto questo è la riprova che l’attuale Statuto necessitava di un deciso salto di qualità in termini di democrazia diretta. Ed è per questa ragione che ho lavorato per quattro mesi a un progetto politico serio e credibile”. Invano, perché poi è arrivato il Garante, il distruttore. E adesso c’è solo il disappunto del giro ristretto dell’ex premier. Quello del portavoce Rocco Casalino, che aveva disertato la conferenza stampa per sminare possibili, nuove polemiche sul suo ruolo. E quello dei tanti parlamentari che ora si chiedono cosa fare, e soprattutto cosa farà lui, Conte. Fonti trasversali nel M5S sostengono: “Ora l’obiettivo di Giuseppe è far uscire a breve alcune decine di parlamentari dal Movimento”. Secondo un contiano, “potremmo arrivare a 120- anche 150 eletti”. Troppi, secondo alcuni. Ma nel giro dell’avvocato c’è fiducia. “In Parlamento c’è fermento, molti eletti i si stanno facendo sentire”. E d’altronde ieri “Conte ha passato tutto il giorno al telefono”. Tradotto, i soldati i per provare a costruire qualcosa di suo o almeno nell’attesa per mettere paura a Grillo potrebbero esserci, o trovarsi. Anche se alcuni contiani suggeriscono di andare piano. E di aspettare, i passi falsi del Garante. Perché il Grillo che invoca nuove urne sulla piattaforma Rousseau, quella di Davide Casaleggio, dovrà superare le riserve dei big, anche quelli non di rito contiano, e soprattutto mille problemi tecnici. Dall’ostilità del comitato di garanzia, cioè di Vito Crimi e Roberta Lombardi, nei confronti di Rousseau, a tanti nodi burocratici e legali.
L’avvocato allora potrebbe attenderlo lì, al varco. “Giuseppe potrebbe mettersi nella posizione di chi aspetta che lo vengano a implorare, non è mica così impossibile” ragiona un grillino dei piani alti. Ma come uscirne? Una primissima ipotesi nei conversari di ieri è quella di una sorta di segreteria di garanzia, un organo collegiale che farebbe da corona e contrappeso di Conte. Ma servirebbe molto di più, per rimettere a posto le cose. Ammesso che l’avvocato voglia ancora riprendersi il Movimento.