“Nonostante sia stata impugnata dal governo, la legge è attualmente vigente, efficace e deve essere applicata fino a quando non vi sarà un’eventuale dichiarazione di incostituzionalità completa o parziale”. È l’ultimatum contenuto nella missiva che si sono visti recapitare il 1º giugno scorso tutti gli enti locali della Sardegna. A firmare l’assessore all’Urbanistica della Sardegna, Quirico Sanna, fedelissimo del presidente Christian Solinas.
Tema del contendere i troppi rifiuti posti da Comuni e Sovrintendenze ad applicare i dettami del “Piano casa”, la legge regionale n. 1 del 2021, approvata lo scorso 14 gennaio dalla maggioranza di centrodestra dopo una maratona di 14 sedute consiliari. Una norma che il governo ha impugnato, contestando 27 articoli su 31, un record, sulla scorta delle censure mosse dai ministeri dell’Ambiente, della Cultura e dalla Protezione civile nazionale.
I motivi per spedire tutto alla Consulta non mancano, come sostenuto fin da subito da opposizioni e ambientalisti, i quali avevano raccolto in pochi giorni 38.800 firme contro la legge. Critiche fatte proprie dal governo, che nel testo di impugnazione certifica come la norma conceda aumenti di cubature “sproporzionati” e contrari alle norme, esponendo in particolare le campagne al rischio di effetti ambientali “devastanti in termini di frammentazione degli agro-ecosistemi”. Non solo, la legge apre a “un condono edilizio” regionale surrettizio e a una distorsione della concorrenza nell’accesso ai fondi del superbonus edilizio.
In pratica, la legge tanto voluta da Solinas è un colpo di spugna al sistema di regole e tutele finora in vigore in tema ambientale, perché rende più semplice costruire, ristrutturare e ampliare praticamente ovunque, anche nelle zone agricole in lotti minimi di un ettaro (prima il limite era tre), con l’eccezione della fascia protetta dei 300 metri dal mare (nella prima versione era compresa anche la costa), dalle zone umide e da laghi, stagni e bacini artificiali. Il testo facilita anche l’iter per l’abitabilità di soppalchi, sottotetti, seminterrati e pilotis, il che in una regione che soffre di dissesto idrogeologico e inondazioni, non è certo una grande idea. Ciliegina sulla torta, il Piano casa consente aumenti di cubature per seconde case e hotel, introducendo un mercato dei crediti volumetrici e proroga gli incrementi di cubature fino a tutto il 2023.
Gli enti locali, però fino sono stati restii ad accettare progetti che poggiano su norme così contestate e oltretutto sub iudice. In particolare le Sovrintendenze di Cagliari e Sassari hanno puntato i piedi (anche perché la legge bypassa completamente il loro ruolo e pure il Piano Paesaggistico Regionale, norma di rango superiore). Solinas non ha gradito e non solo ha imposto al suo assessore Sanna di “ricordare” ai sindaci che chi non obbedisce commette “omissione di atti d’ufficio”, ma ha anche impugnato gli atti di rifiuto delle Sovrintendenze. Un cortocircuito legale inedito: “Con questi ricorsi – sostiene il governatore – riaffermiamo i nostri diritti sacrosanti riconosciuti dallo Statuto, a partire dalla potestà legislativa esclusiva in materia di edilizia e urbanistica e di piani paesaggistici”.
Spettatore interessato è Silvio Berlusconi, il quale – come scriveva ieri Il Tempo – da 30 anni cerca di coronare il suo sogno di costruire il villaggio turistico di Costa Turchese e che il 14 gennaio scorso sembrava finalmente esserci riuscito. Non a caso, durante il dibattito sulla legge, proprio gli eletti di Forza Italia erano stati i più attivi: “Sembrava un mercato delle vacche – racconta un consigliere – coi colleghi di FI che mercanteggiavano come pazzi sulle volumetrie alla disperata ricerca del massimo consentito”. Il sogno di B. è stato per ora fermato, paradossalmente, dal ricorso della ministra degli Affari regionali, Mariastella Gelmini.