Un decreto che porti alla proroga selettiva del blocco dei licenziamenti: è la soluzione sulla quale stanno lavorando a Palazzo Chigi. Infatti, il conto alla rovescia per la fine del blocco generalizzato è ormai ufficialmente partito. Alla data della scadenza – 30 giugno – mancano ormai sette giorni. La mediazione politica, che poi si riflette a livello parlamentare, è ancora in corso: solo domani in Commissione Bilancio inizia la discussione vera. Con posizioni ancora distanti e tempi incerti. Infatti, è molto difficile che si arrivi all’approvazione degli emendamenti al decreto Sostegni bis in tempi rapidi: la Commissione dovrebbe cominciare a votarli lunedì, praticamente fuori tempo massimo.
E così a Palazzo Chigi stanno lavorando a un decreto, che proroghi il blocco selettivamente, per il tessile e per le grandi crisi aziendali. Un accordo con la maggioranza Mario Draghi l’ha cercato dall’inizio e di certo dovrà blindarlo in questi giorni. Anche stabilendo i tempi della proroga. Che le cose non siano tutte ancora risolte lo dice anche il diverso comportamento dei partiti. Perché se Pd, Cinque Stelle e Leu si sono espressi – anche presentando degli emendamenti segnalati – sulla proroga, almeno selettiva, il resto della maggioranza ha posizioni decisamente meno chiare. Tanto è vero che non ci sono da parte di Lega, Forza Italia e Italia Viva emendamenti sul tema. Questo, però, non significa la contrarietà definitiva.
Per dirla con un deputato leghista, membro della Commissione, bisogna “chiedere al governo”. Come dire, a questo punto la soluzione per decreto appare l’unica possibile. Al Nazareno non solo lo sanno, ma ci stanno lavorando. Sperando che poi si arrivi a un blocco selettivo, come punto di caduta. D’altra parte, l’ha fatto capire Enrico Letta lunedì sera a Otto e mezzo: “Sui licenziamenti, la partita non è chiusa, e la selettività è per noi fondamentale. È la nostra proposta, è quello che ci vuole e spero che Draghi la accolga”.
Anche se almeno la direzione da parte di Palazzo Chigi pare decisa, al ministero del Lavoro parlano di “situazione ancora in alto mare”. Perché poi il testo finale in Consiglio dei ministri andrà portato. E fino ad ora le cose non sono andate del tutto lisce.
Era stato proprio il ministro del Lavoro, Andrea Orlando a sollevare la questione, introducendo una norma che prorogava il blocco generalizzato dei licenziamenti dal 30 giugno al 28 agosto (per le piccole imprese e i settori con gli ammortizzatori deroga si va comunque a ottobre). Sollevando un vero e proprio putiferio, a partire da Confindustria. Tanto che era stato accusato di aver fatto un blitz, ovvero di non averne parlato in Consiglio dei ministri. Lui si era difeso, sostenendo di aver mandato la norma – con posta certificata – a tutti i ministeri e di averla illustrata in conferenza stampa. Fatto sta che alla fine era stato lo stesso premier a cancellarla. Risultato? Niente proroga al 28 agosto. Mentre resta invece confermata la possibilità, per le imprese, di ricorrere alla cassa integrazione ordinaria dal primo luglio senza dover pagare le addizionali fino al termine del 2021, con in cambio l’impegno a non licenziare nel periodo in cui si usufruisce di quest’ammortizzatore.
Da quando la questione è balzata al centro della scena, è passato circa un mese. Gli strascichi restano: Draghi ancora considera Orlando il ministro che ha cercato di far passare la norma in maniera non esattamente trasparente, ma sul merito è ancora alla ricerca di un punto di caduta. Che tenga dentro il più possibile tutti. Non a caso la Lega si è fatta notare nelle ultime settimane per i continui cambi di posizione sul tema. Anche se – su tutte – fanno fede le parole del sottosegretario all’Economia, Claudio Durigon, che nelle scorse settimane ha aperto a una proroga selettiva.
Va dettoche il tessile, dall’inizio, è stato il settore che praticamente tutti hanno indicato come quello in maggiore difficoltà. Il comparto moda, infatti, prima del 2022 non conta di tornare a rivedere la luce. Per questo, i sindacati contano che tra abbigliamento, pelli, calzature e occhialeria, a rischiare di perdere il posto sono in 140mila.
E intanto, ieri Maurizio Landini è tornato a esprimere preoccupazione: “È sbagliato che dal primo luglio” si sblocchi il divieto mettendo a rischio “migliaia di lavoratori. Noi chiediamo che si proroghi al 31 ottobre, in modo da dar vita alla riforma degli ammortizzatori sociali che permetta un’uscita graduale”. Da qui al 30 giugno, i dettagli della prima soluzione.