Giovani bardati col leone di San Marco entrano alla manifestazione “Prima l’Italia” con antico entusiasmo padano. In bocca un coro da stadio: “Bastardi, noi siamo il Veneto!”. La piazza di Roma non li ripaga di tanto entusiasmo: tra la Bocca della Verità e il palco di Matteo Salvini ci sono ampissimi spazi vuoti. Il capo della Lega ha chiamato il suo popolo e il suo popolo ha risposto scarsino: delle 5 migliaia annunciate dagli organizzatori ce ne saranno forse un paio. Doveva essere “il ritorno alla vita”, nella retorica leghista, “la prima grande manifestazione dopo un anno di paura”. O persino la “Leopolda di Salvini”, senza simboli di partito, con il palco dedicato alla famosa società civile. Alla fine, stringi stringi, è un flop. Per il colpo d’occhio modesto e il poco entusiasmo dei presenti, assediati dal caldo.
Salvini nasconde l’imbarazzo sotto la temperatura: “È un po’ una roba da matti trovarsi qui con 40 gradi. Molti saranno rimasti a casa dicendo: ‘Andate avanti voi’”. E ancora: “Siccome i giornalisti hanno l’esigenza di far vedere ai tg di questa sera questa piazza bellissima, folle, un po’ accaldata, voglio che vedano tutte le vostre facce. Chiedo a chi è all’ombra, là in fondo: venite per un minuto qua nel cuore della piazza”. Da bravi, fatevi contare. Potesse, riempirebbe i buchi con le sue mani.
Per l’occasione aveva precettato governatori, ministri, parlamentari, eurodeputati (c’è anche il re del Papeete Beach Massimo Casanova), ma si notano due assenze pesanti: Luca Zaia e Giancarlo Giorgetti (per “motivi personali”).
Ci sono bandiere Ugl (il sindacato-feudo del sottosegretario Claudio Durigon), vessilli e mascherine venete, magliette e striscioni di Province e Regioni. Mancano proprio i romani.
Salvini loda i militanti che si sono pagati il viaggio da soli, ma lo smentisce una pasionaria vestita di blu, con abito elettrico e in mano una pezza sbrilluccicante della Lega Romagna: “Siamo venuti in corriera da Forlì, ci ha portati qui il partito, ha organizzato tutto l’onorevole Jacopo Morrone”.
C’è una fila di banchetti, ottima per l’ombra: si vendono gadget (le odiate mascherine, ma con il logo della Lega, costano due euro, come l’accendino “Prima gli italiani”), si distribuisce il volume di Armando Siri (Flat Tax – Fase II – Sviluppo e analisi della riforma fiscale) e si vende il best seller Sallusti-Palamara (Il Sistema). Insomma, la macchina del partito s’è mossa, la gente un po’ meno.
Sul palco Annalisa Minetti canta l’inno di Mameli, viene lanciato il ticket Michetti-Matone per Roma (Salvini si dà al dialetto: “Daje!”), sfilano i lavoratori in sciopero di Ikea, poi ristoratori, imprenditori, operatori del turismo; c’è un video messaggio dei musicisti del Volo: tutto fa brodo.
Alla fine la manifestazione serve a Salvini per intestarsi le battaglie del governo (“via le mascherine, bene Draghi come chiesto dalla Lega”) ma soprattutto per pubblicizzare i sei referendum sulla giustizia, depositati con i Radicali. Il timore del flop per la raccolta firme – ne servono 500mila per ogni quesito – lo porta ad alzare i toni contro i “pm delle correnti” e “del sistema Palamara”. Come ai tempi di Silvio Berlusconi, ma in tono molto minore, è la giornata dello scontro con l’Associazione Nazionale Magistrati. Di buona mattina il presidente del sindacato delle toghe, Giuseppe Santalucia, si scaglia contro i referendum perché “il popolo sarà chiamato a una valutazione di gradimento della magistratura” e per questo “serve una ferma reazione”. Salvini non aspetta altro: “Parole gravissime, la sovranità appartiene al popolo non alla casta”. Dopo la presentazione dei quesiti dell’avvocato e senatrice della Lega Giulia Bongiorno, il segretario dei Radicali Maurizio Turco chiede addirittura l’intervento di Sergio Mattarella. I pochi rimasti in piazza ululano e fischiano il Capo dello Stato. Nel discorso conclusivo Salvini rilancia il tema del “centrodestra unito” con una “carta fondativa di valori” e con una stoccata agli alleati – leggasi Giorgia Meloni – perché si devono “lasciar da parte gelosie, egoismi, divisioni”. La prossima settimana dovrebbe vedere ad Arcore Silvio Berlusconi. Farà meno caldo?