“Limportante è che quando arriva qualcuno lì, veda tutto il nostro dispiegamento di mezzi (…) a prescindere dall’entità del danno. Quando arrivano le televisioni voglio tutto lì in dispiegamento”. Parole di Alberto Zoli, il capo dell’Agenzia regionale di Emergenza urgenza (Areu) lombarda, ritenuto dalla Guardia di Finanza di Olbia, ai vertici di un “Movimento” (così lo definisce), in grado di influire sulle gare pubbliche di mezza Italia.
Per gli inquirenti Zoli avrebbe una “maniacale ossessione” nel voler “esaltare l’immagine della sua Areu”, agenzia che guida dal 2008. Quello dell’Areu, per chi indaga, è un format che il manager mira a esportare in ogni Regione, anche a costo – secondo le accuse – di “turbare” i bandi di gara nel settore emergenza e soccorso. I finanzieri documentano “la presenza di condotte collusive che, per tramite di Zoli (…) portano la politica e la burocrazia locali a sottostare alle direttive di un personaggio di spicco che non esita a fare uso dell’importanza dei vari incarichi da lui ricoperti per mettere le mani sui bandi del settore dell’emergenza urgenza”. E non si fermerebbe nemmeno davanti ai morti del disastro di Pioltello, del 25 gennaio 2018, quando arriva ad augurarsi la morte di due feriti per non fare “brutta figura” con i vertici regionali.
Pioltello è il momento topico della “maniacale ossessione” che la Gdf attribuisce a Zoli. La concitazione lo spinge, secondo quanto ricostruito, ad “augurarsi la morte” di due pendolari feriti, per evitare brutte figure con l’allora presidente Maroni, al quale aveva comunicato in anticipo i decessi. “Sperem (che siano morte, ndr), io adesso, mi dispiace per loro, ma sperem”, dice intercettato a un collaboratore. “Fai arrivare i due elicotteri, anche tre… Basta che io possa dire che ho gli elicotteri dispiegati”, dice ancora. Poco importa se i due velivoli in più non potranno atterrare, perché non c’è lo spazio fisico per farlo. Devono esserci. E ordina che i feriti in codice verde siano medicati sul posto, “a evidente beneficio dei media”, annota la Gdf. Zoli al Fatto spiega: “(Quella frase, ndr) era perché la portavoce a me aveva detto questa informazione. Io credo di aver detto ‘speriamo che corrisponda…’”.
Al Pirellone Zoli è un’istituzione: nominato da Roberto Formigoni, diventa fedelissimo prima di Roberto Maroni e oggi di Attilio Fontana. Pur non essendo leghista, intercettato si vanta di un solidissimo rapporto con Matteo Salvini: “Conosco Salvini, conosco anche gli altri ecc. che hanno avuto bisogno di me, hanno sempre bisogno di me e quindi se chiedo qualcosa…”, dice. “Salvini è una brava persona (…) è un uomo di spettacolo (…) quando andava ai talk show mi mandava gli sms… mi mandava dei pareri sulle cose che stavano dicendo, in modo da poter dibattere”. Va precisato che agli atti gli sms di Salvini non ci sono e quella di Zoli potrebbe anche essere una millanteria. Da quel che emerge dall’informativa della Guardia di Finanza di Olbia, sarebbero costanti i suoi contatti con i vertici Babcock. Per gli inquirenti Zoli agirebbe perché così “si garantisce finanziamenti pubblici e privati che, in una sorta di circolo vizioso, ne aumentano il prestigio e il potere in modo sempre maggiore”. “L’importanza del suo ruolo”, scrive la Gdf, “sta nel riuscire a deviare i fondi che potrebbero ottenere altre associazioni per la medesima attività”. E più Areu nascono, più lui scala le gerarchie, ottenendo ruoli nella Conferenza delle Regioni – per l’attuazione del Nue 112 – e in Protezione civile.
Tanto potente che il 26 ottobre 2017, durante una cena con il vicepresidente di Leonardo-Agusta e il presidente di Babcock, Andrea Stolfa, in pieno bando per l’elisoccorso sardo, parla così dell’allora presidente Alessandro Profumo: “Ha scritto una lettera del cazzo al presidente della Sardegna. Quello (Profumo, ndr) ha fatto una cazzata, se stava fermo era meglio”. L’informativa sarda è stata inviata a tre procure. A Nuoro uno stralcio dell’inchiesta sul 112 è stata archiviata. La sua posizione è ancora al vaglio della Procura di Milano: al Fatto risulta indagato per turbativa d’asta – i pm hanno fatto cadere l’accusa di associazione a delinquere – ma lui riferisce di non aver ricevuto alcun avviso di garanzia. Raggiunto dal Fatto, Zoli commenta: “Sono a conoscenza solo di Nuoro. So benissimo di essere stato intercettato, di essere stato per mesi sotto i raggi x. Ma sono tranquillo, ho sempre agito in maniera regolare e rispettando le leggi, per il bene delle istituzioni”.