La società Dama Spa, di proprietà di Roberta e Andrea Dini, moglie e cognato del governatore Attilio Fontana, ha ricevuto a maggio 2020 un pagamento da 48.312 euro dal Pio Albergo Trivulzio di Milano per la fornitura di 6.600 camici monouso. A dimostrarlo, la fattura numero 11.578 emessa dall’istituto in data 28 maggio 2020, a saldo di un ordine di acquisto partito il 6 maggio 2020, su proposta dell’Area Alberghiero Economale del Pat. Si tratta della prima fornitura conclusa con un pagamento da parte di un ente pubblico lombardo all’azienda di famiglia del governatore.
La fattura della quale il Fatto è in possesso è un nuovo tassello nella vicenda degli affidamenti conferiti a Dama sia dall’Agenzia di acquisti regionale Aria, sia dallo stesso Trivulzio. Si tratta infatti di un filone diverso rispetto all’appalto concesso da Aria senza gara per i famosi 75mila camici per 513mila euro (fornitura onorata solo in parte e trasformata in donazione), per il quale sono indagati il presidente Fontana, il cognato Dini e l’ex Dg di Aria Filippo Bongiovanni, accusati a vario titolo di turbata libertà nella scelta del contraente e di frode in pubbliche forniture (contestata a Fontana). Questo filone riguarda infatti rapporti commerciali tra Dama e la Baggina e gli eventuali profili di conflitto di interessi, visto che i vertici del Pat sono nominati da Pirellone e Comune.
Il Fatto aveva già svelato ad agosto scorso come il Pat il 27 aprile 2020 avesse aperto una procedura negoziata in regime di urgenza per la fornitura di 224mila camici per un valore di 1,5 milioni di euro. E aveva anche raccontato di come Dama avesse recapitato la sua offerta 4 minuti dopo la chiusura della gara e, infine, di come la procedura fosse stata revocata dal Pat il 3 giugno, ufficialmente perché era venuto meno il regime di urgenza visto che la Regione si era impegnata a fornire i camici. Già allora aveva colpito la coincidenza che si trattasse del periodo in cui i cronisti di Report avevano iniziato a fare domande a Dini e Fontana sui 75mila camici di Aria.
È in quei due mesi che si inserisce la fornitura dei 6.600 camici per 48.312 euro. Un “antipasto leggero” del piatto forte (l’appalto da 1,5 milioni): decisa in regime d’urgenza, la data di apertura della procedura è il 30 aprile, l’ordine di acquisto del 6 maggio, il saldo del 28 maggio. Tutto in velocità. E quei 50 mila euro sono stati una boccata d’ossigeno per la Dama che, come appurato dalla Procura, prevedeva di azzerare il fatturato 2020 causa Covid.
I vertici del Pat non hanno voluto commentare. Così come si sono rifiutati di fornire i documenti al consigliere M5S Marco Fumagalli che aveva presentato accesso agli atti, sostenendo che il Pat non è soggetto al controllo dei consiglieri “non essendo ente regionale ovvero partecipato dalla Regione”. Però si dicevano “a completa disposizione dell’assessorato della Giunta regionale competente per ogni necessità o elemento informativo ritenuto utile”. Tradotto: se volete informazioni sugli appalti dati alla famiglia Fontana, chiedete al suo assessore.