Prima immagine: Joe Biden con la First Lady Jill – indossava una giacca con la scritta ‘Love’ sulle spalle –, Boris Johnson con la neo-moglie Carrie Symonds, mano nella mano sullo sfondo del mare della Cornovaglia. Seconda: uno scambio davanti alle telecamere, con Biden che scherza: “Io e il primo ministro abbiamo una cosa in comune: ci siamo entrambi sposati al di sopra del nostro livello” e Johnson che replica: “Non ho intenzione di discutere di questo col presidente, anzi, direi che sarò d’accordo più o meno su tutto”. Una concordia di circostanza: è tutto quello che emerge per ora dal primo incontro fra i leader di Usa e Uk, con la tradizionale conferenza stampa annullata per la prima volta nella storia dei bilaterali inaugurali fra i leader dei due paesi. A Biden, Johnson non piace, in passato lo ha definito ‘un clone fisico ed emotivo di Trump” e non gli perdona Brexit, il rapporto privilegiato con Donald, i commenti razzisti sul suo grande amico Barack Obama. Il gigantesco elefante nella stanza è però il nodo Irlanda del Nord: Biden è di origine irlandese, la diaspora irlandese in Usa è lo zoccolo duro del suo elettorato, e giovedì il Times apriva con la rivelazione che il diplomatico americano più importante nel Regno Unito, Yael Lempert, avrebbe accusato Downing Street di gettare benzina sul fuoco delle tensione in Irlanda e in Europa con la sua opposizione ai controlli doganali post Brexit. Una interferenza esplicita che segnala il livello di irritazione della Casa Bianca. Il mandato ufficiale è quello di ostentare tranquillità, e infatti prima Biden aveva twittato: “Non vedo l’ora di confermare la relazione speciale fra Usa e Uk e di discutere come affrontare le sfide condivise per gli anni a venire”. Il riferimento alla special relationship fa riflettere, visto che Johnson ha dichiarato di detestare il termine: trova che ponga il Regno Unito in una posizione di subordinazione, niente a che vedere con la sua trionfante visione di Global Britain. I due leader si sono impegnati a siglare una nuova Carta Atlantica che regoli i rapporti politici e commerciali, modellata sul precedente del 1941. Ma Johnson non ha la statura politica del suo idolo Churchill, né Biden quella di F.D. Roosevelt. E il Regno Unito di oggi, post Brexit, è ancora una nazione in cerca d’identità.
Oggi inizia il 47° summit del G7 che si tiene sotto la presidenza britannica; oltre a Usa e Regno Unito partecipano Italia, Francia, Germania, Canada e Giappone. Il premier Johnson ha invitato anche i leader di Australia, Nuova Zelanda, Corea del Sud, India e Sudafrica.