Un organismo che stia al di sopra di tutto (con 300 dipendenti e 50 esperti) e che abbia l’ultima parola in materia di sicurezza cibernetica quando è in ballo la sicurezza nazionale. E che comunque faccia capo a Palazzo Chigi e all’autorità delegata, quindi oggi a Franco Gabrielli.
Ieri il Consiglio dei ministri ha dato il via libera al decreto con cui si istituisce l’Agenzia per la cybersicurezza nazionale che, di fatto, sarà il punto di coordinamento dei fondi del Recovery fund sul tema. Di qui, passeranno in pratica, tutte le questioni che riguarderanno la sicurezza delle infrastrutture critiche italiane e anche tutte le iniziative per rafforzarla. Vigilerà sull’efficienza dei sistemi informativi della P.A. e delle imprese, si occuperà di tutto ciò che riguarda la “difesa” lasciando la parte di intelligence d’attacco ai servizi; Dis, Aisi e Aise.
Gabrielli, nella mattinata di ieri, ha illustrato il decreto della nuova agenzia al Copasir, che lo esaminerà. Poi, toccherà il passaggio per la conversione in legge in Parlamento. Solo dopo, presumibilmente tra agosto e settembre, si identificherà chi andrà a dirigere l’agenzia (ad oggi, secondo testate di settore, il nome in pole è del vicedirettore del Dis, Roberto Baldoni). La nuova agenzia, proprio come l’Istituto italiano di cybersicurezza (Iic) pensato ai tempi del governo Conte, resta sotto la sorveglianza di Palazzo Chigi, ma vengono meno due elementi: la contiguità con i servizi, che avrebbe potuto generare zone d’ombra nella sua gestione, e la forma di fondazione privata, che in quella posizione era necessaria per velocizzare i processi. Ora l’agenzia diventa entità “autonoma”, di diritto pubblico e dotata di maggiore libertà.
Nel decreto sono contenute tutte le funzioni dell’agenzia: dalla stesura annuale della “strategia nazionale di cybersicurezza” all’accentramento dell’iter sulla certificazione di sicurezza cyber che sarà quindi tolto dal ministero dello Sviluppo Economico insieme al Centro di valutazione e certificazione nazionale (Cvcn). Avrà poi la responsabilità del cosiddetto perimetro cyber (semplificando molto, l’insieme delle regole di sicurezza che i diversi attori italiani devono rispettare). Proprio come l’Iic, sarà il punto di coordinamento della rete di centri comunitari da cui si dovrebbero muovere i fondi dei programmi Ue che valgono 5 miliardi di euro in totale.
Nascono poi due nuovi organismi. A Palazzo Chigi ci sarà il Cics (Comitato interministeriale per la cyber-sicurezza) che coinvolgerà nove ministeri (Esteri, Interno, Giustizia, Difesa, Economia, Sviluppo economico, Transizione ecologica, Università, igitale) e sarà presieduto dal premier con compiti di “alta sorveglianza”. Accanto, il “Nucleo per la cybersicurezza” che avrà funzioni di supporto dell’agenzia e di cui faranno parte anche funzionari di Dis, Aise, Aisi, il consigliere militare del premier e un esponente del Dipartimento della Protezione civile.