Che fare? È probabilmente questa la domanda che per tutto il giorno si saranno fatti al Cts e al ministero della Salute. Già, perché dell’annunciato “parere tecnico” con cui il Cts stesso avrebbe dovuto bloccare le somministrazioni del vaccino AstraZeneca agli under 60 (o addirittura 50 o 40) dopo il caso della 18enne genovese morta dopo l’iniezione e le conseguenti polemiche del mondo scientifico sulla messa a disposizione dei giovani di un vaccino raccomandato per gli over 60, al momento in cui il giornale va in stampa, non c’è ancora traccia.
“Stiamo discutendo in queste ore – aveva detto in mattinata Giorgio Palù, presidente dell’Agenzia italiana del farmaco e membro del Cts – l’Aifa il suo parere l’ha dato, ieri ci siamo riuniti con il Cts, ma credo che adesso la responsabilità, sia del parere che della comunicazione, spetti al ministero della Salute. Noi abbiamo una regola di condotta e posso anticipare che su questo sarà il ministro a pieno titolo a dire quale sarà la decisione”.
Poco dopo, lo stesso ministro Roberto Speranza in Senato: “Il 7 aprile – ha detto – il ministero ha raccomandato l’uso preferenziale del vaccino AstraZeneca agli over 60 e Aifa ha ribadito che il profilo beneficio-rischio è più favorevole all’aumento dell’età. Queste valutazioni saranno sicuramente considerate nel prossimo parere del Cts”. E sul tavolo c’è anche la questione dei richiami
Nell’attesa, le Regioni si sono mosse in autonomia. La Campania ha revocato l’open day di ieri sera: “Quelli con Astrazeneca sono bloccati – ha detto il presidente Vincenzo De Luca – Non abbiamo avuto grandi problemi, ma è per ragioni di prudenza”. La Sicilia ha sospeso in via cautelativa le iniezioni di AstraZeneca sotto i 60 anni, mentre non risulta che il Lazio abbia ancora bloccato la sua open week over 18 di AstraZeneca con ticket virtuale. Altri, invece, come Friuli-Venezia Giulia, Veneto e Sardegna, ne approfittano per rivendicare la scelta di non aver mai ceduto alla tentazione di svuotare i magazzini AstraZeneca: “Metà delle dosi che ci sono arrivate sono su un binario morto”, dichiara il presidente del Veneto Luca Zaia, alludendo alle ultime consegne di Az. Argomento che tuttavia non preoccupa il sottosegretario alla Salute Andrea Costa: “L’80% dei vaccini che arriveranno nei prossimi mesi – assicura – sono a mRna (Pfizer e Moderna, ndr)”.
Ieri, intanto, l’Aifa, con qualche giorno di ritardo, ha diffuso il Quinto rapporto sulla sorveglianza dei vaccini Covid-19. Al 26 maggio risultano 204 segnalazioni di eventi o reazioni avverse ogni 100 mila somministrazioni, per la maggior parte non gravi. Il prodotto più utilizzato, Pfizer, è anche il più “segnalato”, ma il vaccino con il tasso più alto di eventi in proporzione alle dosi somministrate è AstraZeneca (236 ogni 100 mila contro i 214 di Pfizer). L’età media delle persone che hanno avuto un sospetto evento avverso è 48 anni, ma l’incidenza maggiore si registra nella fascia 20-29 anni. Tra gli eventi avversi gravi di AZ, com’è noto, rientrano le trombosi cerebrali e/o venosi in sede atipica, segnalati nell’ordine di 1 caso ogni 100 mila dosi, in linea con quanto osservato a livello europeo.
Al 26 maggio, su oltre 32 milioni di dosi somministrate, sono stati segnalati 328 casi “con esito decesso”: 213 legati a Pfizer, 58 a Moderna, 53 ad AstraZeneca, 4 J&J. Il tasso su 100 mila più alto è di gran lunga quello di Moderna (1,99), seguono Pfizer (0,96) e la coppia AZ e J&J (0,79). Insomma, il vettore virale non è più pericoloso. Può esserlo, però, se iniettato in giovane età. E nelle ultime tre settimane lo hanno ricevuto quasi 160 mila ragazzi tra i 18 e i 29 anni.