La proposta Ue per agevolare le licenze obbligatorie per i vaccini Covid-19, che sarà discussa oggi e domani al WTO, è retorica politica che non risolve le carenze di approvvigionamento nel Sud del mondo. Questa almeno è l’opinione di numerosi esperti di diritto e commercio internazionale: ” La mossa della Commissione europea non è altro che una tattica diversiva per bloccare i negoziati sulla richiesta di Sudafrica e India volta a sospendere i brevetti sulle tecnologie sanitarie per combattere il virus ”, accusa Brook K. Baker, Professore al Northeastern di Boston. U. School of Law and Health GAP (Global Access Project) Senior Policy Analyst.
L’Ue, insieme a Regno Unito e Svizzera, si oppone a una deroga generalizzata alle regole del Trattato che tutelano la proprietà intellettuale (TRIPs). L’iniziativa, prevista dall’art. 9 dell’Accordo di Marrakesh che nel 1994 ha istituito il WTO, sta guadagnato terreno grazie al supporto recentemente annunciato da Stati Uniti e Cina. E ora l’esecutivo di Bruxelles, insieme ai 27 Stati membri che con esso concordano la posizioni comuni da presentare in sede WTO, cerca di correre ai ripari.
Il testo di compromesso, reso noto venerdì scorso, ha scavalcato lo stesso Parlamento europeo, che voterà alla Plenaria di mercoledì sul controverso tema dei brevetti, pur avendo in tema commerciale solo un ruolo consultivo. Sfuma così l’appello degli eurodeputati – in particolare quello di Tiziana Beghin, capo delegazione del Movimento 5 Stelle – che chiedevano alla Commissione di tenere conto del parere dell’Europarlamento nella sua posizione ufficiale.
“Tutto ciò che offre il piano Ue è già chiaramente autorizzato dall’Accordo TRIPs e dall’annessa Dichiarazione di Doha”, spiega Brook. Già secondo le disposizioni vigenti, i Paesi che hanno bisogno di importare medicinali da terzi possono definire cosa costituisca un’emergenza (e il Covid-19 certamente lo è), non devono tentare di negoziare accordi volontari con i titolari dei brevetti prima di ricorrere alle licenze obbligatorie in caso di emergenze sanitarie e devono in ogni caso pagare royalties adeguate.
Insomma, l’Ue si limita a suggerire chiarimenti interpretativi che, peraltro, potrebbero risultare controproducenti: “Vi è il rischio che durante le trattative le flessibilità previste attualmente dal TRIPs possano essere ulteriormente ridotte perché, di fatto, l’Ue propone agli altri membri del WTO di discutere questioni precedentemente concordate, il che rischia di riaprirle”, dichiara Ellen ‘t Hoen, Direttrice del centro studi Medicines Law & Policy. Altra raccomandazione ridondante nel documento della Commissione è che, nelle circostanze di una pandemia, un produttore terzo possa elencare in un’unica notifica al WTO tutti i Paesi dove intende esportare le dosi da produrre tramite licenze obbligatorie. “Non c’è nulla nella formulazione dell’articolo 31 bis del TRIPs (che regolamenta le licenze obbligatorie per l’esportazione) che impedisca notifiche per conto di più Paesi importatori ”, commenta Brook.
Inoltre, le misure indicate dall’Ue non sarebbero automaticamente attuabili. A oggi, molti Paesi non hanno recepito le norme dell’articolo 31 bis e dovrebbero farlo ora. C’è di peggio. A causa del numero di componenti brevettati utilizzati nei vaccini (in particolare quelli basati sull’avanzata tecnologia mRNA) e delle forniture limitate, potrebbe essere necessario richiedere innumerevoli licenze in diversi Paesi solo per accumulare i pezzi necessari per fabbricare le dosi vaccino destinate ai paesi bisognosi.
Infine, a differenza dell’esenzione generale respinta dall’Ue, le licenze obbligatorie non comportano il rilascio di informazioni riservate, segreti commerciali, dati normativi e materiali biologici. Questi elementi sono fondamentali affinché i produttori terzi abbiano accesso al know-how necessario per avviare le loro attività produttive. Senza contare che ciascuna notifica di export deve specificare le quantità esatte, pertanto sarebbero necessarie ulteriori notifiche per ogni consegna. Inoltre, i Paesi importatori dovrebbero coordinarsi per garantire una domanda sufficiente per incentivare un produttore terzo ad avviare la pratica per ottenere il rilascio delle diverse licenze necessarie.
“L’Ue pretende che questi problemi di notifica e cooperazione non esistano e che le flessibilità TRIPs esistenti siano sufficienti, quando invece non lo sono”, puntualizza Brook. Oltre a non presentare elementi di novità, la semplificazione proposta dall’Ue risulta insufficiente a far fronte in tempi rapidi a una sfida globale come l’attuale pandemia, perché il ricorso alle licenze obbligatorie implica ritardi e complesse procedure amministrative che dipendono da ciascuna legislazione nazionale”, conclude Sara Albiani, consulente internazionale sulla salute della Ong Oxfam.