Non so a voi, ma a me qualcosa non torna. Leggo i giornali, guardo la tv, do un’occhiata a Twitter e mi convinco che il Movimento cinque stelle sia ormai scomparso. Il brutto video di Beppe Grillo sull’inchiesta per violenza sessuale contro suo figlio, sommato alle dispute con Davide Casaleggio e l’eterna attesa per l’arrivo ai vertici del Movimento di Giuseppe Conte, è roba che ucciderebbe anche un toro. Anche perché, per il 90 per cento abbondante degli opinionisti, i pentastellati sono degli scappati di casa, incapaci, incoerenti e inconcludenti.
Se le cose stanno così, in un paese normale non li dovrebbe votare più nessuno: altro che il 17 per cento ottenuto con (la scoppola) delle Europee. Il loro destino dovrebbe essere al massimo un poco appassionante testa a testa con Italia Viva. E invece ogni volta che viene pubblicato un sondaggio quei maledetti (da tutti) sono sempre lì. Intorno al risultato delle Europee e qualche volta addirittura di più: Emg per la trasmissione Rai Agorà li dà addirittura al 18,4 per cento, terzo partito in un fazzoletto con Lega e Fratelli d’Italia, seguiti dal Pd al 16,9. Ancora più incomprensibile è ciò che accade a Roma.
Tutti ripetono che Virginia Raggi è il peggior amministratore di Capitale dai tempi di Nerone. Che la città fa schifo, che ha asfaltato il Tevere e non asfaltato le strade. Eppure quando la Repubblica, che non è mai tenera con la sindaca, commissiona a Izi una rilevazione, salta fuori che il 26,9 per cento dei romani la voterebbe ancora al primo turno, mentre solo il 23 per cento sceglierebbe Guido Bertolaso e appena il 18,5 per cento si schiererebbe con Roberto Gualtieri.
Poi c’è Giuseppe Conte. Il quale dovrebbe essere morto e sepolto: in tv sono pochissimi quelli che non lo accusano di essere responsabile della pandemia, della crisi economica, delle lentezze nella campagna di vaccinazione. Ma se guardi i sondaggi scopri che sebbene Conte sia pressoché scomparso dalla scena politica da tre mesi, resta per tutti gli istituti, tranne uno, il leader più amato dagli italiani. E che, secondo Piepoli, con il suo 58% di fiducia addirittura se la gioca con Sergio Mattarella (62%) e Mario Draghi (59%).
A questo punto non posso che avanzare tre ipotesi. La prima è quella classica: i sondaggi non servono a nulla, sono solo soldi buttati da parte di chi li commissiona e gli istituti di ricerca vanno tutti chiusi per abuso della credulità popolare. La seconda riguarda invece gli elettori. Come sosteneva Silvio Berlusconi quando parlava di chi votava a sinistra, tra di loro abbondano i co***oni. O quantomeno esiste un folto gruppo di italiani animati da forti tendenze masochistiche. Da irresistibili pulsioni che spingono a scegliere chi fa loro del male e li delude di continuo.
La terza ipotesi si incentra invece sugli opinionisti e molti giornalisti: i co***oni sono loro che scambiano le speranze loro e dei loro editori con la realtà, trasformando così la loro professione in un puro esercizio, non di cronaca e di analisi, ma di propaganda.
Intendiamoci, Fatti Chiari non sposa nessuna di queste ipotesi. Semplicemente le elenca perché chi legge se ne possa ricordare al momento opportuno. Il sottoscritto attende invece divertito le prossime elezioni. Che, come sempre, non saranno il giudizio di Dio, ma che forse ci serviranno per capire a chi spetta questa volta la palma del co***one.