Secondo alcuni autorevoli economisti la crisi economica innescata dal coronavirus Sars-Cov-2 è la più grave dall’inizio del modo di produzione industriale nella seconda metà del Settecento. Alla fine di dicembre del 2020 la Commissione europea ha stimato che rispetto al 2019 il Pil dei Paesi dell’Eurozona sia diminuito del -7,8% (Italia: -8,9%, Germania: -5,6%, Spagna: -12,4%, Francia: -9,4%). Negli Stati Uniti il calo è stato del -3,5%, il maggiore dal 1946. Secondo le stime elaborate dall’Ocse, nell’outlook di dicembre 2020, il Pil mondiale è diminuito del -4,3%. Contrazioni così grandi del prodotto interno lordo non si erano mai verificate. L’anomalia dipende dal fatto che questa non è una crisi di sovrapproduzione come le altre che l’hanno preceduta. Non è stata causata da una insufficienza della domanda a fronte di un’offerta crescente di merci, che abbia costretto a ridurre la produzione e a licenziare la manodopera eccedente, provocando un’ulteriore diminuzione della domanda. È stata causata dal fatto che la chiusura in casa delle persone e il blocco delle attività produttive per contenere la pandemia, hanno comportato una diminuzione sia della produzione, sia della domanda di merci. Se quella che stiamo vivendo non è una crisi di sovrapproduzione, ma da sovraconsumo di risorse e da sovrapproduzione di rifiuti non metabolizzabili dalla biosfera (…), probabilmente le politiche keynesiane finalizzate ad accrescere la domanda aumentando la spesa pubblica in deficit sarebbero controproducenti. Se la crisi è stata innescata da una zoonosi, provocata dalla distruzione di un ambiente selvatico per estendere la superficie della terra antropizzata e accrescere la produzione di merci, un sostegno alla domanda per far ripartire la crescita economica rafforzerebbe le cause che provocano le zoonosi. Non a caso il presidente degli Stati Uniti in carica nell’anno in cui è scoppiata la pandemia, Donald Trump, ha sostenuto che il virus sia stato selezionato in un laboratorio biochimico militare cinese, anche se i servizi segreti incaricati di trovarne le prove, hanno dichiarato pubblicamente che si tratta di un’ipotesi infondata. Se, infatti, la pandemia fosse stata causata da un virus selezionato in laboratorio, il sistema economico e produttivo capitalistico non ne sarebbe la causa, per cui, dopo aver superato la fase acuta, si potrebbe ricominciare a produrre e consumare come prima. Se invece fosse stata causata da una zoonosi, non sarebbe infondato supporre che una ripartenza dell’economia senza cambiamenti sostanziali rispetto alle sue caratteristiche pre-pandemia non durerebbe a lungo, ma verrebbe arrestata di nuovo da un’altra pandemia, o dalla pandemia al rallentatore dell’effetto serra. E le conseguenze sarebbero ancora più gravi.
Non se ne abbiano a male i keynesiani, ma la grandezza di Keynes è stata d’immaginare una soluzione alle crisi di sovrapproduzione ritenuta eretica dagli economisti suoi contemporanei. Chi si limita a riproporre le sue indicazioni, di rilanciare la domanda aumentando la spesa pubblica in deficit per superare una crisi che non solo non è di sovrapproduzione, ma si svolge in un contesto sociale e ambientale completamente diverso rispetto ai suoi tempi, imita ciò che lui ha fatto, non il metodo che ha seguito per farlo. Ciò che ha fatto potrebbe essere inadeguato alla situazione attuale, mentre è sempre valido il metodo (…). Negli anni Trenta del secolo scorso, la specie umana era composta da 2 miliardi di individui, oggi da 7,8 miliardi (…); la concentrazione di anidride carbonica nell’aria era di poco superiore alle 270 parti per milione, che non aveva mai superato in 8.000 secoli, mentre alla fine di maggio 2020, dopo 90 anni, è arrivata a 417,9 parti per milione e l’effetto serra ha raggiunto livelli preoccupanti; negli oceani non galleggiavano masse di poltiglia di plastica grandi come gli Stati Uniti (…); la calotta artica e i ghiacciai non si stavano sciogliendo (…). Fino agli anni Cinquanta del secolo scorso, c’erano margini per accrescere il consumo di risorse, oggi non più.
Se l’attuale crisi economica è stata scatenata da scelte obbligate per contrastare la pandemia, per far ripartire l’economia senza aggravare la crisi ecologica occorre investire nelle tecnologie e nei settori produttivi che consentono di ridurre il consumo delle risorse e l’inquinamento per unità di prodotto e in valori assoluti, garantendo al contempo un ben-essere reale a un numero sempre maggiore di esseri umani invece di un tanto-avere senza limiti spacciato per benessere a una loro percentuale limitata. Sembra un’impresa impossibile, ma non lo è, se si avrà il coraggio e la lungimiranza di costruire una società, un modello di economia e un sistema di valori diversi da quelli che hanno fatto maturare progressivamente le condizioni di questa crisi.