L’inchiesta dei magistrati di Milano sul caso camici, dopo gli ultimi interrogatori, è arrivata a uno snodo cruciale. Nel fascicolo, è noto, risulta indagato anche il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, accusato di frode in pubbliche forniture, come pure il cognato Andrea Dini, titolare della Dama spa. Nella giornata di venerdì diversi protagonisti della vicenda sono stati chiamati in gran segreto negli uffici della Guardia di finanza in via Fabio Filzi per essere interrogati come testimoni. Tra loro il vice segretario generale della Regione, Pier Attilio Superti, sentito anche su una riunione riservata che si è tenuta la mattina del 19 maggio 2020 ai piani alti del nuovo Pirellone negli uffici di presidenza. Si tratta, secondo la ricostruzione della Procura, dell’atto decisivo – e fino a oggi inedito – che metterà il sigillo finale sulla decisione di trasformare in donazione la fornitura di 75mila camici affidata da Aria (la centrale acquisti della Regione) a Dama il 14 aprile 2020. Un atto cui farà seguito, il giorno successivo (il 20 maggio), un’email di Andrea Dini all’allora dg di Aria, Filippo Bongiovanni, anche lui indagato, nella quale viene formalizzata da un lato la donazione dei 49mila camici fino a lì consegnati e dall’altro lo stop nella fornitura dello stock rimanente. Fatto che farà scattare l’accusa di frode.
Dagli atti d’indagine emerge che a quella riunione era stata invitata Roberta Dini, moglie di Fontana e sorella di Andrea Dini. L’obiettivo, sarà poi confermato dai testimoni, era quello di discutere della situazione con lady Fontana. In realtà – è l’ipotesi dell’accusa – quella riunione serviva per dare l’ok definitivo alla donazione. Alla fine Roberta Dini non si presenterà e al suo posto manderà Paolo Zanetta, direttore di produzione di Dama che è stato a lungo interrogato venerdì anche lui come testimone e che per la Procura “ha ricoperto un ruolo attivo nell’intera vicenda (…) in relazione” anche “alla trasformazione della fornitura in donazione”. Zanetta confermerà la sua presenza in Regione il 19 maggio. Con lui, è stato accertato dall’inchiesta, oltre a Superti, sono presenti diversi alti dirigenti della Regione molto vicini al governatore Fontana. Ci sono tutti, tranne il presidente il cui cellulare quel giorno, è ricostruito dai pm, aggancia una cella differente da quella che insiste sulla Regione anche se poco lontana. Altro assente importante è proprio Aria. Né Bongiovanni né altri dirigenti della centrale acquisti partecipano alla riunione. Un dato importante per la Procura e che, secondo l’ipotesi dell’accusa, ancora una volta dimostra come la vicenda dei camici abbia visto “il diffuso coinvolgimento di Fontana”, con i vertici di Aria che eseguono le direttive. Come avviene, tra il 18 e il 19 maggio, quando ancora Superti sollecita Bongiovanni a inviare l’iban di Dama perché Fontana intende bonificare al cognato 250mila euro per risarcirlo. Bongiovanni invia l’iban oltre al calcolo dei camici già consegnati e cioè 49mila meno i 6mila arrivati ad Aria due giorni prima e che Dini e la sorella, secondo gli atti, volevano riprendersi. Tanto che Andrea Dini scrive alla sorella: “Stamattina consegnati 6.000 camici. Almeno quelli possono essere resi”. Lady Fontana è perentoria nel rispondere: “Lunedì si recupera tutto quello che si può”. Il caso dei 6.000 camici, secondo la ricostruzione dei pm, arriverà alle orecchie di Fontana. La circostanza emerge dalle chat sul cellulare di Roberta Dini.
Torniamo al 19 maggio. Se quella mattina, con la Lombardia che esce faticosamente dal primo lockdown, viene presa la decisione finale, altri tavoli ristretti vanno in scena a partire dall’11 maggio, quando al 35° piano della Regione Bongiovanni incontra l’assessore al Bilancio Davide Caparini e il capo segreteria di Fontana Giulia Martinelli. Qui il conflitto d’interessi diventa chiaro anche ai dirigenti più vicini al presidente. Il giorno dopo il governatore vedrà Bongiovanni per ricostruire la vicenda. Il 16 maggio, tre giorni prima del vertice decisivo, Andrea Dini scrive al fido Zanetta: “Tutti sono nella lista fornitori, gli unici coglioni siamo noi”. Zanetta risponde: “Ma lo mandi a cagare e fatturiamo lo stesso”. Il cognato di Fontana conclude: “Non posso”. Il 21 maggio poi, con la donazione definitiva, Fontana incontra nel suo ufficio Bongiovanni e il segretario generale della Regione Antonello Turturiello.