Ci sono due punti del verbale di Anna che molto probabilmente verranno utilizzati dagli avvocati dei quattro ragazzi indagati per sottolineare le contraddizioni del racconto di S.J. e minarne la credibilità. Due dettagli apparentemente secondari, che però, nella ricostruzione difensiva, si aggiungono a un quadro in cui non mancano incongruenze e qualche ombra. Il primo elemento riguarda la data dei messaggi scambiati sulla pillola del giorno dopo: la versione di Anna smentisce la tempistica riferita da Silvia e il viaggio alla farmacia di Palau il giorno dopo la serata del Billionaire. In quel lasso di tempo, vari giorni, secondo le difese dei quattro indagati, la vita della ragazza sembra andare avanti apparentemente senza scosse, fino all’arrivo in Sardegna della madre (sebbene questo comportamento potrebbe essere indice di un tentativo di rimozione tipico di molte vittime di abusi). Il secondo riguarda la collocazione di tutti e quattro i ragazzi sulla scena della violenza di gruppo. In realtà, dalle testimonianze e anche dal video, sembra sganciarsi da quel momento della serata Francesco Corsiglia, che dice di aver avuto un rapporto consenziente con Silvia e di essersi poi addormentato. Corsiglia non compare nemmeno in foto e video successivi.
A questo si aggiungono altre due considerazioni. La prima riguarda il messaggio mandato da Silvia all’istruttore di kitesurf: “Ho fatto una cazzata”, “da cinque dita sulla faccia”. Parole che possono essere interpretate in chiave difensiva (la giovane potrebbe far riferimento a una situazione sfuggita al suo controllo) tanto quanto accusatoria (si potrebbe colpevolizzare per essersi messa in una condizione di pericolo). E ancora: ai pm Gregorio Capasso e Laura Bassani Silvia ha negato di aver baciato Grillo sui divanetti della discoteca, un fatto riferito invece dall’amica Roberta (R.M.) e da A., l’amico che ha lasciato il locale prima di loro.
A pesare invece sui quattro ragazzi, a vantaggio della posizione delle parti offese, ci sono sostanzialmente tre elementi. Il primo è la minorata difesa: il consumo di alcol della ragazza, ammesso dallo stesso Vittorio Lauria durante un’incauta intervista rilasciata a Fabrizio Corona, rischia di essere il punto di caduta di tutte le congetture. Va dimostrato, ovviamente. Ma se emergesse che Silvia era ubriaca cadrebbe la possibilità che possa aver espresso un vero consenso, a prescindere da ciò che mostra il video di alcuni atti sessuali girato dagli stessi ragazzi (foriero di altri potenziali reati). Il secondo elemento riguarda il passaggio dal primo rapporto, che coinvolgeva il solo Corsiglia, a quello di gruppo, che introduce l’elemento della superiorità fisica e numerica. Terzo e ultimo punto nodale: le foto che Grillo, Capitta e Lauria sono accusati di essersi scattati in pose oscene addosso a Roberta, mentre la ragazza dormiva, da sole valgono la contestazione di un’altra violenza sessuale.
Quello che è certo è che quello di Tempio Pausania si preannuncia un processo molto difficile, non solo per la pressione e l’esposizione che accompagna la vicenda. In aula potrebbe andare in scena un copione in parte anticipato sui media, con una lotta durissima tra accusa e difesa che rischia di travolgere tutti i giovanissimi protagonisti e le loro famiglie.