Un vero e proprio processo da parte della commissione di Vigilanza a Franco Di Mare, direttore di Raitre, sia per la vicenda Fedez sia per il caso Report, con l’incontro in autogrill mandato in onda dal programma tra Matteo Renzi e Giacomo Mancini. E Di Mare, su Fedez, usa ancora parole molto forti, negando qualsiasi tentativo di censura da parte della Rai, e parlando di “manipolazione”, “imbroglio”, “bugie” e “complotti” da parte dell’artista. Accuse forti che, secondo diversi parlamentari della Vigilanza, dovrebbero avere come conseguenza, se avesse ragione Di Mare, una denuncia alla Procura. “Fedez ha manipolato completamente la realtà tagliando la telefonata con gli autori e la vicedirettrice Ilaria Capitani con l’obbiettivo di far passare la Rai come azienda che pratica la censura”, ha detto Di Mare.
L’appuntamento è attesissimo, tant’è che all’inizio non c’è nemmeno posto per tutti. Di Mare all’inizio ricostruisce la vicenda del Primo Maggio, spiegando che la tv pubblica acquista l’evento che è totalmente organizzato da Cgil, Cisl e Uil e dalla società iCompany di Massimo Bonelli. Secondo Di Mare, venerdì pomeriggio Bonelli, dopo aver letto il testo di Fedez, con una mail avvisa Capitani. A questo punto la vicedirettrice di Raitre dice che secondo lei il testo è inopportuno, ma che comunque la scelta sul da farsi e le eventuali responsabilità non sono dell’azienda, ma di chi organizza. Poi venerdì sera va in scena la famosa telefonata, quella in cui Bonelli parla di “un sistema” e alla fine interviene anche Capitani. “La Rai aveva tutto il diritto di vedere il testo, ma non l’ha fatto, il testo di Fedez ci è stato mandato senza richiesta da parte nostra. Quella di Fedez è una manipolazione gravissima che ha gettato discredito sulla Rai e sulla sua onorabilità, con un danno d’immagine a livello internazionale”, afferma il direttore. Il risultato, secondo Di Mare, è che la Rai “sia stata crocifissa e condannata ancora prima che Fedez salisse sul palco”.
“Lei sta usando parole molto gravi. Se pensa sia stata operata una manipolazione, vada in procura e denunci”, fa notare, subito dopo, la dem Valeria Fedeli. Cosa che gli viene ripetuta anche da altri. “Se è convinto delle sue affermazioni, allora denunci”, ribadisce Loredana De Petris. “Tutta la storia è stata gestita malissimo. Lei se ne dovrebbe andare a casa a calci nel sedere”, s’infiamma Daniela Santanché. A metà, poi, quando prende la parola Davide Faraone di Italia Viva, piomba in commissione pure il caso Report-Renzi. “Lei imputa a Fedez quello che invece ha fatto tranquillamente Sigfrido Ranucci: ovvero procedere a un’operazione di taglio e cucito a un’intervista di un giornalista del programma a Renzi che mistifica l’accaduto. Per fortuna che poi Renzi ha pubblicato la versione integrale dell’intervista…”, attacca Faraone. Che, puntando il dito contro Di Mare per non aver accennato al caso Report nella sua lunga introduzione, chiede: “Vogliamo sapere chi è la donna che ha ripreso l’incontro all’autogrill, perché l’ha fatto e se lei reputa normale che un senatore della Repubblica venga spiato e un programma Rai mandi in onda in video che lo riprende abusivamente…”.
Poi tocca a Michele Anzaldi rincarare la dose. “Nell’incontro di Renzi all’autogrill non c’è assolutamente nulla di illegale, mentre con l’operazione di cucina che Report ha fatto si vuole indurre lo spettatore che chissà quali malefatte si stavano facendo, oltretutto sovrapponendo piani e storie diverse. Si è trattato di un’operazione di killeraggio contro un partito politico”, afferma l’esponente di Iv. Non c’è quasi nessuno, forse solo Primo Di Nicola su Fedez, che prende le difese di Di Mare. E l’audizione diventa una sorta di agonia fin oltre le dieci di sera.