La scienza e i suoi traguardi hanno sempre costituito una minaccia per le arti magiche e per le religioni. Il conflitto è sempre stato molto acceso dai tempi di Ipazia a Galileo e non ne sono esenti i nostri giorni. Al di là di episodi storici che oggi ci appaiono ridicoli, che la scienza debba essere libera è ormai il consenso internazionale. Purtuttavia è anche vero che, se non può riconoscere limiti di indagine, dall’altro, la sua applicazione imponga l’attenersi a un’etica essenziale. Ci riporta violentemente a tali riflessioni una pubblicazione di questi giorni che informa che sono stati ottenuti i primi embrioni chimera uomo-scimmia. Sono il risultato della ricerca pubblicata sulla rivista Cell, guidata dall’istituto americano Salk e condotta in collaborazione con la Cina, e nella quale cellule staminali umane sono state trasferite in embrioni di scimmia. Gli embrioni chimera hanno continuato a svilupparsi per 20 giorni. Tale ricerca è stata condotta per meglio comprendere le malattie legate allo sviluppo, attualmente impossibili da studiare, considerando il limite di 14 giorni alla ricerca sugli embrioni umani, e si inquadra nel grande sviluppo della medicina rigenerativa. Inutile dire che da parte di tanti ricercatori e anche dalla stessa rivista scientifica siano state avanzate molte perplessità sulle possibili future ricerche e utilizzazioni dei risultati. Credo che tale quesito debba spostarsi sul pensiero crociano del diritto di libertà, trasferito agli scienziati. Secondo Croce, la libertà non può essere mai conferita a un soggetto umano, così come non si può mai fare, di tutti gli esseri umani, dei liberi e degli eguali. La libertà insita nel pensiero scientifico va, secondo me, conquistata, non limitata. La ricerca deve essere libera, la sua applicazione, dipendente dal ricercatore, deve essere sempre nel rispetto dell’etica umana. È per questo che abilitare alla ricerca scientifica dovrà sempre essere un processo conquistato attraverso una preparazione culturale.