Per i piani alti di Viale Mazzini è stato un gesto di cortesia istituzionale. E per l’Autorità per le comunicazioni, che quel beau geste ha molto apprezzato, il problema non si pone: che un dirigente dell’azienda del servizio pubblico televisivo vada in prestito come capo di gabinetto all’Agcom, non configura neppure potenzialmente alcun conflitto di interessi. E così il giornalista Giorgio Giovannetti che per mamma Rai è da anni un pilastro (è arrivato a ricoprire alti incarichi come quello al Gr Parlamento), potrà ora godersi un’aspettativa di sette anni. Che trascorrerà come braccio destro di Giacomo Lasorella, neo presidente Agcom (e nella sua vita precedente, vicesegretario della Camera) e con uno stipendio da leccarsi i baffi: oltre 173 mila euro lordi all’anno più gli extra che gli spettano come dirigente di quella Autorità che ha poteri di controllo sul suo datore di lavoro.
Ma non è questione di vil danaro anche se lo stipendio è di un certo peso e pure gli altri benefit: l’Agcom, per dire, continuerà ad alimentare la sua attuale posizione Inpgi e Casagit ché a dispetto del nuovo incarico di capo di gabinetto, resta pur sempre giornalista anche se l’indennità di fine rapporto gli sarà liquidata bypassando il fondo di previdenza complementare della categoria. Stipendi, emolumenti e rimborsi spese a parte però, la questione Giovannetti chiama in causa ben altro aspetto: cosa sarebbe accaduto se il presidente dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni avesse chiesto a Mediaset di prestargli un capo di gabinetto? Non è che Lasorella non si sia posto il problema: prima ha interessato l’Anac che ha escluso l’incompatibilità di Giovannetti nel nuovo ruolo. Poi però al presidente è rimasto il dubbio. E così ha chiesto pure al comitato etico interno all’Autorità se fosse necessario adottare qualche precauzione, sicché comunque trattasi di un dipendente della Rai. Macché: tutto a posto, non sarà necessario porre alcun paletto. Al limite se proprio Giovannetti dovesse trovarsi in imbarazzo potrà sempre fare appello alla propria coscienza e dare prova della sua indipendenza da quell’azienda che resta casa sua. E dove tornerà, appena terminato il suo mandato in Agcom, fino alla pensione. In Rai l’aspettano a braccia aperte, va senza dire.
Anche se in pochi sapevano del suo trasloco: la sua aspettativa è stata decisa ai piani altissimi e “per assecondare una richiesta di Lasorella”. Ma qualcuno persino in Rai storce il naso: “Sarà pure tutto in regola, ma è una questione di opportunità: per tacere dell’aspettativa settennale legata al mandato di Lasorella: cosa assai anomala. Ma si può fare?”.