“La gioia dei tifosi interisti è più che comprensibile, lo dico da tifoso (seppur di un’altra squadra). Mi chiedo però perché a Milano, in Darsena o in Brera, sia necessario transennare le vie per evitare assembramenti e veicolare i flussi di persone e in piazza del Duomo possano riversarsi in migliaia in modo incontrollato”. Ad anticipare ieri ciò che sarebbe accaduto di lì a poco, con l’esplosione della gioia dei tifosi interisti per il 19° scudetto della squadra di Conte per le strade di Milano era stato su Facebook il segretario generale di Confcommercio Milano, Marco Barbieri, aggiungendo una critica: “Non voglio giudicare quale delle due scelte sia più giusta per contenere i contagi ma mi stupisce vedere come si usino pesi e misure diverse in una situazione di emergenza comune – ha scritto Barbieri –. Bar e ristoranti non possono aprire i loro locali, pur garantendo distanziamento e sanificazione, ma gli viene concesso il solo utilizzo dello spazio esterno. Parchi e piazze invece posso riempirsi in modo incontrollato e senza alcuna precauzione sanitaria”.
In effetti a vedere le immagini e i video della folla di trentamila tifosi esultanti soprattutto in Piazza Duomo, tra mascherine calate, abbracci e balli, la situazione è apparsa ieri fuori controllo, proprio nel giorno in cui l’Italia festeggiava il primo calo dei morti per Covid-19 negli ultimi sette mesi: 144 nelle ultime 24 ore su 9.148 casi. D’altra parte era stata la stessa società nerazzurra non appena conosciuto il risultato a chiedere ai tifosi di attenersi alle regole del governo anche “nel momento della festa di tutti gli interisti”. “Una gioia che si sprigiona genuina ma che invitiamo a esprimere nella maniera più responsabile possibile: siamo Campioni anche in questo”, era stato l’invito – inascoltato – dell’Inter. In barba alle norme anti-assembramenti infatti già pochi minuti dopo la fine di Sassuolo-Atalanta, che ha sancito la vittoria matematica dello scudetto, migliaia di tifosi dell’Inter hanno buttato giù le transenne anche davanti al monumento di Vittorio Emanuele e hanno invaso Piazza Duomo con i soliti cori contro Juventus e Milan, abbracci, salti e canti, mascherine abbassate e nessun distanziamento sociale. Mentre nel resto della città c’era chi festeggiava in macchina con clacson impazziti, bandiere e cori. Ma non è stato soltanto lo scudetto dell’Inter a restituire la voglia di “normalità” dopo le aperture del governo.
L’intero weekend del 1° maggio, sebbene il tempo non sia stato clemente per i festeggiamenti, è stato caratterizzato da numerose violazioni delle misure anti-pandemie. In tutta Italia sono state 93.096 le persone controllate il Primo maggio dalle forze dell’ordine: 1.965 quelle sanzionate, quasi il doppio del giorno prima e 177 denunciate (il 30 aprile erano state 30). Secondo il Viminale le verifiche anti-covid hanno riguardato anche 12.960 attività ed esercizi commerciali: 90 titolari sono stati sanzionati, 39 le chiusure.
Solo a Napoli sabato i carabinieri hanno multato 55 persone per non aver rispettato le norme anti-contagio. La gran parte perché non indossava la mascherina. Particolare attenzione è stata dedicata al rispetto del coprifuoco, che nei quartieri di Chiaia e Mergellina alle 22 non era stato rispettato con diversi pub, ristoranti e pizzerie che ancora servivano la clientela. Multe anche per chi è rimasto a consumare in strada cibi e bevande, anche dopo la chiusura delle attività, ma dopo le 22. A Roma sono state circa 50 le situazioni illecite multate dalla municipale nel weekend. Assembramenti, mancato uso della mascherina e vendita di alcolici oltre l’orario consentito le principali irregolarità. Una decina i minimarket sanzionati, di cui uno sottoposto a chiusura. Mentre 25 persone sono state multate per aver partecipato a due feste private: da quella nel bungalow appositamente affittato per l’occasione, a quella in centro con 14 persone.