Come cattivo si è guadagnato un posto di tutto rispetto nel pantheon televisivo (“a volte mi fermano e riconoscono per ruoli di anni fa”); come buono, romantico, frasi in love, carezze e sentimenti positivi ha toccato altri milioni di spettatori su Rai1 con Mina Settembre; quindi teatro, tanto teatro (“ogni tanto qualche collega mi viene a vedere, si stupisce delle mie qualità, e mi offre la sua ricetta per il futuro: ‘Dovresti fare cinema’”).
Giuseppe Zeno ha 44 anni, voce e atteggiamento di chi ha navigato nella vita, di chi conosce i tempi e la pazienza, e non è una metafora: “Mio padre aveva un peschereccio e dagli otto anni ho passato l’estate in barca; poi sono diventato ufficiale di Marina”.
È cresciuto a Ercolano, da lei definito “un teatro all’aperto”.
Tutta la zona è così, dove le dinamiche emotive investono la quotidianità; (ci pensa) a Ercolano avverti l’influenza diretta e indiretta del Parco archeologico, il valore di una storia, con l’unico problema, reale, di farla arrivare direttamente a tutti, di sfruttare gli insegnamenti di Gramsci quando parlava di nazional-popolare senza snobismo. D’identificazione.
Quando ha scoperto Gramsci?
(Tono stupito) Ma ho 44 anni!
Chi ha un riflettore su di sé spesso teme il potere delle proprie parole…
(Sorride) Diciamo che a volte mi sono trovato dei titoli di giornali improbabili; con il tempo ho imparato a stare più attento.
I suoi tanti ruoli nelle fiction l’hanno vincolata rispetto al cinema?
Una sera a un collega, grande talento, gli domandai: “Come mai ti sei legato alla soap opera?”. E lui, tranquillo, mi spiegò il confine: “Esistono attori che lavorano e attori che non lavorano. Io lavoro”. Questa lezione me la porto dietro, non la dimentico; (ci pensa) e poi quanti sono i film che negli ultimi tempi hanno creato o segnato dei ruoli?
Quali, secondo lei?
Forse Tre metri sopra al cielo con Scamarcio, La meglio gioventù, Romanzo Criminale, Le fate ignoranti e L’ultimo bacio.
Di questi, quale le sarebbe piaciuto?
Non ne sento la mancanza, e se non ne ho fatto parte, forse è perché non ero nel periodo giusto.
La preoccupa?
Arthur Miller, attraverso un suo personaggio, sosteneva: “Non è quello che fai, ma come lo fai”. Io cerco di mettere del rispetto nel mio lavoro, perché so quali sono stati i sacrifici, le ansie, le rinunce, e le paure.
Quali rinunce?
Dai 19 anni in poi, invece di divertirmi e studiare, lavoravo come cameriere fino alle due di notte, poi di giorno pensavo ai provini.
Una laurea a cosa sarebbe servita?
Magari a niente, però mi affascina la cultura, mi seduce.
Insomma, è passato da ruoli da super cattivo a super romantico come in Mina Settembre.
Eh, ma sono i cattivi a radicarsi maggiormente, sono loro a creare fascino nel pubblico.
Però Mina Settembre è stata da record…
In generale, all’inizio, il successo non se lo aspetta nessuno, non esiste una ricetta…
Detto questo.
Ho imparato a leggere i segnali, soprattutto quando si prova in teatro o si gira, e se c’è la giusta alchimia, se ci si diverte, se funzionano i meccanismi, allora tutto questo si trasmette all’esterno.
Però oramai la realtà di queste fiction è molto edulcorata, sembra tutto sempre perfetto, senza problemi.
La vita va anche romanzata.
La Piovra non c’è più.
In Mina Settembre l’abbiamo affrontata in maniera indiretta: se parliamo del disagio di una madre che non porta la figlia a scuola, ci occupiamo del fenomeno, dell’aspetto conclamato; e comunque la criminalità organizzata, oggi, si esprime meno attraverso la pistola e maggiormente con i “colletti bianchi”.
Un #MeToo al maschile, con lei c’è stato?
(Silenzio) Be’, in passato è capitato, però me lo aspettavo, e prima o poi pensavo potesse accadere; ho solo salutato, e me ne sono andato.
Le manca il mare?
Non tanto, ci ho passato veramente tanti anni
Esperto di pesce.
Senza esagerare: noi pescavamo gamberi e scampi, poi certo conosco la differenza tra un’orata e un dentice, ma non vado oltre.
Le basi.
(Ride) Allora so come sgamare se il pesce è di mare o d’allevamento; ho già dato, e tanto, quindi ora ne faccio volentieri a meno.
Non le manca nulla, di allora?
Solo la malinconia di quei momenti, quando stai in solitudine, quando sei obbligato a staccare il cervello dai perenni stimoli
Chi è lei?
Mi piacerebbe essere un artista, certamente sono un lavoratore e un padre di famiglia.