Il Quirinale nell’autunno 2020 è stato avvertito della circolazione dei verbali secretati della procura di Milano che parlavano della loggia massonica Ungheria in pieno stile P2. Ad avvertire il presidente Sergio Mattarella è stato Piercamillo Davigo. Una scena che per certi versi ricorda la scelta fatta dai giudici istruttori milanesi Gherardo Colombo e Giuliano Turone quando s’imbatterono negli elenchi della P2. Il punto è che, nel caso della P2, Turone e Colombo erano i magistrati che indagavano, mentre Davigo ha ricevuto verbali secretati usciti illecitamente dalla procura di Milano. Non sappiamo in che modo Davigo li abbia ricevuti. Il Fatto è però in grado di rivelare che della loro esistenza, circolazione e delicatezza del loro contenuto, Davigo mise al corrente il Mattarella. Un dato ancor più interessante per un altro motivo: il secondo anonimo inviato al Fatto – che decise di non pubblicare il contenuto dei verbali per non danneggiare l’indagine, non rendersi strumento di manovre torbide, e denunciare il tutto alla procura di Milano – è accompagnato da una lettera nella quale si sostiene che della vicenda era al corrente anche Stefano Erbani, consigliere giuridico di Mattarella.
Chi ha fatto circolare i verbali in questione poteva quindi sapere che Davigo aveva allertato il Quirinale. Il Fatto ieri ha rivelato che la Guardia di Finanza, su delega della procura di Roma, nei giorni scorsi ha perquisito Marcella Contrafatto, la funzionaria che fino all’ottobre del 2020 ha lavorato al Csm proprio Davigo. I verbali riguardano gli interrogatori resi da Piero Amara, ex legale esterno dell’Eni, coinvolto in più indagini che ha già patteggiato una condanna per corruzione in atti giudiziari. Amara ha parlato dell’esistenza di una loggia massonica, denominata “Ungheria”, sulla quale la Procura di Milano da circa due anni sta svolgendo accertamenti per verificare l’attendibilità delle sue dichiarazioni. Tra i presunti affiliati vi sarebbero alti magistrati e vertici di istituzioni – su questo l’attendibilità di Amara pare scarsa – e il condizionamento del Csm.
Ieri le procure di Milano e Perugia, guidate Francesco Greco e Raffaele Cantone, hanno comunicato di aver “congiuntamente trasmesso gli atti” sulla fuga di notizie “alla Procura di Roma con riferimento al luogo di consumazione del reato di rivelazione e utilizzazione di segreti di ufficio”. Greco e Cantone hanno spiegato che indagini “hanno permesso, con sicurezza anche documentale, di ricostruire compiutamente i fatti riguardanti le modalità con le quali alcuni verbali apocrifi (in formato Word), relativi ad attività secretata, sono entrati nella disponibilità di due testate giornalistiche, rispettivamente nell’ottobre 2020 e nel febbraio 2021”. I verbali secretati sono stati inviati per posta anche al consigliere del Csm Nino Di Matteo che, a sua volta, ne ha denunciato l’esistenza alla Procura di Perugia e ha dichiarato al Csm di temere che la loro circolazione sia legata a un “tentativo di condizionamento”.