L’ego è fuori luogo: “Io un’artista? Ma per favore, preferisco scomparire dietro i miei personaggi”; niente auto celebrazioni: “L’attore deve risultare una persona vuota, una lavagna sulla quale un regista può scrivere”. E non importa se nel curriculum i registi sono Ettore Scola, Pupi Avati, Giuseppe Tornatore e ancora Ettore Scola; non importa se ha recitato nei teatri più importanti d’Italia, se ha un ruolo da protagonista nella soap di Rai1 (Il paradiso delle signore) o se a Propaganda Live stupisce con monologhi comici.
Antonella Attili quasi si stupisce dell’attenzione: “Sembro scontrosa, in realtà non sono capace di prendere i complimenti. Mi imbarazzo”.
Nella sua professione crederci è fondamentale.
Per me l’esempio resta Mastroianni: sul set lo vedevo in disparte, tranquillo, seduto in attesa del suo momento.
Niente divismo.
Sono felicissima quando, dopo avermi riconosciuta, spesso aggiungono: “Ma è anche una bella donna!”. Vuol dire che sul set ero un’altra.
Ha frequentato l’Accademia?
Bocciata in tutte le scuole del regno, quindi sono autodidatta e resta una ferita indelebile della mia vita.
È ancora una ferita?
Sì, ma sono in buona compagnia insieme ad attori come Carmelo Bene e Piera Degli Esposti: forse con qualcuno si sono sbagliati; (ci pensa) Piera quando deve passare davanti all’Accademia, cambia strada.
Oggi tra i giovani c’è più o meno affezione al diventare attori?
Maggiore, perché i reality, e in generale questa società, dà la possibilità di intraprendere questa carriera partendo dal “chi sei”, senza formazione, e sono nate una serie di aspettative e degenerazioni basate su un’illusione; insomma, oggi chiunque più tentare, ma ciò non accade in nessun altro Paese europeo.
Cioè?
All’estero, se non esci da una scuola professionale, neanche puoi accedere ai provini.
Lei insegnerebbe in Accademia?
Me l’hanno chiesto, ma ogni volta mi metto in discussione e non mi sento abbastanza preparata per accettare; nella mia testa sono ancora un’apprendista.
Un’apprendista che ha lavorato con i maestri.
È una sensazione interna: la trovo una gran fortuna; comunque, non avendo frequentato una scuola, mi sento sprovvista di un metodo da trasmettere agli altri.
Qual è il suo metodo?
Totalmente istintivo, come una contadina che ha imparato da sola zappando la terra e non è figlia di una tradizione.
Per Dario Fo rubare è da geni, copiare è da coglioni.
Sono d’accordo.
A chi ha rubato?
A tutti, per fortuna sono una grande osservatrice e ho un buon orecchio; per questo detesto gli attori che improvvisano gli accenti perché non è solo una questione di applicazione, ma di studio: Volonté lo ha dimostrato.
A cosa punta?
La credibilità è la parte più importante di questo mestiere; l’85 per cento dei nostri attori sono personaggi più che interpreti, e lo replicano in film dopo film.
Secondo Lucrezia Lante della Rovere lavorano sempre i soliti otto o nove.
Cambiano i titoli, ma oramai li confondi; poi ci sono le eccezioni come Luca Marinelli ed Elio Germano e guarda caso entrambi hanno una vita ritirata.
Con un copione, cosa fa?
Questione epidermica, istinto; non sono un’intellettuale, mi annoio facilmente, ma se arrivo alla fine della lettura, allora non mi interessa il ruolo, l’importanza del film o se il regista è un novizio: mi butto.
E poi?
Studio da sola, utilizzo l’immaginazione e l’immaginazione non si alimenta con la dispersione, ma con la coltivazione personale del silenzio, delle letture, dei film; magari anche attraverso le riviste di arredamento legate al periodo storico, e poi quasi sempre mi ispiro a qualcuno che ho visto o che conosco.
Le manca il palco?
Tantissimo, è dove sono nata e dove amo tornare per ritrovare un po’ di purezza: è come immergersi nella varechina.
E così è accaduto con Propaganda Live.
Nella sua professione, cos’è sopravvalutato?
La stabilità. Un artista deve vivere nel pericolo di perdere qualcosa, altrimenti non crea niente; nei momenti floridi della vita è difficile essere artisti interessanti, meglio nella privazione, nel limite, nell’impossibilità.
La fermano per strada?
Qualche volta da quando ho un ruolo ne Il paradiso delle signore, perché sia la soap che il mio personaggio creano un’istantanea immedesimazione.
E…?
Alcune donne mi rendono partecipe dei loro problemi, arrivano a scrivermi il loro privato, la sofferenza amorosa.
E lei?
Non rispondo per non alimentare queste situazioni.
Chi è lei?
Una donna in ritardo. Tante situazioni le ho capite troppo tardi.