Un estratto del libro “Demolition Man”, scritto da Andrea Scanzi e pubblicato da Paper First in coedizione con Rizzoli. Il libro è disponibile in edicola.
La carriera politica di Matteo Renzi potrebbe riassumersi così. L’accoltellatore di Letta. L’accoltellatore di Marino. L’accoltellatore di Conte. Tre volte Giuda. Son soddisfazioni.
(…) Matteo Renzi è nato l’11 gennaio 1975. Boy-scout. A 19 anni partecipa alla Ruota della fortuna, dove vince poco più di 48 milioni di lire. Presidente della Provincia di Firenze dal 2004 al 2009. Sindaco di Firenze dal 2009 al 2014. Segretario del Pd dal 15 dicembre 2013 al 12 marzo 2018, eccezion fatta per l’esaltante intermezzo di Orfini, segretario ad interim per quasi tre mesi nel 2017. Presidente del Consiglio dal 22 febbraio 2014 al 12 dicembre 2016. Ministro dei Trasporti ad interim dal 20 marzo al 2 aprile 2015. Ministro dello Sviluppo economico ad interim dal 5 aprile al 10 maggio 2016. Capo di governo più giovane nella storia dello Stato italiano. Figlio di Laura Bovoli e Tiziano Renzi, rinviati a giudizio nel marzo 2021 con l’accusa di bancarotta fraudolenta ed emissione di fatture false. Tifa Fiorentina. Ex arbitro, la sua carriera non decolla per limiti atletici. Nel 1996 si batte a sostegno di Romano Prodi. Si iscrive poi al Partito Popolare e quindi alla Margherita.
Organizza la prima Leopolda nel 2010. Perde le primarie nel 2012 contro Bersani (terzo Vendola), vince le primarie del 2013 contro Cuperlo (terzo Civati). A febbraio 2014 accoltella politicamente Enrico Letta, che doveva stare sereno ma poi mica tanto. Pochi mesi dopo stravince le elezioni europee. Poi perde tutto quello che c’è da perdere, su tutte il referendum costituzionale del 4 dicembre 2016. Aveva detto che avrebbe smesso in caso di sconfitta, ma cambia idea come Mary Helen Woods per gli amici Boschi, da sempre facente parte del suo giglio magico. Si dimette, ma dopo un po’ nel Pd lo rivotano. Straperde pure le elezioni del 2018, ma non smette nemmeno stavolta. Si dimette una seconda volta (al rallentatore), reinventandosi conferenziere in giro per il mondo nonché apprezzatissimo divulgatore di storia dell’arte in tivù. Nei ritagli di tempo fa il “senatore di Scandicci”.
Uccide nella culla l’ipotesi di un governo Pd-M5S, andando da Fabio Fazio e aprendo le porte al governo Salvimaio, varando con ciò quella “politica del popcorn” consistente più o meno nel vedere il proprio Paese che si sfascia per poi chiosare “io l’avevo detto”. Quando Salvini si sbronza di mojito ad agosto 2019 e fa saltare il governo Conte I, dice che ora il governo coi 5Stelle si può fare. Poi, subito dopo averlo fatto nascere, esce dal Pd e fa nascere il partito ossimoro Italia Viva, sorta di bad company della politica italiana accreditata di percentuali elettorali lillipuziane.
Un giorno sì e l’altro pure bombarda il governo Conte II, col risultato di perdere ancora più consensi (ove possibile) e consegnare sempre più il Paese alla destraccia nostrana. Il 2 febbraio 2021, nel bel mezzo di una pandemia straziante, dopo due mesi di avvilente tira e molla, arriva a far cadere il governo, intestandosi poi i “meriti” della crisi politica più impopolare, inutile e imperdonabile nella storia della Repubblica. (…) Il periodo mussoliniano è stato il più tragico. Quello andreottiano il più oscuro. Quello berlusconiano il più squallido. Quello renziano il più ridicolo. Una bella carriera, dai.