Poiché, per legge, bestemmiare in pubblico è un comportamento illecito, e fino a poco tempo fa addirittura reato penale, mentre oggi potreste beccarvi una multa da 50 fino a 300 euro, l’ingegno italiano ha escogitato bestemmie aggirate con cui sfogare l’eccesso di rabbia senza dover subire pene pecuniarie. In Paesi meno cattolici, invece, bestemmiare è permesso, altrimenti si conculca il diritto alla libertà di espressione. Anche in nome di questa, qualche mese fa vi ho invitato a ricordare le bestemmie aggirate dell’infanzia, tipo “Dio svizzero”. Avete risposto in massa! Scelgo dunque fior da fiore. Michele Martoni: “Anni fa un mio compagno di liceo ci deliziò con un interessante ‘Dio scorretto!’, che detto in dialetto romagnolo assume una musicalità non da poco: ‘Dio scurètt!’”. Remo Paternoster: “In Trentino la bestemmia è un intercalare imprescindibile, pur senza raggiungere gli apici toscani o veneti. Anche da noi però ogni tanto si cerca di aggirarle con i vari ‘zio’ (cane, porco, ladro, boia) e ‘madonega’. Senza tralasciare i ‘sacramenta’, ‘sacranon’, ‘sacramantua’, ‘ostrega’, ‘ostregheta’, ‘ostizia’, ‘os-cia’. Ci sono poi i ‘diaolo can’, ‘diaolo porco e ‘porco Diaz’. Da ragazzo mi faceva ridere un’imprecazione inventata da un amico: ‘zio Bostik’”. Carlo Serra: “Un mio amico di Parma dice sempre ‘Dio veglione!’”. Gianluca Graziani: “Un’imprecazione geniale fu detta durante una partita del derby Antella-Grassina da un tifoso antellese contrariato da una decisione arbitrale: ‘Arbitroo!! Accidenti a te! Madonna deserta ogni due chicchi troia’. Leggendaria”. Alberta Tedioli: “Qui, appennino tosco-romagnolo e dintorni, si usavano ‘ziocanela’, ‘putanasburonaregina’, ‘iolomboia’, e ‘boiadesingoler’”. Annachiara Faieta: “In Abruzzo, in molte case c’è un quadro della Madonna a custodire il talamo nuziale: da qui nasce la minaccia ‘Mo se ne va la Madonna a cape lu lette!’ Tradotto: ‘Adesso se ne va la Madonna sopra il letto’. Io la trovo meravigliosa!”. Paolo Giuntini: “Di recente ho sentito un gentile e puritano ‘Madonna delle madonne!’”. Andrea Castagnini: “Il babbo di un mio amico di San Vincenzo (Livorno) era straordinariamente creativo in fatto di bestemmie. Ne ricordo una: ‘Madonna in su e in giù!’, indirizzata al maestro della banda che trattava male i musicisti. Poi diceva: ‘Se mi fa una parte così a me, piglio il corno, lo sgroviglio e glielo metto intorno al collo!’. Stupendo!”. Alessandro Zemella: “La bestemmia ricorrente di mio nonno, veneto della provincia di Rovigo, era ‘diocagón’. Usava anche ‘dio fàne’, parabestemmia diffusa anche nella vicina Romagna, dove, a volte troncata in diofà, l’ho sentita usare da tutti, bambinetti di sei anni compresi. In Romagna ricordo una grande diffusione di ‘diobò’: da quelle parti il boia dello Stato pontificio non era stato a lungo con le mani in mano. A Milano si usa dare del ‘sacrament’ alle persone, con il significato di tipo originale, balordo; la bestemmia viene spesso evitata con ‘sacranôn’ (lo fa anche Carlo Porta) o con ‘saforment’ (forment = grano). Nei campetti di calcio dell’oratorio ho sentito ‘porco di fiori’, come fosse una carta da gioco, e ‘porcodìghel’ (dighel = diglielo), la tipica parabestemmia milanese. A Milano addirittura capita di sentire ‘codìo, camadòna’, qualcosa a metà tra una bestemmia perfetta ed evitata. Propongo anche un gioco ai lettori: c’è un romanzo in cui ricordo di aver letto per esteso delle bestemmie: Viaggio al termine della notte di Céline. Ce ne sono altri?”. Bella idea! Romanzi con dentro bestemmie: chi ne conosce? Rinnovo inoltre l’appello alle Regioni del sud, che custodiscono tesori blasfemi di cui sarebbe solo egoista mantenere il segreto. Coraggio, diobò! (lettere@ilfattoquotidiano.it)