“Serve subito una legge contro i conflitti di interessi e le lobby”, perché le porte girevoli tra politica e aziende “minano la credibilità delle istituzioni”.
A dirlo è Giuseppe Brescia, deputato M5S e presidente della Commissione Affari Costituzionali alla Camera, che lo scorso anno ha elaborato un testo base – figlio delle proposte di legge della 5 Stelle Anna Macina e del dem Emanuele Fiano – che mira proprio a contrastare i consueti giri di poltrone tra pubblico e privato.
Presidente Brescia, in che modo il suo testo dovrebbe impedire i conflitti di interessi?
Prima di tutto c’è un controllo in ingresso, nel senso che la proposta prevede che chi viene nominato al governo non possa avere partecipazioni superiori al 2 per cento in imprese che operano in regime di monopolio o in concessione per conto dello Stato o degli enti locali, o ancora in settori strategici come per esempio la difesa, il credito, l’energia, le comunicazioni.
Nessun controllo sulle attività future di chi lascia il governo?
Sì, il testo prevede che per un anno non si possano ricevere incarichi in aziende private o enti pubblici, se non con previa autorizzazione dell’Autorità garante per la concorrenza e il mercato.
Nel caso di chi era al governo con Renzi, allora, non sarebbe possibile intervenire.
All’inizio noi del Movimento ci eravamo spinti un po’ più in là con il periodo di “cooling”, ma poi, dopo le varie audizioni, siamo arrivati a un anno di tempo. Voglio però precisare che non bisogna legiferare pensando a casi singoli, facendosi dettare le condizioni dagli ultimi avvenimenti: dobbiamo pensare a una legge lungimirante e concreta per gli anni a venire.
Avete pensato di inserire divieti anche per gli eletti, oltre che per i ministri?
Ci sono proposte del M5S che prevedono limitazioni anche per i parlamentari. Ma se vogliamo ottenere un risultato e arrivare all’approvazione, dobbiamo mediare e così abbiamo fatto. Se rimaniamo su posizioni estreme diventa controproducente, è inutile andare oltre l’immaginabile e non avere i numeri.
Quali resistenze avete incontrato finora?
Durante il governo Conte II eravamo riusciti a trovare un’intesa con Pd e LeU, ma non con Italia Viva, che durante le dichiarazioni di voto sul testo base era stata parecchio critica. Adesso, prima di fissare la scadenza per gli emendamenti, sarà necessario un confronto con la nuova, ampia, maggioranza.
Difficile che Lega e Forza Italia vi diano una mano. Confidate su una sponda dal governo?
Ho voluto subito incontrare la ministra Cartabia, che ha riconosciuto l’esigenza di intervenire sia sul conflitto di interessi che sulle lobby. Ho registrato forte sensibilità, come dimostrano anche le linee programmatiche che la ministra ha annunciato alla Camera. La strada per l’approvazione non è certo in discesa, ma vedremo che ruolo giocherà il governo.
Una legge sul conflitto di interessi la aspettiamo da decenni.
E ce lo ricordano ogni anno agenzie e enti specializzati, da ultimo il Greco (l’organo del Consiglio d’Europa che si occupa di lotta alla corruzione, nda). Ne va della credibilità della politica: dovrebbe essere chi ricopre ruoli pubblici a voler dimostrare che i suoi nuovi incarichi non sono frutto di altri interessi. Ci guadagneremmo in dignità e democrazia. Chi si occupa di queste cose sa perfettamente che serve una legge, ma poi fanno tutti orecchie da mercante.