Paolo Campinoti, l’imprenditore toscano che domenica scorsa si trovava in Bahrein insieme a Matteo Renzi, non ha solo la passione per i motori. Gli piace molto anche la Svizzera. Le società anonime svizzere, in particolare. A due passi dal confine, in Canton Ticino, il presidente di Confindustria Toscana Sud ha infatti parecchi interessi. È noto che fino a una decina di anni fa gestiva infatti la Pramac Swiss, attiva nel settore fotovoltaico, fallita lasciandosi alle spalle un buco da 144 milioni di franchi e 130 dipendenti. Il crac ha attirato l’attenzione dei magistrati della Confederazione elvetica, che nel 2014 hanno aperto un’inchiesta per bancarotta fraudolenta e altri reati finanziari nei confronti di Campinoti e di alcuni suoi collaboratori.
Ignota finora era invece un’altra azienda svizzera dell’imprenditore amico del leader di Italia Viva. Si chiama C-Invest SA, sede a Lugano. È una società anonima fondata nel 2007. Si occupa ufficialmente di compravendite immobiliari e gestioni di quote finanziarie. Il fatturato non è noto: in quella che fino al 2018 è stata la patria del segreto bancario, ancora oggi non è permesso leggere i bilanci delle imprese. I documenti disponibili raccontano però alcune coincidenze. L’impresa elvetica del rappresentante di Confindustria è vigilata dalla Dreieck Fiduciaria SA. È la stessa società a cui era intestata la scatola panamense Gleason SA. Lo raccontano gli atti dell’inchiesta della Procura di Milano sulla Lombardia Film Commission e sui commercialisti della Lega, Alberto Di Rubba, Andrea Manzoni e Michele Scillieri. In quel caso la fiduciaria Dreieck schermava proprio Scillieri: era lui il beneficiario della Gleason, secondo quanto ricostruito dai magistrati lombardi. Prima della Dreieck, ad amministrare la società svizzera di Campinoti c’era un altro nome noto alle cronache giudiziarie italiane: Davide Enderlin. È l’avvocato ed ex politico ticinese finito nello scandalo di Banca Carige e del suo allora presidente, Giovanni Berneschi. Enderlin era stato arrestato nel 2014 con l’accusa di aver riciclato in Svizzera parte del tesoro distratto da Berneschi all’istituto genovese: 23 milioni di euro usati per comprare quote di un hotel alla periferia di Lugano. Condannato in primo grado a cinque anni e sei mesi, poi assolto in Appello, il professionista ticinese è tornato sul banco degli imputati l’anno scorso dopo che la Cassazione ha stabilito che il processo di secondo grado è da rifare. Ma le sue grane giudiziarie non finiscono qui. Secondo quanto ricostruito dal Fatto, Enderlin è indagato attualmente anche in Canton Ticino insieme a Campinoti: l’inchiesta della magistratura elvetica sulla presunta bancarotta fraudolenta della Pramac Swiss è infatti ancora aperta.
Di certo l’imprenditore toscano – al Corriere della Sera ha assicurato che con Renzi in Bahrein non ha parlato di affari – a Lugano ha ancora molti interessi. La sua C-Invest SA, controllata dall’azienda di famiglia, l’italiana Ifc, è iscritta a bilancio per un valore di 2 milioni di euro. Non è chiaro se il merito sia proprio della società basata in Svizzera, dove le imposte sono notoriamente più leggere rispetto all’Italia, ma nell’ultimo bilancio disponibile (2019) Ifc ha messo a segno un risultato invidiabile. A fronte di un risultato operativo di 4,4 milioni, ha registrato utili netti per 4,3 milioni. Ha pagato insomma solo 57mila euro di tasse. Merito di una particolare voce del rendiconto, chiamata “altri proventi”. Quali siano precisamente questi altri proventi, però, nel bilancio dell’azienda di Campinoti non è spiegato.