Commissione Difesa: che ci fa lì Matteo?
Se io fossi senatore, di un qualsiasi gruppo politico, e tenessi alla dignità personale e dell’Istituzione in cui opero, e fossi assegnato alla commissione Difesa, alla prima riunione, presente Matteo Renzi, mi alzerei e me ne andrei. Motivazione: “Io non discuto di questioni di difesa nazionale, che possono essere anche delicatissime, di fronte a uno che prende soldi da un Paese totalitario”.
Enzo Marzo (critica liberale)
Dad, è ora di rispondere al disagio adolescenziale
Ho tre figli in età adolescenziale e vorrei esprimere la mia preoccupazione per la grave crisi che i ragazzi si trovano a vivere. Li vedo sempre più abulici, passivi, svuotati, ma è inutile chiedersi perché: la didattica a distanza è uno scempio, un’aberrazione della scuola, pur nella consapevolezza che è una necessità. Servirebbe il coraggio di rimetterci in discussione, di “perdere tempo” con e per i ragazzi, anche a costo di trascurare un po’ i programmi! Non disancoriamoli dalla realtà fornendo loro solo nozioni, ma diamo strumenti per attraversarla nella consapevolezza di ciò che intorno e dentro loro accade: facciamo in modo che questo passaggio storico sia l’occasione per una svolta verso il bene ed il progresso della società, non verso la sua regressione.
Marialisa Berti
Boldrini: più che Caf, un po’ troppe gaffe
Ho letto i chiarimenti della Boldrini. Non entro nel merito della questione, ma le sue giustificazioni appaiono poco credibili. Invece di rivolgersi al Caf, che ha altre funzioni, poteva rivolgersi all’Ufficio del lavoro per una conciliazione della vertenza, come da Codice di procedura civile. Avrebbe fatto tutto secondo legge ed evitato le polemiche.
Mario De Florio
Tra condoni e pene lievi chi evade non paga mai
Sempre più di frequente mi capita di sentir parlare del fatto che i condoni possano o meno essere un modo per arginare l’evasione fiscale (sic). Io trovo che una misura di buon senso per sconfiggere questo cancro sarebbe il carcere per gli evasori. Soltanto in questa maniera possiamo rendere sconveniente evadere. Oggi invece l’evasione è assolutamente conveniente: costituisce reato solo a partire da 250.000 euro; abbiamo inserito la modica quantità per uso personale, come nelle droghe! Sarebbe necessario inoltre garantire la certezza della pena: se si viene condannati a due anni, si va in carcere. Oggi, invece, se vieni condannato a 2 anni di reclusione, mal che vada vai ai servizi sociali, come B.
Andrea Maglia
Caro Andrea, un anno fa il governo Conte abbassò le soglie per la punibilità degli evasori. Purtroppo le norme penitenziarie prevedono che non sotto i 2 anni, ma addirittura sotto i 4, la pena venga scontata comodamente ai domiciliari o ai servizi sociali. E c’è pure chi grida al “giustizialismo”.
M. Trav.
DIRITTO DI REPLICA
Chiedo al Fatto Quotidiano di rettificare le notizie sul mio conto gravemente inesatte pubblicate nell’articolo del 26 marzo. Non è affatto vero che io abbia sottopagato irregolarmente o sfruttato in altro modo la mia dipendente. Tutti i pagamenti sono stati effettuati in conformità con la legge argentina e sono registrati presso le nostre agenzie statali (Anses e Afip). Quelli che mi conoscono sanno che tutta la mia vita politica è stata guidata dai principi di solidarietà. Ed è per questo che nel momento in cui Arminda mi ha detto che voleva rinunciare al suo lavoro a casa mia per motivi personali, le ho offerto la possibilità di partecipare a qualcuno dei programmi sociali del governo o a quelli collegati all’Istituto che presiedo, l’Inadi, sempre in cambio di mansioni che poteva svolgere vicino a casa sua. Non ho mai avuto l’intenzione di usare le risorse dello Stato per fini personali. Questa signora ha fatto parte della mia famiglia per molti anni: è stata con mia mamma nei momenti peggiori, ha fatto parte della mia infanzia, mi ha cresciuto e si è presa cura di me. Non potevo fare altro che cercare di aiutarla. Comunque ho ascoltato le preoccupazioni per quanto è accaduto e per questo ho offerto la mia rinuncia al presidente Alberto Fernández, che l’ha respinta. È così che continuerò a fare il mio lavoro all’Inadi. Sempre a disposizione di ciò che decide il presidente. Allo stesso modo respingo la ricostruzione che l’articolo fornisce del mio percorso politico, parlando di una “discussa traiettoria”: il mio obiettivo è stato, è e resterà sempre quello di migliorare la vita di tutti coloro che vivono in Argentina.
Victoria Donda
Ringrazio la deputata Donda per l’esauriente scritto: il 21 marzo la sua ex impiegata domestica, in un’intervista esclusiva realizzata dal collega Luis Gasulla per una seguitissima trasmissione di indagine giornalistica, poi riportata dai principali giornali argentini, ha dichiarato di non esser stata regolarizzata per 10 anni. Quanto poi alle offerte sia di un sussidio sociale sia di un posto presso l’istituzione governativa da lei diretta, l’Inadi, risulta che il magistrato Marijuan è tornato a chiedere al giudice Casanello di poter indagare sulla questione dopo che, in una prima istanza, lo stesso giudice aveva respinto la richiesta perché, secondo quanto da lui dichiarato, le proposte fatte, che compaiono sia in registrazioni che in sms, non erano poi state attuate, non violando quindi gli articoli di legge citati dal magistrato.
G. Gazz.