“Quello che è successo è ancora più grave, perché la responsabilità di Laura Boldrini è anche quella di una ex presidente della Camera, una personalità che ha rappresentato le istituzioni”.
José De Falco, presidente dell’ Aicp, Associazione italiana collaboratori parlamentari, commenta senza fare sconti le polemiche di questi giorni sulle rivelazioni di alcuni collaboratori della Boldrini a cui erano destinate mansioni da assistenti personali. “Il tema è che proprio lei conosce bene i temi sottesi alla problematica dei collaboratori parlamentari e della poca trasparenza dei loro contratti. Abbiamo perfino una foto fatta con la Boldrini durante un incontro con l’associazione a seguito di uno scandalo sui collaboratori nel 2017. Vi fu anche un prima pagina di Repubblica in cui lei diceva “Portaborse? Sfruttare è vergognoso, la Camera cambi pagina”.
Sembrava essersi spesa insomma.
Sembrava di sì… anche Fico sembra spendersi molto, ma nessuno evidentemente ha voglia di disciplinare la materia.
Perché?
Ciascun parlamentare ha nel suo cedolino una voce che si chiama “spese per esercizio del mandato” che alla Camera sono 3.680 euro, al Senato 4.180 al mese. Di queste spese, ne va rendicontata solo la metà. Con questo fondo dunque si possono fare contratti di consulenza, di lavoro subordinato e altro.
Naturalmente parliamo di attività connesse all’attività politica.
Sì, anche organizzazione di convegni o stampati vari.
L’altra metà, quella che non va rendicontata?
Se uno se la vuole tenere da parte lo può fare, è anche esentasse.
Quindi i contratti con i collaboratori vengono stipulati direttamente dai parlamentari?
Sì. Intendiamoci, che sia personale fiduciario, scelto da loro, è anche giusto, ma per quel che riguarda i contratti si tratta di una vera e propria giungla.
Ovvero?
Dietro consiglio del commercialista scelgono il tipo di contratto che preferiscono, c’è gente che per farsi assumere crea “finte” partite Iva, tanti co.co.co, ad altri hanno addirittura proposto contratti da colf! In più, tanti parlamentari non hanno collaboratori e non si sa come rendicontino questi fondi. È un problema di trasparenza, sono soldi dei cittadini.
La Boldrini ha detto che incaricare i collaboratori parlamentari di mansioni extra politiche è qualcosa che fanno in tanti.
Mal comune non è mezzo gaudio, ancor meno se tu sei chi l’istituzione l’ha incarnata. E poi discutiamo di risorse pubbliche date per l’esercizio del mandato, non si possono usare per chiedere a un collaboratore di andare a mostrare un appartamento di proprietà ai nuovi affittuari. Il favore saltuario è un conto, ma se vuoi un personal shopper lo paghi a parte.
Ne sentite molte di magagne così?
Ci sono casi di parlamentari che si accordano per fare contratti di una cifra e poi il collaboratore gli ridà parte dei soldi indietro.
E perché i collaboratori non denunciano?
Quello del collaboratore è un rapporto fiduciario: se un caso arriva alla stampa, chi l’ha sollevato non lavora più. Tanti rinunciano a parlare per quieto vivere o privilegiando l’idea di lavorare poi con altri. Poi ci sono casi di collaboratori che denunciano e vincono cause che però firmano contratti con clausole di riservatezza. Clausole che convengono al parlamentare per ragioni reputazionali.
Lei ha parlato con Roberta, la ex collaboratrice di Laura Boldrini che ha raccontato la sua storia al Fatto?
Sì. Le testimonianze pubbliche come la sua sono la speranza e lo strumento per innescare un cambiamento. L’abbiamo ringraziata tanto perché è una ribalta che si sconta anche umanamente, lei è scossa, ma si augura che quello che sta vivendo inneschi un cambiamento utile.
Cosa vuole dire alla Boldrini?
Il suo è stato uno scivolone soprattutto nella fase di giustificazione, l’argomento “molti fanno come me” ripugna e dovrebbe ripugnare anche lei. Lo strumento per superare questa brutta figura è diventare la paladina della regolamentazione dei contratti dei collaboratori parlamentari, lottare perché sia trasparente chi viene assunto e per quali mansioni.
Le dispiace vedere la strumentalizzazione della destra di questa vicenda?
È il solito teatrino. Il tema che dovrebbe stare a cuore alla stampa è la mancanza di diritti dei lavoratori nel luogo in cui si fanno le leggi. Noi esistiamo in quanto esistono scandali e per questo dico che quello accaduto con la Boldrini è uno scandalo dolorosamente necessario.
Chi è che può cambiare le cose?
Roberto Fico a parole è stato il presidente più comprensivo, aveva parlato di una delibera che ci aiutasse a superare i problemi. Questa disciplina è interna alle Camere, basta riunirsi un pomeriggio, approvare la delibera e il grosso è fatto. A Fico dico però che le parole sono rimaste parole. Porti la delibera all’Ufficio di presidenza. Verrà bocciata? Almeno sapremo quali sono le forze politiche che si oppongono. Sta finendo la legislatura, non c’è molto tempo.