“Nonostante 663 morti e quattro violenti terremoti dal 2002 ad oggi, in Italia una strategia per la prevenzione del rischio sismico ancora non esiste. E anche se ci fossero i soldi del Recovery plan, ci sarebbe comunque un problema: come spenderli. La realtà è che non esiste una cultura diffusa rispetto a questa tematica”. Carlo Meletti è il direttore dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia di Pisa, da oltre trent’anni si occupa di sismologia storica, valutazione della pericolosità sismica e di educazione al terremoto. Fa conferenze, tiene dibattiti, va nelle scuole a spiegare che questa disattenzione rispetto ai rischi sismici, così come verso i cambiamento climatici, è tra le cause della mancanza di prevenzione: “Manca la consapevolezza che viviamo in un territorio che bisogna conoscere per potersi difendere”.
Allora come si fa?
In Italia abbiamo 26 milioni di edifici costruiti prima del 1980, l’anno del terremoto in Irpinia. Solo da quel tragico evento sono state aggiornate le normative antisismiche. Ma da allora poco è cambiato: per il 75% di edifici non sappiamo esattamente la capacità di resistere a forti terremoti. Sono pochissimi gli italiani che hanno utilizzato il sisma bonus che da anni prevede una serie di incentivi per la riqualificazione strutturale degli edifici esistenti e del patrimonio immobiliare.
Qual è il limite di questo incentivo?
Sulla carta nessuno. Negli ultimi anni i finanziamenti per prorogarlo sono stati sempre reperiti, le percentuali di sconto sono altissime, ora anche il 110% con lo sconto in fattura. È anche un volano per l’economia con la crescita dell’edilizia. Ma è un problema culturale come spendere questi soldi. Si preferisce rifarsi bagni e cucine alla moda, piuttosto che intervenire sulla sicurezza. Se non si spingono gli italiani ad agire su questo fronte, si potranno continuare a stanziare anche milioni di euro, ma nessuno li userà bene. Oltre a reperire finanziamenti si deve pensare a una nuova formula per far partire i lavori nelle case degli italiani, altrimenti gli unici soldi che continueremo a spendere sono quelli per la ricostruzione.
Di quanto parliamo?
Lo Stato investe per la prevenzione attiva meno di 20 milioni di euro l’anno. Ma dal 1968, l’anno del terremoto del Belice, l’Italia sta pagando complessivamente 150 miliardi di euro per la ricostruzione. Solo per citare le ultime tragedie, per L’Aquila sono stati stanziati 17,5 miliardi, 13 per l’Emilia e 23 miliardi per il Centro Italia. Eppure con 93 miliardi si metterebbero in sicurezza tutti gli edifici. Per ogni euro investito in prevenzione, si risparmiamo 5 euro nella ricostruzione. Ma devi sempre convincere il privato dell’utilità del sisma bonus. Per ridurre il rischio sismico ben vengano i finanziamenti, ma serve anche un’iniziativa nazionale di sensibilizzazione per evitare che se ne parli solo dopo un terremoto.