Nello Stato ebraico che è andato al voto per la quarta volta in due anni gli elettori sono stanchi. Ieri sera, nel dato raccolto alle 20, quasi il 5% in meno si era recato alle urne rispetto alle elezioni dello scorso marzo alla stessa ora. Che nei partiti vi sia stato un contraccolpo, lo dimostra la richiesta in extremis del partito Blu e Bianco a cinque minuti dalla chiusura stabilita alle 22: estendere le elezioni di due ore, sostenendo che la bassa affluenza alle urne era da imputare alle restrizioni per la pandemia. Richiesta caduta nel vuoto e ieri, quattro minuti appena dopo la chiusura dei seggi, Channel 11 aveva già pronta la sua proiezione: al Likud del premier uscente Netanyahu, 31 seggi; a Yesh Atid del centrista Lapid,18; Blu e Bianco del vice premier Benny Gantz, 7 seggi. In termini di alleanze per agguantare la maggioranza di 61 seggi su 120 alla Knesset, il campo pro-Netanyahu si ferma a 54; arriverebbe a 61 se King Bibi convincesse Naftali Bennett e il suo partito Yamina (A Destra) a dargli sostegno. Il blocco anti King Bibi è a 59 seggi. Il partito arabo Ra’am non riesce a superare la soglia dello sbarramento. Poche le differenze dell’exit poll di Channel 13 che assegna due seggi in meno al partito di Lapid e disegna comunque lo stesso scenario: il blocco pro Bibi a 54 seggi, il contrario a 59 con la variabile Yamina a 7.
In definitiva i sondaggi ricalcano quanto temuto, una situazione di stallo che potrebbe persino portare a una quinta elezione entro la fine del 2021. Se le proiezioni saranno confermate, a Netanyahu serve l’appoggio di Bennett che prima della scissione è stato suo capo dello staff ed ha già partecipato a un governo con King Bibi. Hanno avuto motivo di festeggiare ieri sera dopo i primi exit poll i sostenitori del blocco di estrema destra del Partito Sionista Religioso (ex Unione nazionale Tukma) che hanno superato le aspettative con 6/7 seggi, i sondaggi li davano a 4. Come da copione, durante la giornata da Gaza è partito un razzo verso il sud di Israele, si è abbattuto in una zona disabitata nei pressi di Beersheva poco dopo che il premier Netanyahu aveva concluso il suo appuntamento elettorale. Un episodio simile avvenne nel settembre del 2019 quando un razzo fu lanciato dalla Striscia mentre Netanyahu era impegnato in un comizio ad Ashkelon e fu costretto a lasciare il palco in fretta e furia.