Si può sorridere per i suoi video su youtube in cui sosteneva di poter predire il futuro amoroso di una coppia sulla base di “numeri ed equazioni che ci aiuteranno a capire come far andare avanti una relazione”. Ci si può poi sbellicare di fronte ai risultati del suo modello matematico sulle infezioni da Coronavirus che il primo febbraio pronosticava il Veneto “quasi certamente” in zona bianca entro fine mese, quando poi quella regione è diventata arancione l’8 marzo e infine rossa. Ma nemmeno tutto il senso dell’ironia del mondo basta per eludere la domanda chiave sul caso di Alberto Giovanni Gerli, il sedicente Big Data Scientist, nominato due giorni fa membro del Comitato tecnico scientifico e ieri dimissionario in seguito alle polemiche: perché Mario Draghi lo ha scelto per quel ruolo?
I giornali scrivono che Gerli era portato in palmo di mano dalla Lega. Che a Salvini e ai suoi piacevano gli interventi in tv e in Internet in cui Gerli di fatto ipotizzava che dopo 40 giorni la curva dei contagi si appiattisce indipendentemente dai lockdown. Ma se pure la spiegazione fosse questa (cioè una bieca lottizzazione politica del Cts), resta l’interrogativo chiave: perché il governo dei migliori non ha impedito che in un organismo così importante per la salute degli italiani arrivasse un signore che, stando ai giornali, era soltanto il migliore dei cazzari?
Per rendersi conto di chi fosse Gerli bastava poco. Anche solo un giro sui social , dove l’ex imprenditore di luci al led, già componente di Confindustria giovani di Padova e candidato sconfitto alla presidenza della Fondazione del Bridge, vede i propri calcoli rilanciati dal movimento dei gilet arancioni e da chiunque dia una lettura minimalista della pandemia.
Eppure a Palazzo Chigi nessuno si è premurato di informarsi. E nemmeno ha valutato il cv del prescelto.
Per Mario Draghi si tratta di un infortunio grave. Perché Gerli avrebbe dovuto ricoprire nel Cts il ruolo di Stefano Merler, uno stimato epidemiologo matematico della fondazione Bruno Kessler. Sulla base degli algoritmi di Merler sono fin qui stati decisi i colori delle regioni. Un sistema a detta di tutti efficace. Che ha salvato molte vite, senza però dover ricorrere a soluzioni radicali (insostenibili per la nostra economia) come quelle adottate in Germania: chiudere tutto o quasi. Ovviamente anche questo sistema può essere migliorato. Ma con cautela. Perché se si sbaglia, i morti si moltiplicano. Serve insomma un vero esperto. E invece cosa dice di sé Gerli sul suo canale youtube (significativamente?) battezzato Data & Tonic? “5 marzo del 2020. Era una notte fredda e buia. Sono a casa. Netflix? Non va. Il wi-fi? Va lento. Dormire? Troppo presto. Che faccio?”. Qui arriva l’effetto video – un Gerli pallido prende a poco a poco colore – e quello sonoro – un “ding” sinonimo di grande idea. “Decido di studiare un po’ di numeri su questo Covid. Non sono un epidemiologo – mette le mani avanti – ma sono un esperto di numeri”, aggiunge. E per dimostrare quest’ultima qualità, ecco la prova. Una moltiplicazione in diretta: “33 per 82? 2704”. Piccolo particolare: 33 per 82 non fa 2704, ma 2706. Anche per questo, Draghi, oggi in occasione della sua prima conferenza stampa, dovrà spiegare come si è arrivati al nome di Gerli. E dovrà essere sincero e credibile. Perché i cittadini, al contrario di tanti opinionisti, sanno che tutti possono sbagliare (anche lui) e sono in grado di capire e perdonare. Se invece si tace, aumenta la sfiducia. E qualcuno, visti i migliori, finirà per chiedere a gran voce il ritorno dei peggiori.