Investito sulla Roma-Fiumicino mentre raccoglieva i soldi che gli erano volati dal finestrino. L’uomo, 56 anni, è morto travolto da un’utilitaria, alla cui guida c’era una donna di 84 anni che non ha potuto evitarlo, colpendolo in pieno. “Molti automobilisti si sono fermati subito dopo l’impatto e hanno raccolto i soldi, intascandoseli”, racconta un testimone che nel primo pomeriggio si è presentato in una caserma dei carabinieri per restituire 450 euro raccolti sul luogo dell’incidente. (Il Messaggero, 14 marzo)
Quando un uomo che raccoglie banconote sulla Roma-Fiumicino incontra una donna di 84 anni al volante di un’utilitaria, l’uomo che raccoglie banconote sulla Roma-Fiumicino è un uomo morto. Perché a 84 anni non hai più i riflessi che ci vogliono per guidare su una strada a scorrimento veloce come la Roma-Fiumicino, direzione Roma, dove è avvenuto l’impatto. Ci siete mai stati? In prima corsia il traffico è rallentato dai camion e dalle auto che si inseriscono o che escono. Nella terza sfrecciano ai 180 le auto dall’aeroporto, e fanno paura. Per cui stai nella corsia di centro, affollata da prudenti come te, mentre attorno è il caos: lento a destra con pericolo sui fianchi, velocissimo a sinistra con pericolo da dietro. A 84 anni non puoi farlo, quel tratto: sei frastornata da troppe informazioni tutte insieme. Sei Mister Magoo. È pure l’una, non ci vedi più dalla fame. In tutto questo, entri in una nuvola di banconote! “Ma che c…?” BUMP! Che dire poi degli automobilisti che si sono fermati per raccogliere i soldi mentre il poveretto stava agonizzando sull’asfalto? Che è confortante: c’è chi non aspetta la fine della pandemia per riprendersi il suo diritto di essere spietato. O forse vanno capiti: di questi tempi, se vedi banconote planare come coriandoli sulla strada, non pensi che uno le abbia perse dal finestrino, pensi che Draghi sia ripartito con i soldi dall’elicottero per un ennesimo whatever it takes. Anni fa, fece notizia la storia di un bigliettaio di tram. Per mettere alla prova la probità dei suoi contemporanei, aggiungeva una moneta in più ogni volta che dava un resto, e osservava il contegno del beneficato. Tutti, ricontato il denaro, se lo mettevano in tasca soddisfatti, una cosa avvilente. Un giorno, tuttavia, una giovinetta esclamò con voce squillante: “Mi ha dato 50 lire di troppo.” E gli rese la moneta. Il volto del bigliettaio si rischiarò. Prese informazioni sulla ragazzina, e quando morì le lasciò un’eredità di 100 milioni di lire, che aveva vinto al Totocalcio. È una storia inventata, ma consola come quelle di Frank Capra, di cui oggi c’è di nuovo bisogno. E allora eccone un’altra:
Rimini, estate anni 80. Un zanza parcheggia la sua Saab decappottabile davanti a un famoso bar sul lungomare, entra e chiede un Harvey Flip. Il barista, che si vantava della conoscenza di tutti i cocktail del mondo, anche di quelli più oscuri, non ne aveva mai sentito parlare. “Un Harvey Flip?” “Sì, e ho una certa fretta,” dice quello, andando un attimo in bagno. “Subito, signore,” dice il barista; e poiché ha capito che il vitellone lo sta prendendo per il culo, prende uno shaker, ci mette del ghiaccio, lo riempie di vodka, succo d’arancia e Galliano, ci aggiunge l’uovo che va in tutti i flip, ci eiacula dentro una pippa, quindi tappa lo shaker, agita con forza, serve filtrando in una coppetta da cocktail raffreddata, spolvera la noce moscata in superficie, decora con una fetta d’arancia e una ciliegina, e offre la miscela al buontempone di ritorno. Questi ne resta sorpreso, ma a quel punto non può fare altro che berlo. “Com’era?” domanda alla fine il barista con un sorriso. E quello, per tenere il punto: “Se non fossi un esperto di Harvey Flip, avrei detto che era sborra”.