Se sopravvive all’intervista di Oprah a Harry e Meghan, la regina Elisabetta è davvero immortale come si sospetta da tempo. Voglio dire, immaginatela davanti alla tv, tra arazzi con scene di caccia e una tazza di tè in mano, mentre ascolta suo nipote affermare che nella Casa reale erano preoccupati per il tono di pelle di suo figlio. Quello stesso nipote, per giunta, che ai bei tempi, a Carnevale, se ne andava in giro con la svastica sul braccio
Chi l’avrebbe mai detto che un giorno proprio lui, il nipote ingrato, avrebbe dato lezioni di antirazzismo alla corona inglese. Venendo all’intervista, va detto che la tentazione di cedere a una facile lettura psicologica della coppia e delle dinamiche che la governano è irresistibile. Sembra tutto così facile da sembrare quasi didascalico: lui perde l’amata madre da bambino, conosce le atroci teorie sulla sua morte, ovvero la stampa che la inseguiva, la Corona inglese che vedeva il suo legame con un egiziano come una minaccia per la stabilità della monarchia. Suo fratello William, l’erede al trono, è perfettamente allineato con le regole del palazzo. Del resto, è chiaro da sempre che il futuro re sarà lui. Carlo, suo padre, è quello di “Vorrei essere il tuo Tampax”. Difficile dimenticarlo. Harry, invece, è sesto nella linea di successione, non diventerà mai re a meno che non cada un asteroide sul palazzo reale e cresce con un’inquietudine di fondo. Incontra una donna più grande di lui, con un matrimonio fallito alle spalle (in lei rivede sua madre?), una donna afroamericana (Dodi era anglo-egiziano) con cui destabilizza il rigido conservatorismo della Corona e, dopo il matrimonio, l’insofferenza per la vita di corte implode: prima il trasferimento in Canada e poi l’epilogo che si è consumato da Oprah. Implode con meccanismi così simili a quelli vissuti da Diana che la vera domanda, dopo aver assistito all’intervista, è: triste coincidenza o astuta manipolazione?
Intanto, appare subito evidente che ogni singola domanda del faccia a faccia è palesemente concordata. Per quanto Oprah sia abile nel fingere improvvisazione, il suo stupore è a tratti stucchevole, “dursiano”. Quando, col suo maglioncino confetto, finge di bersi la storiella raccontata da Meghan che “non ho mai neanche cercato su Google chi fosse davvero Harry”, sembra di assistere a un’intervista scoop di Pomeriggio 5. Di quelle a cui crede solo Nicola Zingaretti, insomma. Ed è questa, forse, la parte meno convincente dell’intervista: la Cenerentola ingenua e inesperta, inciampata per caso in un principe di cui ignorava storia e obblighi, con cui pensava, chissà, di fare le vacanze al Papeete o di ubriacarsi nei pub di Soho. C’è, nel perenne candore di Meghan, qualcosa di artificioso. Si sposa a 37 anni, quando è un’attrice di successo, mica ventenne come Diana. Anche l’aneddoto sul suo incontro con la regina, Harry che le spiega che dovrà fare l’inchino e lei che cade dalle nuvole, serve a rafforzare la sua immagine di ragazza semplice che doveva fare i conti con protocolli vetusti. Ma quella che lei chiama “ditta” è anche e soprattutto, “malvagia”: la privano di chiavi e documenti quando entra nel palazzo, le negano un aiuto psicologico, non la difendono con la stampa. E poi, qualcuno si preoccupa per il colore della pelle del suo piccolo Archie. Un’accusa che non si fatica a ritenere vera, sia chiaro. Meghan e Harry però non dicono chi sia il razzista, gettando così l’ombra di un sospetto infamante su tutti i componenti della famiglia. Harry poi lascia intendere che il rapporto con suo fratello sia disastroso e il dubbio che molte delle accuse senza nome siano indirizzate a lui, è forte. Del resto, Meghan ci tiene a far sapere una scottante verità: Kate la fece piangere, alle prove del matrimonio, perché non le piacevano gli abiti delle damigelle. Dopo averla fatta passare per una strega cattiva, è tutto un ribadire che però poi le ha chiesto scusa e l’ha accolta con affetto. Viene da chiedersi perché, allora, abbia sentito la necessità di raccontare l’aneddoto. E poi c’è quel “qualcuno dopo il nostro viaggio di successo in Australia ha provato invidia” con cui Meghan allude ancora una volta a Kate, pur senza nominarla. Questo clima tossico l’avrebbe indotta a pensare più volte al suicidio, per cui a Harry non restava che portarla via da quel covo di mostri perché la storia di sua madre non si ripetesse. A rompere con la sua famiglia. E qui c’è un bivio: o si crede a Meghan e alla sua fragilità mal sopportata da un ambiente rigido e reazionario, in cui non c’è spazio per l’empatia. Oppure si crede a chi la ritiene un’abile manipolatrice che voleva tutto: il principe e i contratti con Netflix, per cui ha fatto leva sul vittimismo facendo come prima cosa quel che fanno tutti i manipolatori da manuale: isolare il manipolato dalla famiglia. Entrambe le ipotesi sono credibili e non è detto che le due versioni non contengano delle verità entrambe. Di sicuro, solo una cosa non torna: quel vomitare accuse sulla Corona stando ben attenti tutti e due a risparmiare chi quella corona la porta in testa da 69 anni. La Regina, nell’intervista, è sempre “splendida”, “straordinaria”, “meravigliosa”. Ed è qui che Oprah dimentica di fare la domanda delle domande. Quando i due si lamentano che sia stata tolta loro la scorta e ogni sostentamento, bastava chiedere: “Sono decisioni che prende quella regina meravigliosa di cui vi guardate bene di dire male perché è la Regina. O no?”. Peccato che la regina delle intervistatrici ometta il quesito. Chissà, forse non era sul copione.