L’esercito russo ha aperto tre fronti contemporaneamente: a Nord dal confine bielorusso, a Est nel Donbass, a sud in Crimea. I movimenti delle truppe di Mosca sono iniziati ieri poco prima dell’alba. Subito le autorità ucraine hanno immaginato la portata dell’attacco. Ma quando le sirene antiaeree hanno suonato nella capitale si è capito che i piani di contenimento fatti dal ministero della difesa ucraino non erano sufficienti. Oltre a Kiev il Cremlino ha fatto bombardare altre sei grandi città del paese. Oltre 100 gli attacchi andati a segno. Ci sono stati lanci di missili da terra, acqua e cielo. Secondo fonti ufficiali russe l’invasione sarebbe diretta solo a infrastrutture militari, ma già nella tarda mattinata di ieri venivano registrati morti tra i civili. Il primo sembra essere stato un adolescente Kharkhiv, nella parte orientale del paese. L’appartamento dove viveva è stato colpito da un colpo di mortaio.
Le previsioni sui possibili scenari circolati nei giorni scorsi davano quasi per certo l’ingresso delle truppe russe dalla Crimea a sud e da est nell’area controllata dai separatisti del Donetsk e Lugansk. Le armi e le truppe posizionate a nord, in Bielorussia, erano considerate quasi puro deterrente. Ma la distanza da quelle installazioni militari alla capitale può essere coperta con i missili Cruise. E il presidente russo ne ha fatti lanciare molti. Subito dopo due colonne militari hanno attraversato il confine e sono entrate in Ucraina. Lo scontro con le forze di Kiev si è consumato per tutto il pomeriggio nelle vicinanze di Chernobyl. La zona della centrale nucleare è chiusa da decenni, ma lì accanto passa la strada che collega il confine con la capitale, un tragitto che in auto si compie in meno di due ore. Le truppe del Cremlino poco dopo il tramonto hanno preso il controllo dell’impianto dove sono stoccate le scorie nucleari. I tecnici sono stati fatti prigionieri. Mentre i carri armati russi avanzavano verso sud l’aviazione del Cremlino ha colpito prima vicino Kiev, poi tre città a ovest. Solo Leopoli è stata risparmiata dai raid aerei. Lì, a poche decine di chilometri dal confine polacco, si sta dirigendo una coda interminabile di auto e furgoni. Sono le persone in fuga da tutto il paese. Vogliono arrivare in Europa per chiedere asilo, almeno temporaneamente.
Il primo sconfinamento in territorio ucraino è avvenuto però a sud. Nella penisola di Crimea, dopo l’annessione e il referendum, Putin sta concentrando risorse del ministero della difesa. Già nella notte di mercoledì alcuni video diffusi su Twitter mostravano una colonna chilometrica di mezzi verso l’Ucraina. L’ingresso all’alba è avvenuto in due direzioni: una parte si è mossa verso est con il tentativo di raggiungere le altre truppe di stanza a Donetsk e Lugansk. Mentre l’altra ha iniziato a procedere prima verso Cherson e poi Odessa. Qui c’è stato un sussulto della difesa ucraina. Intanto dal mare le navi russe colpivano a est il porto di Mariupol e a ovest quello di Odessa.
Nell’est separatista la linea del fronte ha tenuto: il comando militare di Kiev ha accusato i russi di aver colpito un ospedale a Vuhledar, nella regione di Donetsk: 4 morti e 10 feriti, tra cui 6 medici. Poco più a nord vicino la frontiera di Sumy è stata scena di scontri per tutta la giornata. Dai movimenti delle forze russe si può desumere che il loro piano sai ricompattarsi nel centro del paese. E poi da lì proseguire forse fino all’estremo Ovest.