Si sa, ma non si dice, almeno non ufficialmente. L’intero partito nazionalista di destra AfD è un “caso sospetto” a livello federale di estremismo di destra per i servizi segreti tedeschi (il BfV), non più solo a livello locale o regionale come prima. E questa è una notizia, perché in linea di principio dovrebbe comportare una svolta radicale per il partito e i suoi deputati: tutti dovrebbero finire sotto osservazione con i mezzi disponibili dell’intelligence. Ma non sarà così per il momento e per due ragioni. La prima è che manca la conferma ufficiale, tiene a specificare l’autorità federale di intelligence. È tuttora in atto, infatti, un ricorso a firma AfD davanti al Tribunale amministrativo di Colonia proprio contro la classificazione dell’autorità federale e finché la Corte non si esprimerà la pratica è sospesa.
L’attesa tuttavia è forte e ieri mattina prima su Spiegel e poi sull’agenzia di stampa tedesca è trapelato che durante una video-conferenza tra i responsabili locali dei Laender dei servizi, il presidente del BfV Thomas Haldenwang avrebbe dichiarato che il partito Alternative fuer Deutschland è stato classificato come “caso sospetto” al livello federale. Ma, come dicevamo, non si passerà dalle parole ai fatti. In considerazione del procedimento giuridico in corso e per ragioni di opportunità politica per il momento i servizi non useranno la lente di ingrandimento su deputati del Bundestag, deputati dei parlamentini regionali e dell’europarlamento, e neppure sui candidati alle prossime elezioni del 2021. In prossimità delle elezioni del 14 marzo in Renania Palatinato e Baden-Wuerttemberg e in un “anno elettorale” come questo, la questione è delicata. C’è il fondato timore che il partito di destra possa usare questa come una leva elettorale. Non a caso il ministro degli Interni Horst Seehofer, il 15 gennaio scorso, ha messo in guardia dal non politicizzare troppo la questione ed evitare un effetto boomerang. “Naturalmente ha un significato politico” la classificazione ha detto Sehhofer “ma è importante che non sia una decisione dei politici ma dei funzionari attraverso l’ufficio federale BvF”. In effetti adesso l’AfD grida allo scandalo. “Il BfV interviene con risorse dello Stato nella libera competizione democratica. Benché non ci possa essere nessun “caso sospetto” ha lanciato queste informazioni ai media per danneggiare l’AfD” ha twittato il portavoce AfD Tino Chrupalla. Alla base della decisione di definire il partito di destra come associazione estremista di destra c’è una perizia di oltre 1.000 pagine che raccoglie dichiarazioni dei deputati, oltre a documenti valutati da esperti di estremismo di destra. Il sospetto è che il partito punti a minare le basi della democrazia liberale tedesca.
L’indagine iniziata dal BfV nel 2019 è stato il primo impulso di un nuovo corso voluto dall’allora neo-presidente Haldenwang, succeduto ad Hans-Georg Maassen, l’ex presidente dei servizi vicino ad AfD, diventato indifendibile dopo il sostegno indiretto alle marce razziste di Chemnitz del settembre 2018.