Italia L’ingegner Terrone fa causa alla Crusca: la parola “terrone” non è offensiva, va rivista
L’ingegner Terrone non ci sta. “Terrone” per lui non deve essere più un insulto, quindi ha fatto causa all’Accademia della Crusca: vuole che venga riconosciuto che il termine non è offensivo. Va rivalutato. “Non è una questione personale”, dice Francesco Terrone all’Ansa, “ma una battaglia di verità e di civiltà”. Perché “la parola ‘terrone’ è legata alla terra ricca dei latifondisti e dei feudatari, e quindi alla ricchezza, oltre ad essere un cognome i cui discendenti diedero lustro all’Italia intera”. Nella sua azione giudiziaria il Terrone non è solo: si fa appoggiare dalla “Fondazione Francesco Terrone di Ripacandida e Ginestra” (il nostro è di nobili origini) e dal “Movimento Economico Social Popolare Intereuropeo Culturale”: enti che hanno effettuato studi e ricerche per risalire al significato storico del termine. È l’ultimo grido della cancel culture de noantri. Se si cambia il “terrone” , finiscono pure i pregiudizi anti meridionali?
Salento Lecce e Bari non si amano: maxi-rissa in carcere per motivi calcistici. Il derby finisce con 21 condannati
Sono volate mazzate a go go nel carcere di Lecce. Ma non era una resa dei conti criminale, non era per qualche traffico, per questioni di “onore” o malavita: era un duello tra tifosi del Lecce e tifosi del Bari. Gli scontri in carcere del 2014 hanno generato un processo con 21 condannati per rissa aggravata. Lo racconta un’agenzia di stampa LaPresse: “Il tribunale di Lecce ha condannato 21 detenuti ristretti nel carcere salentino per rissa aggravata. I fatti in questione avvennero il 6 agosto 2014. Stando a quanto ricostruito dagli agenti della polizia penitenziaria, alla base della rissa ci furono rivalità calcistiche tra tifosi delle squadre del Lecce e del Bari scoppiate mentre i detenuti stavano passando da una sezione ad un’altra. Quattro gli agenti che rimasero feriti. Le pene inflitte dal tribunale vanno da un anno e un anno e quattro mesi”. Dentro o fuori, un derby è un derby.
Foggia Il sindaco di Rodi Garganico: “Mi sono stufato, compro 3mila fiale di vaccino russo, le pago di tasca mia”
C’è un filo magico che lega il sindaco di Rodi Garganico e Vladimir Putin: dal foggiano alla Siberia è una linea retta, basta sognare. Il primo cittadino Carmine D’Anelli ha un suo piano vaccinale personale: “Ora basta, sto perdendo la pazienza – ha dichiarato – . O chi di dovere si decide ad intervenire tempestivamente o agirò in autarchia!”. Il sindaco vuole comprare il vaccino russo Sputnik, pagandolo di tasca sua, per mettere in sicurezza i suoi concittadini. “Lo Sputnik russo è efficace e disponibile sul mercato, Repubblica di San Marino docet. Non è sottoposto a normativa europea e quindi acquistabile. Tremila dosi le potrei comprare a ‘gratis’ utilizzando le indennità di sindaco che non ho mai percepito. Ancora qualche giorno e poi deciderò”. Volendo essere pignoli sullo Sputnik deve ancora pronunciarsi l’Ema, l’agenzia europea per i medicinali, ma immaginiamo le parole di Camine D’Anelli saranno arrivate anche a Mario Draghi e tenute nella massima considerazione.
Surfin’ Tuscia Attraversano il confine tra Lazio e Toscana per fare surf: danno la colpa al vento ma vengono multati
Bello il sole, bello il mare, bello il surf, adesso però pagate la multina. Non c’è grande eroismo nell’impresa di due surfisti laziali che sono passati da una regione “gialla” a una “rossa” a bordo della tavola. Conte o Draghi, il Dpcm non perdona. La racconta LaPresse: “Avevano deciso di surfare attorno Tarquinia, ma poi, forse a causa del vento avverso, si sono ritrovati ad Ansedonia. Per questo, per aver violato il divieto di spostamento tra Regioni visto che le due località si trovano una nel Lazio, l’altra in Toscana, due surfisti laziali sono stati multati a Orbetello dalla guardia di finanza di Grosseto”. Gli è costata cara la surfata: “Per i due trasgressori è scattata la verbalizzazione delle violazioni, con una sanzione pecuniaria che va dai 400 euro ai 1.000 euro ciascuno e, al termine delle procedure di rito, sono stati invitati a rientrare nella loro regione di appartenenza, il Lazio”.
Australia La pecora fuggitiva non viene tosata per anni, quando la ritrovano ha addosso un vello che pesa 35 chili
La pecorella smarrita si era trasformata in un enorme, grottesco, pesantissimo, maleodorante ammasso di lana. Dopo anni di vagabondaggio solitario e senza tosature, la pecora Baarack (il nome geniale è merito dei soccorritori) è stata ritrovata con addosso un vello di 35 chili. Un impressionante ovino rastafariano. Baarack si era perso in un bosco nello stato di Victoria, in Australia. Il suo pascolare ramingo è stato interrotto dai volontari di un rifugio per animali. La pecora aveva lana ovunque, il vello le era cresciuto anche attorno al muso, rendendo faticosa l’alimentazione e facendola dimagrire in modo quasi letale. Al momento della tosatura, riporta il Giornale di Vicenza, “Baarack aveva addosso una quantità di lana pari a quella che cresce in circa cinque anni, per un peso pari alla metà di quello di un canguro adulto”. Dopo il salvataggio la pecora è stata ospitata in una struttura di recupero per ovini. Ha perso la peculiare capigliatura ma si sta rimettendo in salute.
Bengala Felini che non odiano l’acqua: il gatto pescatore nuota alla grande con le zampe palmate e la coda timone
Tutti sapevano del pesce-gatto, pochissimi sapevano del gatto-pescatore. In Bengala esiste un felino “anfibio” – molto raro e a rischio estinzione – che vive e caccia a metà tra terra ferma e corsi d’acqua. Non corrisponde all’idea di felino che abbiamo in Occidente: ha le zampe palmate e quando nuota usa la coda come un timone. Il nome scientifico è Prionailurus viverrinus, questo gattone elusivo è stato studiato a lungo dalla biologa locale Tiasa Adhya, intervistata dal Guardian: “Il gatto pescatore si è evoluto per diventare il maggior predatore nel suo habitat. Ha artigli parzialmente retrattili che l’aiutano a uncinare il pesce, zampe palmate che lo aiutano sui terreni fangosi, un pelo resistente all’acqua, una coda a timone e altre forme di adattamento che lo rendono un eccellente nuotatore”. Questi micioni sono grandi il doppio dei cugini domestici ma non altrettanto numerosi: in Bengala è stato fondato un ente di salvaguardia per proteggere la specie e aiutarla a sopravvivere. Come nuotare contro corrente.
Torino Il micio di Cristiano Ronaldo vola a Madrid sul jet privato per curarsi in una clinica specializzata
Libertè, egalitè, jet privè: Cristiano Ronaldo, miliardario animalista, centravanti dal cuore gentile, ha mandato il suo gatto a curarsi in Spagna, in una clinica specialistica, a bordo dell’aereo privato. È straordinaria la sensibilità dello juventino: la bestiola era stata investita da un auto qui in Italia, a Torino, e per un po’ si era dovuta arrangiare, curandosi come i gatti dei poveracci, da un veterinario qualunque. Ma a quanto pare non faceva progressi, come sostiene la compagna di Cristiano, Georgina Rodriguez: “Stava quasi morendo e dopo un mese e mezzo in terapia intensiva dal veterinario, abbiamo deciso di mandarlo in Spagna, da mia sorella Ivana”. Fatto sta che Pepe – il gatto di Ronaldo si chiama come un modesto difensore con cui ha condiviso lo spogliatoio – è stato mandato a Madrid in una clinica specializzata per felini. Niente cadute di stile o disavventure low cost: Pepe ha raggiunto la Spagna a bordo del jet privato del giocatore. Non vi preoccupate: adesso sta meglio.