Il centro di ricerca Human Technopole (HT) a gestione privata, ma finanziato dal pubblico, voluto da Matteo Renzi nel 2015 per l’area Expo a Milano, nasceva per la ricerca sulla genomica, la biologia computazionale e big data, ciò che serve per la sorveglianza a tappeto del SarsCov2 che manca all’Italia. Dal Cda di HT provengono il ministro per la Transizione ecologica Roberto Cingolani – che ha diretto HT fino al 2019 – Maria Cristina Messa (Mur) Daniele Franco (Economia) e Marcella Panucci (capo di gabinetto del ministro Brunetta) del governo Draghi. Sul sito, HT annuncia: “I nostri laboratori sono ancora in costruzione, ma Human Technopole si impegna a fornire il suo contributo per affrontare l’emergenza sanitaria. Gli scienziati di HT hanno avviato nuovi progetti con i principali istituti di ricerca scientifica in Italia e nel mondo per contribuire alla lotta contro il Covid19.”
Per ora, però, solo annunci di stampa. Uno è stato ripreso dal Corriere della Sera già ad aprile 2020. HT ha costruito la piattaforma online Data Against Covid, “realizzata,” si legge sul sito di HT, “da Florian Jug, Group Leader del Centro di Biologia Computazionale (di HT, ndr), insieme ad altri scienziati internazionali.” Il Fatto ha potuto verificare che si tratta della piattaforma realizzata dal centro di ricerca europea per la bioinformatica Embl-Ebi di Londra (UK) insieme alla Commissione europea e a Elixir, l’infrastruttura europea per le scienze della vita. Una rete lanciata proprio ad aprile 2020, in cui HT non compare. Chi ha invece partecipato, è Elixir-Italia di Bari, nodo italiano dell’infrastruttura. Ha realizzato, con i propri fondi e parte dei 2 milioni dell’Ue allocati per l’iniziativa europea, l’Italian Covid Data Portal, “la parte italiana che mira ad esporre, in modalità aperta, i dati scientifici prodotti a livello nazionale su Covid-19 e Sars-CoV-2 promuovendone la condivisione,” spiega Graziano Pesole, genetista dell’Università Aldo Moro di Bari e direttore di Elixir-Italia. Ora, chiunque può consultare in tempo reale tutti i dati fin qui disponibili sul sequenziamento genomico del virus e delle nuove varianti presenti in Italia, Regione per Regione.
I vertici di Iss invece, non hanno reso pubblici i dati del sequenziamento fino ad oggi effettuato in Italia area per area, ma solo la media nazionale del 17% di prevalenza sulla variante britannica. Ora questi dati sono accessibili grazie ad Elixir-Italia, e a gruppi di ricerca dell’università di Padova, dell’università di Milano e Cnr-Ibiom, dello stesso Iss e del Consortium Garr, la rete nazionale a banda ultralarga per l’istruzione e la ricerca. HT intanto continua a ricevere una dotazione annuale media di 120 milioni di euro, a cui se ne sono aggiunti, nel 2019, altri 77. Quelli inizialmente versati all’Istituto Italiano di Tecnologia (Itt) – diretto dallo stesso Cingolani fino al 2019 – per gestire l’avviamento di HT. Parte di quei fondi di ricerca, per ora pressoché fermi, sarebbero preziosi per avviare ora e subito il consorzio italiano per la sorveglianza genetica del SarsCov2, su cui per ora il governo non ha stanziato un euro. O per sbloccare il bando di ricerca Fisr per l’emergenza Covid: il Mur l’ha pubblicato a giugno 2020, ma non ha ancora assegnato i fondi ai progetti di università ed enti pubblici (compresi progetti di ricerca sul monitoraggio delle varianti del virus). Potevano servire per capire se e quali vaccini sono efficaci anche contro le varianti.
“Sono i test di riconoscimento degli anticorpi prodotti dai diversi vaccini nei confronti delle nuove varianti,” spiega Duccio Cavalieri, genetista del centro di Eccellenza Mur di Genomica avanzata all’Università di Firenze. Uno studio che in Italia non si fa, non ci sono i soldi. HT non ha risposto alle richieste di commento del Fatto.