“E adesso con chi parliamo?”. In queste ore tra Viale Mazzini e Saxa Rubra si vivono momenti di profonda angoscia. Tra attacchi d’ansia e crisi di nervi. Perché un governo che nelle posizioni apicali vede dei tecnici, in un mondo che si nutre di un rapporto amniotico con i partiti, è una variante peggiore di quella inglese e brasiliana messe insieme.
Così si compulsano gli smartphone per vedere se si ha qualche contatto con Mario Draghi e la sua corte. “Ma tu la conosci Paola Ansuini? Che tipo è? Mi giri il contatto?”, è la richiesta che si sono visti fare i cronisti economici dei telegiornali, gli unici ad avere rapporti con Bankitalia. E infatti i loro telefoni trillano in continuazione. “Da giorni è un assedio. Chiamano tutti, dai redattori semplici ai direttori”, confida un cronista economico di uno dei principali tg.
Così si guarda ad Antonio Funiciello, neo capo di gabinetto del premier, come a una boa in mezzo alla tempesta. Quando stava nel Pd e poi con Paolo Gentiloni, qualche conoscenza in Rai Funiciello l’ha coltivata. “Carissimo, come stai? Ti ricordi di me? Volevo complimentarmi”, è il tono di alcune chiamate ricevute dal neo capo di gabinetto a Chigi.
Perché il vento è cambiato e, come sempre, tocca riposizionarsi. Ai più maliziosi, per esempio, non è sfuggito un commento assai benevolo nei confronti di mister Bce comparso sul Sole 24 Ore a firma di Francesco Giorgino. “Consapevolezza, visione e voglia di sistema nel discorso di Draghi”, è il titolo. “Quando ci sarà da nominare il nuovo direttore del Tg1, magari qualcuno se ne ricorderà”, ridacchiano a Saxa. “La corsa ad accreditarsi è già partita. Vedremo chi saprà muoversi meglio. Con Draghi bisognerà cambiare stile: non esporsi troppo, altrimenti si rischia l’effetto contrario”, continua la nostra fonte. Insomma, se prima bastava una telefonata a Rocco Casalino, non è più così. E a proposito di Casalino, come sempre nella tv pubblica è scattata la rimozione di chi c’era prima. “Casalino chi?…”, sorride un importante autore televisivo. Per non parlare di Conte, tornato a essere solo l’allenatore dell’Inter.
Tutti, comunque, si muovono. Un certo pressing viene segnalato su Giancarlo Giorgetti, principale collaboratore politico di Draghi. E un contatto considerato importante è quello con Vittorio Colao. La Rai, par di capire, non sarà però in cima ai pensieri di Mario Draghi. E questo ridà spazio di manovra alla politica. Per cui chi è interessato a un posto al sole dovrà parlare coi soliti interlocutori: Dario Franceschini (Pd), Maurizio Gasparri (FI), Michele Anzaldi (Iv), Alessandro Morelli (Lega), il consigliere Giampaolo Rossi (quota FdI). Mentre Stefano Buffagni (M5S), fuori dal governo, è dato in calo.
Nel frattempo, a sinistra, c’è malumore. “Sui sottosegretari il Pd non ha toccato palla e siamo finiti nelle mani della destra”, sussurra quella parte del mondo Rai targata dem. Che poi enumera le sconfitte: al Mise, con la delega alle comunicazioni, c’è la Lega con Giorgetti; l’editoria è andata a Forza Italia con Giuseppe Moles (e per un pelo s’è scampato l’ex Mediaset Giorgio Mulè); alla Vigilanza c’è sempre l’azzurro Alberto Barachini (pure ex Mediaset). Con Giorgia Meloni che, da unica opposizione, ora ne reclama la presidenza. E vuole anche “più spazio nell’informazione, almeno un terzo”, come hanno scritto Mollicone e Santanchè alla Vigilanza.
I bene informati, però, sanno che il pressing meloniano sulla Vigilanza è una falsa pista. FdI, infatti, opterà per la presidenza del Copasir, con Adolfo Urso, perché sulla tv punta a un bersaglio ben più grosso: la presidenza della Rai nella prossima governance, che sarà rinnovata a luglio. Con Giampaolo Rossi che già si vede al posto di Marcello Foa. Rossi in questi anni è stato assai abile a tessere la sua tela, ponendosi come fidato alleato di Fabrizio Salini, che gli ha concesso molto. “Restando coerente e fuori dalle tattiche camaleontiche, Meloni dimostra di essere una vera leader”, ha sottolineato Rossi qualche giorno fa. Giorgia ringrazia e, quando ci sarà da presentare un candidato, il nome che farà sarà il suo.