Dall’inizio del 2021 sono già sei i ranger assegnati alla protezione dell’enorme parco congolese di Virunga ad aver perso la vita in un’imboscata da parte di una delle tante milizie armate che infestano l’enorme santuario dei gorilla di montagna in via di estinzione.
Secondo la direzione del parco e dell’Istituto congolese per la conservazione della natura, l’attacco di un mese fa è il più grave dall’aprile dello scorso anno quando 12 ranger e cinque civili furono assassinati. I ranger stanno tuttavia diventando figure controverse per gli abitanti dei villaggi e per chi si avventura in questa area orientale della Repubblica Democratica del Congo, a nord del lago Kivu, considerata tra le più pericolose del mondo. Per evitare che ne cadano altri durante i pattugliamenti, i ranger non sono più solamente il corpo di guardia del parco ma sono stati trasformati in un vero e proprio reparto addestrato in stile militare. Del resto i trafficanti di animali e di uomini che si aggirano nel parco sono armati fino ai denti e le milizie d’oltreconfine hanno in dotazione sistemi di comunicazione sofisticati, mentre i piccoli gruppi criminali che sbucano ovunque dalla fitta vegetazione sono comunque dotati di kalashnikov. Per questo oggi i ranger dispongono di un sistema di logistica e di dispositivi di comunicazione avanzati per poter effettuare spostamenti rapidi e ottenere informazioni aggiornate in tempi rapidi. Le autorità che hanno la responsabilità della salvaguardia del parco hanno inoltre sviluppato un sistema di sorveglianza aerea ad ampio raggio per tracciare e monitorare le basi e gli spostamenti dei gruppi armati che entrano in Congo dai paesi confinanti, specialmente Rwanda e Uganda. I confini lunghi e porosi sono resi ancora più incontrollabili dalla intricata giungla che li ricopre. Le guardie del parco – attualmente circa 689 – rimangono tuttavia in forte inferiorità numerica rispetto ai gruppi armati e pertanto sono un obiettivo decisamente vulnerabile. Sebbene siano costantemente rappresentati come eroi e martiri – l’anno scorso ne sono stati uccisi 17 e 200 da quando nel secolo scorso Virunga è diventato parco nazionale – molti ranger ormai hanno paura a ingaggiare scontri a fuoco con le milizie composte anche da un centinaio di mercenari e guerriglieri che spesso utilizzano i bambini soldato in prima linea. Quando invece le guardie del parco decidono di affrontare le bande armate, gli abitanti del luogo li criticano perché le milizie si vendicano attaccando di notte i loro villaggi. L’Iccn, l’agenzia che gestisce le aree protette nella Rdc ha spiegato che l’ultimo attacco è avvenuto mentre i ranger stavano pattugliando il settore centrale del parco, vicino a una recinzione elettrica di nuova costruzione destinata a prevenire le intrusioni nell’area protetta. A detta di Onesphore Sematumba, ricercatore dei Grandi Laghi dell’International Crisis Group, l’ostilità tra ranger e gruppi armati locali è in parte radicata nelle controversie sulla terra. “Hai l’Iccn da una parte, e poi dall’altra hai la popolazione che vive principalmente di agricoltura e ha bisogno di accedere alla terra da coltivare per sopravvivere. La popolazione della zona ritiene che un’ampia area di terreno sia stata loro confiscata durante la creazione del parco per nutrire gli animali” ha detto in un’intervista ai media locali il ricercatore. In altre parti della Rdc, i ranger dell’Iccn sono stati accusati di usare forza eccessiva e di aver commesso violazioni dei diritti umani nell’esercizio delle loro funzioni. In generale, la situazione della sicurezza nel Nord-Kivu è peggiorata negli ultimi 5 anni. Ciò può, in parte, essere spiegato dai crescenti sforzi dei ranger per fermare lo sfruttamento illegale delle risorse naturali. Alcuni di questi sforzi comportano una stretta collaborazione con l’esercito congolese, come pattuglie miste, condivisione di informazioni e talvolta operazioni congiunte.