Chi si illude che Draghi “pastorizzi” la politica

Se abbiamo capito bene leggendo i giornali e guardando i talk show, la palingenesi che sta per iniziare grazie a Mario Draghi e al Governo dei Migliori da lui guidato sta incontrando qualche attrito. Niente di preoccupante: sì, c’è Salvini che strepita per riaprire i ristoranti, il presidente dell’Emilia-Romagna Bonaccini che gli va dietro, il Pd come sempre squarciato da guerre tribali, il M5S che si spacca letteralmente in due (con gli iscritti in rivolta), ma in fondo questi sono solo i rappresentanti del popolo, e il popolo – dicono alla Tv – sta con Draghi.

Ecco, Draghi. Il sogno di tutte le redazioni, la cui letteratura agiografica ha raggiunto picchi di puro visibilio che abbiamo qui raccolto, è sicuramente la persona giusta per il progetto, voluto da Mattarella, di “un governo di alto profilo, che non debba identificarsi con alcuna formula politica”. Infatti, nel governo ci sono 15 ministri politici su 23, i più in ruoli abbastanza decorativi, mentre gli 8 super-tecnici indirizzano in modo a-politico, dunque neutro e pulito, i soldi del Recovery che una sola persona (ma forse non da sola) non voleva fosse il governo degli incompetenti a maneggiare. Il “commissariamento dei partiti” voluto da Mattarella procede spedito; certo, sarebbe meglio che i capi-partito smettessero proprio di parlare, ai loro elettori e per conto dei loro elettori, sposando il sobrio silenzio di Draghi; all’uopo, si potrebbe proprio chiudere il Parlamento, oltre alle pizzerie, se non fosse che ci hanno spiegato che Conte è caduto perché rappresentava un vulnus alla democrazia, per il suo vizio di emanare troppi Dpcm istaurando di fatto una dittatura sanitaria. Infatti il primo atto ufficiale di Draghi sarà un Dpcm per protrarre le chiusure di un mese. Gli stessi analisti che hanno flirtato per mesi con Renzi sostenendo che avesse delle buone ragioni – il Mes, le deleghe ai Servizi tenute da Conte, il blocco della prescrizione, la fallimentare campagna di vaccinazione – oggi fischiettano fingendo di non ricordare; forse perché Draghi non chiederà il Mes, sta tenendo le deleghe ai Servizi, non affronterà la riforma Bonafede e proseguirà la campagna di vaccinazione del governo Conte.

Ci viene presentato un Draghi liberal-socialista, keynesiano, allievo di Federico Caffè; tutte cose vere, come è vero che è un banchiere e che alcune sue scelte attuali, nonostante il suono della grancassa che le copre, vanno nella direzione di un netto neo-liberismo. Dispiace rovinare il tableau vivant di un governo popolare perché finalmente libero dai partiti pasticcioni, ma la scelta dello studioso bocconiano liberista Giavazzi come consigliere economico (oltre che come ghostwriter di interi passi del discorso di Draghi in Senato), non è una scelta neutra. Come sarà la riforma fiscale? Quali categorie ne beneficeranno? Ugualmente, scegliere come vicecapo ufficio legislativo del ministero della Transizione ecologica il “Responsabile ambiente” di Confindustria (un ossimoro vivente) è un chiaro messaggio che solo i sordi non comprendono.

Si conosce la natura schizofrenica della Lega, che campa da anni sulla dialettica tra il poliziotto buono, Giorgetti, e il poliziotto cattivo, Salvini; il primo europeista e draghiano, e infatti premiato; il secondo desolantemente come lo conosciamo; e però la Lega ha elettori, e tutela interessi, che esistono. Noi siamo per un governo che decide razionalmente sulla base delle indicazioni degli scienziati; ma come sbagliava Salvini a sostenere che il popolo fosse solo quello composto dai suoi elettori, così si sbaglierebbe a dire che solo il suo non è popolo. Perché se pure l’orgia attuale di establishment fosse in superficie levigata e composta, poi nel mondo reale ci sono sempre i disoccupati, gli operai, i rider, gli insegnanti, i commercianti, gli operatori sanitari etc., e questi è difficile commissariarli. La democrazia serve proprio a mediare tra gli interessi di tutti.

Per quanto sarà possibile portare avanti questa recita nella quale tutte le differenze sono spianate, i conflitti inesistenti, le divergenze di bisogni di categorie diverse sanate al solo apparire del Governo dei Migliori? La nostra storia dovrebbe insegnarci che dopo operazioni di pastorizzazione della politica di questo tipo viene a galla il caglio; che a tenere sotto pressione i conflitti, i coperchi scoppiano, e arriva il vituperato populismo, l’antipolitica, gli estremismi: dopo Ciampi, Berlusconi; dopo Monti, i 5Stelle; dopo le manovre Napolitano-Renzi, di nuovo i 5Stelle. Ora chi arriverà, dopo il rinfrescante, asettico Draghi: Giorgia Meloni, col suo partito pieno di nostalgici di Mussolini e arrestati per ’ndrangheta? O magari proprio Salvini, che mentre tutti sono impegnati a baciare il santino di Draghi si sarà messo in proprio e avrà continuato, coi suoi metodi che sono quello che sono, a fare politica?

 

Allarme femminicidi. La strada da fare è ancora tanta, insieme

Cara Truzzi, sono un “maschio” e, alla sua domanda riguardo a dove siamo, cosa facciamo, quando accadono femminicidi, le dico che il nostro fronte è un altro. Il nostro ruolo, o almeno quello che ritengo debba essere il mio, quel che faccio quotidianamente per cambiare la situazione, è dimostrare tutte le volte che ne ho occasione di essere un buon uomo (…) .Non so se siamo la maggioranza, lo spero, ma siamo dalla vostra parte, un passo dietro di voi e in silenzio. Se poi ritiene che per stare al vostro fianco dobbiamo scendere in piazza con voi, saremo felici di farlo, ma penso sia meglio per noi rimanere a casa, per farvi trovare qualcuno ad accogliervi al ritorno dalle vostre battaglie: la nostra missione è rendere tra gli uomini queste cose normali, e quegli orrori sempre più riprovevoli.

Giovanni

 

In merito all’articolo di Silvia Truzzi sull’uccisione della signora Clara, penso che la lotta dei cittadini debba essere mirata a ottenere semplicemente che lo Stato funzioni. In questo caso lo Stato ha fallito, non è riuscito a dissuadere l’assassino dall’avvicinarsi perché è lento e non credibile. Molto spesso i cittadini sono costretti a sopportare violenze e soprusi senza poter reagire legalmente, subendo o soccombendo.

Alfonso

 

Abbiamo scelto due delle molte lettere che sono arrivate in redazione sul tema dei femminicidi. Ed è bello che a rispondere siano stati tanti uomini: grazie di cuore, l’intenzione del pezzo era proprio far capire che questa battaglia non ha barriere né colore politico né sesso, ma è di tutti. Per questo c’è bisogno che tutti la avvertano come un’emergenza. Quanto al “dove” stare, l’immagine di una piazza trasversale sarebbe un messaggio potente (oltre che giusto). Si tratta di affermare – e dimostrare – che non è una battaglia delle vittime. Per questo ho scritto quello che non era affatto un atto d’accusa, ma una richiesta di aiuto nel nome di una causa comune. Quanto invece allo Stato: è vero, spesso è negligente, anche se negli ultimi anni la legislazione, l’azione delle forze dell’ordine e l’attenzione dei media hanno fatto passi avanti. Sul fronte dell’educazione al rispetto delle donne (e della loro autonomia) però molta strada è ancora da percorrere. Insieme.

Silvia Truzzi

Mail Box

La Rai non sempre fa servizio pubblico

Ho appena letto l’articolo di Travaglio su Rainews24 e sono veramente indignata per come la tv del servizio pubblico osi fare commenti non richiesti ai titoli e ai contenuti delle testate giornalistiche, in particolare al “mio” Fatto. Definizione di “rassegna stampa” sul dizionario di Di Mauro: “trasmissione o pubblicazione che riporta sinteticamente gli argomenti principali diffusi dalla stampa”.

Patrizia D’Ambrosio

 

Il “nostro” giornale è introvabile: bravi

Noto che da qualche giorno in edicola si fa sempre più fatica a trovare il nostro giornale. L’unico modo per informarsi realmente sul nuovo governo è leggere il Fatto; chi oserebbe mai, se non voi, criticare o addirittura non osannare il governo Draghi?

Orlando Murray

 

Troppe le ingerenze di Confindustria

Sono passati pochi giorni e già mi manca il presidente Conte. Fatto fuori da un complotto di palazzo, al solo scopo di mettere nelle mani di pochi il malloppo da 210 miliardi. Ho sfiducia in Draghi e nelle persone di cui si è circondato, non perché non siano capaci, ma perché vengono tutti da un mondo distante anni luce da quello della gente normale, degli ultimi, nei non rappresentati. Ascoltando Radio24 di Confindustria, sembra che siano loro a dare disposizioni al governo su quello che sarebbe o non sarebbe da fare. Il governo di Confindustria non può essere il governo della gente normale.

Massimo Giorgi

 

Al netto dell’alto profilo di Draghi, condivido in pieno la sua analisi.

M. Trav.

 

“Beato Mario”: il cartello di Iv è ridicolo (a destra)

All’alba dei 68 pensavo di averle viste tutte, ma mi sbagliavo. Oggi sui cartelloni comunali del mio paese è apparso questo strabiliante poster di Beato Mario. In attesa della santificazione, Iv si è portata avanti, hai visto mai…

Ugo Introini

 

Non penso che Conte sia adatto per un partito

Caro Marco, concordo che tanta gente veda nel professor Conte un leader, ma continuo a essere perplesso sul fatto che debba entrare nella vita partitica italiana. Questo perché sono sicurissimo che giornaloni, commentatori e maestri di pensiero lo massacrerebbero. I governi Conte I e II, credo, resteranno un unicum, perché la forza riformatrice propulsiva dei 5 Stelle si è affievolita e non solo per colpa loro. Resta il fatto che Conte è una grande risorsa che non andrebbe sprecata. Personalmente gli consiglierei di agire nella vita civile del Paese, mettendosi al fianco dei derelitti e degli angariati, facendo l’avvocato degli italiani.

Flavio Olivero

 

Caro Flavio, quando un personaggio raggiunge questi livelli di consenso, acquisisce molte responsabilità agli occhi dei cittadini che lo apprezzano. Deciderà lui come rispondere a queste attese.

M. Trav.

 

Non capisco la popolarità del nuovo esecutivo

Leggendo i sondaggi, vedo Draghi al 65% dopo neanche due settimane al governo. Un top sfiorato da Conte, ma con tre anni di governo alle spalle. Ma cosa ha fatto e detto Draghi, non avendo presentato nemmeno uno straccio di programma se non una sequela noiosa di temi ritriti: le future generazioni, l’avvenire dei nostri figli, ecc.? Mi ricorda tanto la gustosa gag di Petrolini nel Nerone, quando con magniloquenza istrionica appena accennava a parlare e la folla lo zittiva con un sonoro “Bravo”. E lui, di rimando, sornione rispondere: “lo vedi, er popolo quanno s’è abituato te dice bravo ancora prima de parla’!”.

Maurizio Dickmann

 

Caro Maurizio, Draghi è un fuoriclasse della finanza e i sondaggi riflettono il suo credito personale. Ma che un governo col 90% di fiducia parlamentare e tutti i partiti in maggioranza (tranne FdI) riscuota il 60-65% di consenso nei sondaggi a me pare davvero pochino…

M. Trav.

 

M5S, dal 2018 a oggi c’è un Berlusconi in più

Di Maio nel 2018 disse: “Non possiamo governare da soli, siamo obbligati dal Rosatellum a entrare in una coalizione. Il M5S accetterà tutti meno Berlusconi”. Auguro il meglio, ma ci sono cose come abbracciare la Finanza o Berlusconi che la mia coscienza rifiuta, statuto o no.

Viviana Vivarelli

 

I NOSTRI ERRORI

Ieri, tra i crediti del poema di Jonathan Lethem, Misericordia (La nave di Teseo; titolo originale Grief), non abbiamo menzionato la traduttrice Chiara Baffa. Ci scusiamo con l’interessata e con i lettori.

Fq

“Le fragole sono mature, non è l’ora di vendette”: prontuario per politici

Umberto Eco era un pozzo di scienza, e non sbagliava mai. Una volta disse che Bucarest era la Capitale dell’Ungheria: immediatamente l’Ungheria dichiarò guerra alla Romania, per conquistarla e trasferire a Bucarest la capitale, come aveva detto Umberto Eco. Nessun italiano, oggi, gode di quel prestigio internazionale, a parte Draghi, l’ansiolitico che Mattarella ha dovuto somministrare agli Usa e all’Europa in base agli accordi di Jalta (Kissinger, 1994). Tutti gli altri politici italiani sono intendenza al seguito, e devono, come sempre nei contrordini, giustificare le proprie giravolte agli elettori, comuni mortali, dunque storditi da tutto ciò che è imprevisto e repentino: la caduta del governo Conte, per loro inspiegabile, li ha scombussolati, e adesso, ad aprirgli il cranio, ci si troverebbe il disordine aggrovigliato del baule con oggetti disparati che, rotolato per un pendio, dopo aver sobbalzato in ogni senso si aprisse alla fine della sua corsa avventurosa, e mostrasse al suo interno, fra le altre carabattole, Brunetta. (Quanto a Renzi, ognuno prende dove meglio crede i suoi motivi di orgoglio. L’ultima volta che s’è fatto vedere in giro, Renzi si vantava di non aspirare a poltrone. Ma se te ne vanti, implichi che per te è un sacrificio: non ci si vanta di ciò che non comporta fatica). Comunque, poiché l’esempio virtuoso, pare assodato, è Draghi per tutti, un uomo autorevole, generoso, parco, distinto, lungimirante, concreto, appassionato, colto, visionario, emozionante, asciutto, consapevole, meticoloso, attento, signorile, insonne, ambientalista, compassionevole, mattiniero, riservato, timido, silenzioso, pettinato, agile, bellissimo, perfetto e dotato di uno straordinario magnetismo animale (come vede, Presidente, non faccio come tutti, che laboriosamente le lesinano gli encomi) (a quanto mi dicono, senza traumi di sorta), ecco un prontuario di frasi salvifiche con cui i politici inferiori potranno pararsi il culo nelle giravolte prossime venture, in modo da assumere di fronte agli elettori il contegno del Supremo, la cui espressività immota emana quella serenità invidiabile che libra fuori dal tempo, e che fu appannaggio degli dèi olimpici secondo Omero.

Frasi paracule per politici in difficoltà da giravolta subitanea. Oggi lo scenario politico è totalmente cambiato e a mio avviso bisogna tenerne conto. Abbiamo il dovere di mostrarci maturi. Questa non è l’epoca dei veti, ma della responsabilità. Dobbiamo essere responsabili e adottare un cambio di prospettiva drastico. La responsabilità è il prezzo della grandezza. Dobbiamo essere parte attiva e non spettatori per dare concretezza alla nuova fase che sta per iniziare. È la soluzione migliore per il Paese. Occorre fare fronte alla situazione. Le fragole sono mature. No ai professionisti della politica (ah, no, scusate, questa va usata per cuccare voti). Le cose oggi sono cambiate. Stiamo attraversando una crisi politica complessa. Per capire col cervello bisogna prima sentire col cuore: chiudi gli occhi, visualizza il tuo nipotino, commuoviti. Stiamo facendo un percorso. Certe posizioni rigide non giovano a nessuno. Dobbiamo avere il coraggio di uno scatto in avanti per misurarci con le nuove sfide che ci attendono. Abbiamo scelto il coraggio. Concentriamoci sui temi che ci accomunano. Il lavoro fatto non va buttato. Non è l’ora di vendette e rancori. Mettiamo nel dimenticatoio i personalismi. L’importante è restare uniti. L’importante è il cosa, non con chi. Solo i cretini non cambiano idea. Draghi è un grillino. Fidatevi di me.

 

La differenza di questo grado e mezzo è devastante

Quando uscite di casa in una mattina invernale, tra il dentro e il fuori ci sono circa 25 gradi di differenza. Cosa volete che ci importi di mezzo grado in più nel clima terrestre dei prossimi decenni? Dico, mezzo grado! Ma chi lo sente? Se questo mezzo grado lo aggiungete però al vostro corpo, lo sentite eccome: avete la febbre. Se i gradi che aggiungete al vostro corpo fossero cinque, sareste morti. Ecco il concetto da memorizzare, noi siamo adattabili a variazioni ampie e temporanee della temperatura esterna, mentre nei sistemi complessi come un corpo umano o come un pianeta, piccole variazioni permanenti possono sconvolgerne il funzionamento e portarli al collasso. Negli ultimi diecimila anni, periodo nel quale si è sviluppata la civiltà, le variazioni di temperatura globale non hanno mai oltrepassato 2°. Per questo l’Accordo sul clima di Parigi, siglato nel 2015, pone come limite di sicurezza per il futuro dell’umanità proprio la soglia di non più di due gradi al 2100 rispetto al periodo preindustriale. Dice anche che sarebbe meglio contenere l’aumento a 1,5°, perché quel mezzo grado già basta a rendere gli eventi meteorologici più estremi: alluvioni più frequenti, siccità più lunghe, meno neve, più incendi, più aumento dei livelli marini. Il Comitato Intergovernativo sui Cambiamenti climatici delle Nazioni Unite (Ipcc) lo aveva detto nel 2018 in un rapporto che come sempre hanno letto in pochi. Intanto la temperatura globale è già aumentata di 1,2 °C e solo 0,3° ci separano dalla soglia di 1,5 °, che in mancanza di incisive azioni per ridurre le emissioni supereremo attorno al 2034. Continuando su quella china l’appuntamento con i due gradi sarà verso il 2055. Dopo sperimenteremo un clima pericoloso mai visto prima dalla specie umana. Diamoci da fare, non c’è più tempo.

Oh no! Il nuovo rinascimento è fermo ai dpcm

Il mio manuale personalizzato di rieducazione “Cancella il Conte che è in te” si fonda (anzi si fondava) su due capitoli fondamentali. Il titolo del primo è un imperativo categorico: Basta con i Dpcm!

Impone lo studio mnemonico della dottrina di cui siamo debitori al professore Sabino Cassese che sul tema si è più volte espresso con parole severe ma giuste. “Prima o poi anche la Corte costituzionale boccerà le misure anti-Covid del governo Conte, allora si riconoscerà che i Dpcm e i decreti sono illegali. Mancavano strumenti adatti? Lo strumento c’è ed è il decreto legge” (intervista a La Verità

del 4.1.2021). Secondo il giudice emerito della Consulta, i limiti costituzionali previsti per interventi straordinari come il famigerato Dpcm non sono stati superati con la pandemia da Covid-19. Leggiamo avidamente che “la Costituzione ne detta tre: straordinarietà, necessità e urgenza. Prenda la seconda ondata della pandemia: era straordinaria? Non era stata prevista? Non si potevano, quindi, apprestare per tempo gli strumenti per fronteggiarla?”. Parole sacrosante, alle quali dal giorno della meritata cacciata di Conte ho cercato di uniformarmi, convinto che, generosamente, il professor Cassese aveva preferito non calcare la mano: la necessità di contrastare il cosiddetto Covid non era stata forse ampiamente sopravvalutata?

Si può immaginare dunque il mio sgomento alla notizia che il governo Draghi – sigh, il governo Draghi – ha approvato un nuovo Dpcm valido fino al 6 aprile, inclusa Pasqua. Mi sono sentito come lo sciamano Jake Angeli spedito da Donald Trump all’assalto di Capitol Hill e poi indegnamente mollato. Tradimento! Non riuscivo a raccapezzarmi finché non è comparsa la figura del ministro Speranza, lascito del passato regime e sicuramente parte attiva nella losca congiura del Dpcm riesumato. Senza arrossire, egli ha spiegato che per contrastare le varianti del virus occorre fare in fretta e il Dpcm resta “lo strumento più immediato”. Un grido erompe dal mio foro interiore: perché il professor Cassese tace! Calma, non dubitare, probabilmente l’emerito già invoca sollecite pronunce contro il mostro giuridico mentre batte pancia a terra i tribunali della Repubblica. Spero a questo punto che non si rinneghi il secondo caposaldo del nuovo Rinascimento di Palazzo Chigi: basta riunioni con il favore delle tenebre! “Penso che alle 11 di sera ci sia poca gente lucida”, ha detto un altro saggio, Franco Bernabè. Vero, e spesso ci scappa anche il ruttino.

Lo spread non capisce “l’effetto Draghi”

E niente, uno non si può distrarre un attimo e subito “l’effetto Draghi” sparisce. S’intende quello che il premier esercita con la sua sola presenza sul famigerato “spread”, il differenziale di rendimento dei titoli del debito pubblico di Italia e Germania. Ieri, per dire, è risalito sopra la soglia dei 100 punti che aveva abbandonato all’inizio di febbraio quando – raccontarono estasiati i giornali – grazie “all’effetto Draghi” era sceso di ben 7 punti (cioè al livello raggiunto prima della crisi politica innescata da Matteo Renzi). “L’effetto Draghi vale un risparmio di un miliardo di euro”, titolò in apertura il Sole 24 Ore. “Con Draghi può scendere fino a 50 punti”, ci spiegò il Corriere della Sera. Ora che il rendimento dei titoli decennali italiani è salito allo 0,7% immaginiamo che i giornali ci spiegheranno che l’effetto Draghi è un po’ come la bellezza di Oscar Wilde: è negli occhi di chi guarda. Noi, che siamo un po’ fissati, vorremmo invece che si torni a parlare dell’urgenza del Mes.

Il cielo di Mario e il pozzo dei partiti

 

• “Viene in mente quella bella frase di Fernando Pessoa, ‘l’uomo è due abissi in un pozzo che guarda il cielo’. Draghi ricorda quell’uomo lì. Da un lato ha il cielo: tutto quello che lui rappresenta, la credibilità, il patrimonio di prestigio che si porta dietro. Dall’altro lato però c’è il pozzo. Il pozzo è la politica, i partiti, quel complesso istituzionale, ministeriale, che rende la vita difficile a tutti i governi”.
Massimo Giannini (Dimartedì, La7)

• “La nuova linea Draghi prevede comunicazioni date in anticipo (…). Trattando i cittadini con più rispetto e non come fossero sudditi pronti a obbedire e scattare da un minuto all’altro. La discontinuità con quanto fatto finora è forte. Il governo Draghi seguirà una linea più sobria e, si spera, più ordinata”.
Il Giornale

• “Draghi, il suo macellaio: ‘Ama cucinarsi da solo il brasato’”.
Ansa

• Occhiello: “Mario Draghi e la moglie Serenella”. Titolo: “Salverò l’Italia (ma in casa comanda lei)”. Catenaccio: “I segreti e le foto della coppia più amata dagli italiani”.
Oggi

Da Salvini a Zingaretti: tutti attori “fuori parte”

Spero davvero che quello a cui sto assistendo in questi giorni sia solo frutto di uno strano passaggio astrale, tipo Saturno contro il Pd o Giove congiunto alla Lega, perché qualcosa non torna. Non so voi, ma io sono molto preoccupata. Cominciano a saltarmi tutti i punti di riferimento, non so più cosa sia la destra e cosa la sinistra, ho paura di dormire un’ora in più, di svegliarmi e di ritrovare la monarchia. O il nuovo rinascimento saudita. Nel giro di pochi giorni abbiamo assistito a tante di quelle performance di attori fuori parte che non so neppure da dove cominciare.

Partiamo da Matteo Salvini. Quello che fino a ieri condivideva autorevolissimi post di Iva Zanicchi contro il governo o il video del pachistano nudo per strada che poi incidentalmente era un italiano, ora scrive dei post che sembrano partoriti da Carola Rackete. Commovente il suo post amorevole su Bonaccini, con tanto di foto di Bonaccini e virgolettato di Bonaccini sulle riaperture, con tanto di firma in calce di Bonaccini. Giuro che ho aperto la pagina fb di Salvini e nel vedere lì una foto del governatore dell’Emilia-Romagna ho pensato fosse un coccodrillo. Perché non era una di quelle foto dei suoi avversari politici che Salvini posta regolarmente, quelle in cui il malcapitato è ritratto nel suo scatto peggiore, quello con la bocca deformata di chi ha appena assaggiato il kiwi acerbo o col doppio mento di Shrek. No, c’era Bonaccini in versione piacione. Ho detto: il povero Bonaccini ha dormito con gli occhiali a goccia e ha ingoiato per sbaglio una lente nel sonno, peccato, mi era simpatico. Invece era tutto vero.

Salvini scrive che trova una proposta di Bonaccini di buonsenso e Bonaccini dice che trova la proposta di Salvini di buonsenso. Chissà se poi si sono anche visti in un motel a ore con delle parrucche bionde. Ovviamente la vecchia storia de “I campanelli li suoni a casa tua” di Bonaccini a Salvini e “Usiamo Bibbiano come una clava” dei salviniani contro Bonaccini durante le Regionali, sono cose passate.

Dirò di più. Su Fb, Salvini si dichiara perfino in sintonia con Dario Franceschini: “Sono d’accordo con il ministro Franceschini sul fatto che teatri e cinema non siano luoghi pericolosi, non è il momento dello scontro partitico, la salute viene prima di tutto!”, disse quello che girava per le piazze senza mascherine. Per la cronaca, Franceschini è quello di cui neanche due anni fa aveva detto: “Alla Cultura torna Franceschini: è sopravvissuto a tutto e a tutti, è uno di quegli uomini del Pd che governerà in futuro anche con la Befana, con Pippo o con Pluto”. Insomma, aveva ipotizzato che Franceschini potesse andare al governo perfino col personaggio di un cartone animato. Tipo lui. Poi, attenzione attenzione, dopo aver passato mesi a condividere post di Bassetti, Palù e Zangrillo, ora da parte di Salvini c’è pure una buona parola su twitter per il virologo di riferimento del Pd Roberto Burioni: “Vaccino russo Sputnik? Se è efficace – anche il professor Burioni ne ha parlato bene – penso debba essere approvato”. Ma che tenero. Fino a ieri non avrebbe accettato manco una Zigulì da Burioni perché “chissà cosa c’è dentro”, ora è un luminare. Se a tutto questo aggiungiamo anche la proposta di un caffè alla Boldrini, manca solo un limone con Zingaretti.

A proposito di Nicola Zingaretti, ieri il leader del Pd, con un suo tweet, ha destabilizzato il Paese che neppure il paziente 1 di Codogno. Lo definiremo dunque “Il tweet 1 su Cologno (Monzese)”. Del tutto inaspettatamente, come quei cani che ti giri e vedi che te la stanno facendo sul tappeto, sul whatsapp di mezza Italia ieri è apparso il seguente, traumatizzante screenshot: @carmelitadurso in un programma che tratta di argomenti molto diversi tra loro hai portato la voce della politica vicino alle persone: ce n’è bisogno!. Hashtag nonèladurso, come il programma che saggiamente Pier Silvio Berlusconi ha deciso di chiuderle. Roba che di primo impatto tutti abbiamo pensato: “Vabbè, la solidarietà della Meloni a Barbara D’Urso, ci sta”. Invece era proprio un tweet del segretario del Pd Nicola Zingaretti, sebbene io abbia comunque chiesto tramite rogatoria internazionale i dati di accesso al suo profilo perché fatico ancora a crederci. Cioè, il leader del Pd che tratta Barbara D’Urso-quella-che-recitava-l’Eterno-Riposo-con-Matteo-Salvini come un’epurata. Quella che è il residuo più tenace del peggio del berlusconismo televisivo trattata come un vessillo della tv del popolo. Quella che la cosa più a sinistra che è passata nei suoi programmi è stato Federico Fashion Style che regala le extension alla Mosetti diventata una buona causa per scomodarsi a sinistra. A questo punto direi che la degna conclusione di questo presente dispotico è che tolgano Non è la D’Urso alla D’Urso e diano un programma a Nicola Zingaretti. C’è già il nome, all’insegna della continuità “Non è il Pd”.

Corruzione nella partecipata per l’ambiente che De Luca “lasciò” a FdI: diciassette arresti

Tre anni dopo i video di Fanpage che fanno esplodere il caso, con l’ex boss di camorra Nunzio Perrella mandato a proporre tangenti sugli affari dei rifiuti, scattano 17 misure cautelari per la corruzione e l’inquinamento ambientale intorno allo smaltimento dei fanghi della depurazione in Campania. Appalti assegnati da Sma, una società in house della Regione Campania. Arrestati, tra gli altri, l’ex direttore di Sma Lorenzo Di Domenico e l’ex funzionario Sma Agostino Chiatto, portavoce degli interessi dell’ex consigliere regionale Fdi Luciano Passariello, indagato a piede libero: per lui il Gip di Napoli Vincenzo Caputo ha respinto la richiesta di manette.

Ma tra le pieghe del lavoro dei pm Ivana Fulco ed Henry John Woodcock emerge un’inchiesta nell’inchiesta. Affronta l’anomalia della gestione di una partecipata regionale consegnata di fatto all’opposizione del governatore Pd Vincenzo De Luca. Ovvero a Passariello, che grazie a Sma avrebbe accresciuto il suo potere e – secondo le accuse – raccolto finanziamenti per la campagna delle politiche 2018.

Dalle 659 pagine dell’ordinanza si apprende che il vicepresidente della Campania Fulvio Bonavitacola, titolare della delega all’Ambiente, fu l’uomo che nel gennaio 2018 dialogò in nome della giunta De Luca con Di Domenico, quando i depuratori scoppiavano di fanghi che non si sapeva dove smaltire, mentre le gare andavano deserte. Sma invocava procedure d’urgenza – leggasi: affidamenti diretti a ditte in odore di clan disposte a pagare tangenti – ma secondo Bonavitacola non c’erano le condizioni per un’ordinanza straordinaria regionale. “Si evince che Bonavitacola – che di tutta la questione, relativa ai debiti e all’emergenza, sembra apprendere solo in quel momento – scarica definitivamente la responsabilità dell’urgenza su Di Domenico”, scrive il giudice. E quando Fanpage mette in rete le trame corruttive di Di Domenico e Chiatto “censurabile – afferma il Gip – è la condotta di Bonavitacola che benché estraneo alle condotte delittuose cerca di limitare un danno di immagine e di evitare di dover fornire ulteriori giustificazioni agli organi giudiziari”. Fino a smentire ai pm di aver parlato con Di Domenico dell’emergenza fanghi, quando le intercettazioni dimostrano il contrario. E torniamo alla domanda: perché Sma divenne una succursale di Passariello? I pm lo chiedono ai consiglieri regionali. Secondo il capogruppo FI Armando Cesaro “perché così De Luca voleva indebolire l’opposizione”. Per il capogruppo Pd Mario Casillo, “De Luca non ama essere contraddetto e siccome Passariello era il più efficace contro di lui, ha pensato che con la nomina di Di Domenico l’opposizione di Passariello fosse meno accesa”.