Cercare nuove forniture di vaccini sul mercato, evitare decisioni dell’ultimo momento, coinvolgere nella Cabina di regia anche il ministero dello Sviluppo economico per velocizzare e coordinare l’erogazione dei ristori alle categorie produttive colpite di volta in volta (ma alla fine sono sempre le stesse) dalle restrizioni. Sono alcune delle richieste consegnate ieri dalla Conferenza delle Regioni alla delegazione del nuovo governo (nuova per metà, dal momento che accanto alla new entry Maria Stella Gelmini, ministra per le Autonomie regionali, siede ancora il ministro della Salute Roberto Speranza, già in carica nel Conte 2). Gelmini e Speranza hanno convocato ieri sera in videoconferenza i governatori per discutere del nuovo decreto legge contenente “ulteriori disposizioni urgenti in materia di contenimento dell’emergenza Covid” che sarà discusso in Consiglio dei ministri oggi e che precede il nuovo Dpcm (il primo dell’era Draghi) che sostituirà quello in scadenza il 5 marzo. Solo allora si potrà valutare se davvero il nuovo corso Draghi segnerà un “cambio di passo” o se l’azione del nuovo esecutivo sarà in sostanziale continuità con la gestione Conte.
Al momento non si scorgono grosse novità. L’unico provvedimento concreto dovrebbe essere la proroga del divieto di spostamento tra regioni (anche gialle, salvo le consuete eccezioni per motivi di lavoro, salute e necessità) fino al 25 marzo o anche fino al 5 aprile, giorno di Pasquetta. Si prospettano poi maggiori restrizioni per le zone rosse locali nei comuni focolaio e zone limitrofe. Detto della richiesta del coinvolgimento del Mise in Cabina di regia, circola anche l’ipotesi che il monitoraggio settimanale, da un anno reso noto il venerdì, sia spostato a inizio settimana, per evitare complicate sovrapposizioni con i weekend.
Le Regioni, si legge nel documento consegnato al governo, chiedono “una revisione dei parametri e la revisione del sistema delle zone, nel senso della semplificazione, che passi funzionalmente anche da una revisione dei protocolli per la regolazione delle riaperture e un cambio di passo che consenta di coniugare le misure di sicurezza sanitaria con la ripresa economica e delle attività culturali e sociali”. Insomma, con una prosa un po’ involuta, pare evidente che il sistema dei tre colori visto fino ad oggi non piaccia ai presidenti di Regione, che peraltro a suo tempo lo concordarono col governo Conte. La palla – ed è una palla pesantissima – passa adesso al governo Draghi, che dovrà fare i conti anche con l’azionista di peso Matteo Salvini, che ieri – in un’intervista ad Affaritaliani.it – ha chiesto il licenziamento del commissario all’emergenza Domenico Arcuri (“ha fallito”, dice il leghista) e lo stop “agli annunci che seminano paura”.
Tuttavia – ci perdonerà Salvini – la situazione non è rosea. Uno studio del Cnr conferma l’aggressività delle varianti Covid: “Nelle Regioni dove si è registrato un rapido aumento dei casi come Abruzzo, Marche, Toscana e Umbria, oltre che nelle Province autonome di Trento e Bolzano – spiega il fisico Corrado Spinella, direttore del Dipartimento di Scienze fisiche e tecnologie della materia del Cnr – le varianti di Sars-Cov-2 sarebbero, secondo le simulazioni sull’andamento dei ricoverati, già tra il 40 e il 50% del totale dei positivi. In Abruzzo, se non dovessero esserci misure contenitive, i casi della variante potrebbero raggiungere la quota del 90% nel giro di un mese. E in tutte le altre Regioni che si trovano già ad avere il virus variato almeno al 50%, la variante a maggiore contagiosità sostituirà pressoché totalmente la versione ‘standard’ nell’arco di un mese e mezzo, dunque a fine marzo”.
I contagi intanto – come ormai da diverse settimane – rimangono stabili: ieri 13.452 nuovi casi a fronte di 250.986 tamponi effettuati, per un tasso di positività (in salita) del 5,3% (13,9% se rapportato al numero effettivo di soggetti testati). Ancora molti i decessi, 232, ma comunque in discesa rispetto alle medie delle scorse settimane. Torna però a salire la pressione sul sistema sanitario (e potrebbe essere un primo effetto della prevalenza delle varianti: i posti letto occupati nei reparti Covid ordinari sono aumentati ieri di 79 unità, per un totale di 17.804 ricoverati. I malati gravi in terapia intensiva di 31, portando il totale dei malati più gravi a 2.094.