Buongiorno, ma la sanità in Lombardia è stata privatizzata? Forse in tutta la confusione di questo periodo, mi sono perso questo passaggio! L’altro giorno ho dovuto fare due esami presso un laboratorio di analisi convenzionato: primo esame, con costo dichiarato di 46 euro, ho pagato 36 euro di ticket, mentre per il secondo, un singolo esame del sangue, con un costo di 36 euro, ho pagato la stessa cifra! Totale ben 72 euro. Con tutte le tasse che i lombardi pagano, se questo è il risultato…
Stefano Tacchini
Gentile signor Tacchini, posso assicurarle che non le è sfuggito nulla. Ha solo toccato con mano l’“eccellenza” della sanità lombarda. I suoi 72 euro di ticket hanno una spiegazione molto semplice: da oltre vent’anni, e a maggior ragione con la riforma varata a gennaio scorso dall’assessore Letizia Moratti, la sanità privata può “scegliersi” le prestazioni da erogare (e poi farsi rimborsare dalla Regione). Essendo aziende che devono guadagnare, le imprese sanitarie private “offrono” quasi esclusivamente le prestazioni più costose (non a caso ci sono più centri cardiologici in Lombardia che in tutta la Francia…). Il pubblico, invece, per legge deve offrire ogni tipo di prestazione e quindi ha bisogno di tanti fondi per continuare ad assicurarle. Da qui la necessità di “raccogliere” soldi (nonostante il budget sanitario regionale superi i 20 miliardi di euro l’anno) con i ticket. Altra conseguenza è che le liste d’attesa per le visite nel pubblico sono chilometriche, mentre col privato, basta aspettare 24/48 ore. Secondo i dati di Ats Milano, per una polipectomia o una colonscopia l’attesa oggi è di 399 giorni. Va “meglio” per una risonanza magnetica alla colonna vertebrale, per la quale si otterrà un appuntamento solo tra 151 giorni, tra 114 per un elettrocardiogramma e così via… Il 1° febbraio scorso il governo ha chiesto di emendare la riforma Moratti in ben 18 punti: dalla scelta dei direttori generali alla composizione e gestione delle Case di comunità, fino alla dichiarata totale equivalenza tra pubblico e privato. A tal proposito il Mef ha ricordato il dl 302/1992, il quale prevede “il preminente ruolo dell’ente pubblico che, in quanto titolare della funzione sanitaria, definisce il fabbisogno e, in coerenza con questo, decide quali prestazioni acquistare dal privato accreditato”. Il testo dovrà tornare in aula per i cambiamenti imposti. Tuttavia, non facciamoci illusioni, quei 72 euro di ticket continueremo a spenderli.
Andrea Sparaciari