Se le cose non vanno bene, fai saltare qualche testa. Una regola d’oro che in Lombardia conoscono bene. E ieri è saltata quelle eccellente del direttore generale del Welfare, Marco Trivelli, il tecnico che solo otto mesi fa era stato chiamato per affiancare il disastroso ex assessore Giulio Gallera. Con Trivelli all’assessorato al Welfare, nel giro di un anno sono cambiati tre Dg e un assessore. Non certo una dimostrazione di efficienza. Al suo posto, Moratti ha chiamato un altro “tecnico”, proveniente dal Veneto, Giovanni Pavesi, ex direttore dell’Azienda U.L.S.S. 6 Vicenza, un passato da consigliere comunale Dc a Verona (carriera interrotta dall’arresto nel 1993) e una carriera imprenditoriale in società con l’ex presidente Giancarlo Galan (prima che finisse in carcere). È a lui che Moratti e Bertolaso hanno dato il bastone del comando della sanità lombarda.
A Trivelli non hanno perdonato il primo piano vaccinale che prevedeva tempi più lunghi per l’avvio delle operazioni, scritto con il consulente Giacomo Lucchini (50 mila ero di compenso). Le somministrazioni per gli over 80, per esempio, secondo il “vecchio piano”, sarebbero dovute iniziare a marzo. Troppo tardi per Moratti&C., chiamati a cancellare la patina opaca scesa nei mesi sulla giunta Fontana. Così hanno deciso di anticipare tutto, prima al 25 febbraio, poi al 18. Ma senza essere preparati.
E sì, che Trivelli aveva dato grande prova di attaccamento alla causa, presentandosi sempre lui al posto dell’assessore Moratti nelle commissioni sanità, dove si è spesso ritrovato a spiegare e difendere decisioni, tempi e piani che non aveva scritto, ma subito. Un sacrificio inutile. È stato sacrificato.
Tuttavia, quella patina è difficile da togliere. Incrostata da una sequela di errori, inefficienze e mancanze che la politica degli annunci non riesce comunque a nascondere.
Il Pirellone ha aperto il sistema di adesione per i 720 mila over 80 senza avere le dosi necessarie per vaccinarli. Così, oggi, dei 18 mila vaccini annunciati, ne saranno somministrati 15 mila. E la settimana prossima, dei 54 mila dichiarati, ne saranno inoculate 50 mila. Per la prima settimana di marzo si punta a 100 mila, vedremo…
A testimoniare la scarsità di dosi, ieri, era stato lo stesso Bertolaso: “In questo momento possiamo pianificare la vaccinazione per il 30% di quelli che la aspettano, ma il vaccino non lo possiamo fabbricare”.
In realtà, Fontana aveva annunciato di voler affiancare al Veneto nell’acquisto di dosi extra mercato. Ipotesi però lasciata cadere. Così come l’annuncio di Moratti di attivare le industrie lombarde nella produzione dei vaccini, salvo poi sentirsi dire dagli imprenditori: “impossibile”.
Quando il 15 la regione ha lanciato la sua piattaforma online non ha pensato a scaglionare gli accessi, determinando il crash informatico. Una fretta inspiegabile, i circa 380 mila utenti che hanno avuto accesso, non hanno prenotato il vaccino, ma solo manifestato la volontà di vaccinarsi. Tutti dovranno essere ricontattati per conoscere giorno, data e luogo dell’appuntamento.
La Regione ha messo a disposizione anche un numero verde ma solo per le informazioni (800 894545), perennemente intasato. “Gestiamo migliaia di chiamate con centinaia di operatori”, risponde la voce registrata. Quando l’operatore risponde, dice di non poter procedere con la prenotazione e dirotta l’utente sulla Ats di appartenenza: “Stiamo ricevendo migliaia di chiamate, ma noi di Ats con la prenotazione del vaccino non c’entriamo nulla, rimbalziamo tutti a Regione”, si sfoga un operatore.
Altro punto dolente sono i centri vaccinali. Da ieri gli anziani “convocati” si recano negli ospedali e alle Ats – dove si sono registrate numerose file, come denunciato dal sindaco di Varese Davide Galimberti – ma si tratta di strutture dalla capienza limitata. Per quelle destinate alla vaccinazione di massa, ne servono tra 35 e 50, siamo in alto mare. Manca la delibera di giunta che dovrebbe autorizzare la società regionale Aria a scrivere i bandi di gara per l’affitto degli stand vaccinali. Ci vorrà almeno un mese.