Virginia Raggi rilancia, per blindarsi. Chiama al voto su Rousseau, per proteggere la sua ricandidatura al Campidoglio. E ormai valuta seriamente anche un ulteriore passo, candidarsi per uno dei cinque posti della segreteria del Movimento. La mossa con cui sparigliare. Questo ha detto e questo medita la sindaca di Roma, che negli ultimi giorni ha fiutato strani movimenti attorno alla sua ricandidatura già annunciata la scorsa estate con l’appoggio di tutti i big del M5S. Segnali fatti anche di indiscrezioni sul Movimento pronto a chiederle un passo indietro, per fare spazio al probabilissimo candidato del Pd, l’ex ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri. Così per coprirsi la sindaca chiede che siano gli attivisti a decidere sulla sua corsa per il Campidoglio votando sulla piattaforma Rousseau. “È il momento che la base si esprima sulla mia candidatura a Roma – scrive su Facebook –. Basta ambiguità e giochi di palazzo. Credo sia un atto dovuto: siamo stanchi dei giochetti da vecchia politica”.
Parole che raccontano i sospetti maturati in Campidoglio, da quando nel Pd è cresciuta la candidatura di Gualtieri. E proprio i dem avrebbero voluto trovare una sponda nell’ex premier Giuseppe Conte, in ottimi rapporti con l’ex ministro, per convincere la Raggi a farsi di lato. Tanto che due giorni fa, il Messaggero aveva scritto di una telefonata – smentita dal Campidoglio, non dall’avvocato – tra lo stesso Conte e la sindaca.
Forte della popolarità tra gli attivisti – secondo un sondaggio pubblicato da Domani, sarebbe in vantaggio sia su Gualtieri sia su Carlo Calenda e la destra – Raggi ha quindi chiamato allo scoperto gli avversari interni, evocando la consultazione: “Vorrei chiarezza da parte di tutti e non leggere retroscena o assistere a trame di potere volte a isolare chi è scomodo – insiste la sindaca – e il mio pensiero va anche a Giuseppe Conte, che stimo”. Un chiaro segnale all’avvocato. “No a formule arzigogolate, ma un voto netto sulla mia candidatura”, chiosa Raggi. E a darle sostegno accorre subito Alessandro Di Battista: “Ti ho sempre sostenuta e lo farò ancora”. L’ennesimo puntello dall’ex deputato, che pure non aveva gradito l’apertura della sindaca a Mario Draghi. Dalla sua parte c’era e c’è sicuramente anche Davide Casaleggio, avvertito preventivamente del post di ieri, così come Massimo Bugani, ex socio di Rousseau e già capo staff della Raggi: “Dopo aver fatto fuori Conte, respinto Di Battista, aver presentato quesiti offensivi per gli iscritti, aver proposto super ministeri inesistenti, ci manca solo ammainare l’ultima bandiera, rappresentata da Virginia, poi possiamo scioglierci nell’Udeur”. In serata, poi, batte un colpo pure Luigi Di Maio: “Io sostengo Virginia, tutto il M5S la sostiene e deve farlo con forza”.
Ma non è proprio così, se è vero che la via per la riconferma è lastricata di parecchie trappole interne, rese evidenti dalla costola romana del M5S. Anche ieri alcuni consiglieri “ribelli” hanno chiesto “di smetterla coi voti ad personam”, rilanciando l’asse col Pd: “Uniamo le forze progressiste – dice la 5S Donatella Iorio – il M5S decida se portare avanti anche a livello locale il percorso avviato con il governo Conte II”.
Scenario opposto a quello auspicato dalla Raggi. Pronta a correre anche per la segreteria. Anche perché la nuova struttura assicurerà parità di genere e di cariche, includendo tra i 5 portavoce sia consiglieri locali che esponenti nazionali, oltre a non meno di due donne.
Tutte regole che da ieri hanno l’imprimatur della base 5 Stelle, che le ha approvate in seconda votazione su Rousseau dopo che la scorsa settimana era mancato il quorum. Questa volta sono bastati poco più di 11 mila voti per sancire a stragrande maggioranza (i quesiti hanno quasi tutti superato l’80 per cento di Sì) l’ok alle modifiche allo Statuto. Il risultato è ciò che l’Associazione Rousseau scandisce in una nota: “La modifica approvata dagli iscritti elimina dallo Statuto la figura del Capo Politico che ha visto negli anni in questo ruolo Luigi Di Maio e Vito Crimi”. Una precipitosa messa alla porta di Crimi, che infatti replica stizzito: “ La mia funzione, al contrario di quanto erroneamente affermato, non è conclusa e, interpellato il Garante Beppe Grillo, proseguirà fino a quando non saranno eletti i membri del Comitato. Fino ad allora, in qualità di membro più anziano del Comitato di garanzia, assumerò le veci del Comitato direttivo”. Segno che il clima con Milano quello è, pessimo. E la Raggi non c’entra nulla.